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Giovani sempre più a rischio di contrarre l’Hiv, il virus responsabile dell’Aids. I numeri sono allarmanti: negli Usa la comunità più colpita è quella dei giovani omosessuali che vede i contagi aumentati del 22% rispetto alle ultime rilevazioni ufficiali di solo un anno fa. A rischio anche gli adolescenti tra i 13 e i 16 anni. La causa principale? Il sesso non protetto.
Allarme globale
L’allarme parte dagli Stati Uniti, ma coinvolge tutto il mondo: Canada, Australia, Francia, Inghilterra, Olanda e Cina, tant’è che i ricercatori parlano addirittura “di un’epidemia tra gli studenti”. Negli Stati Uniti la comunità più colpita dall’ Aids è quella dei gay, dove si segnala una recrudescenza del 22% rispetto alle ultime rilevazioni ufficiali di appena 12 mesi fa.
A rischio anche gli etero
Anche i dati sui ragazzi etero preoccupano. Secondo John Schneider, professore dell’Università di Chicago “Non ci sono statistiche aggiornate attendibili, ma alcuni studi indicano un aumento addirittura superiore al 20 -: vedo sempre più spesso adolescenti tra i 13 e i 16 anni contagiati dall’Aids”.
Un fenomeno messo a tacere
Secondo gli esperti siamo di fronte a una vera e propria controrivoluzione sessuale. Che cosa significa? Che del fenomeno Aids si parla di meno. Perché? Con il virus ai suoi minimi storici e ormai sotto controllo grazie alle cure farmacologiche, i giovani di oggi sono la prima generazione che cresce senza l’incubo del contagio. Finita l’emergenza, le campagne di prevenzione si attenuano, i fiocchetti rossi non brillano più sui vestiti delle star, molte storiche associazioni chiudono per mancanza di fondi. Eppure il pericolo Aids resta alto.
Il sesso (non protetto) dei giovani
Oltre il 20% dei giovani ammette di non usare il preservativo, ma nei sondaggi ufficiosi la cifra triplica. Uno su tre, anche tra gli omosessuali adulti, non ha mai fatto un test Hiv e di sicuro non lo ha fatto negli ultimi 12 mesi: “In queste condizioni è come giocare alla roulette russa: mettono in pericolo la loro vita senza pensarci”, dice Thomas Frieden, direttore del Centers for Disease Control and Prevention, l’ente federale statunitense che vigila sulla sanità pubblica.