La fanciulla senza mani – Fiaba

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 11/10/2016 Aggiornato il 11/10/2016

La "La fanciulla senza mani" è una famosa favola scritta o rivista dai Fratelli Grimm. Insegna, in un modo un po' forte, che bisogna resistere alle avversità perché alla fine… tutto si aggiusta! Un testo da leggere al tuo bambino e anche a tutta la famiglia

La fanciulla senza mani – Fiaba

La fanciulla senza mani

Un mugnaio era caduto a poco a poco in miseria e non aveva più nulla all’infuori del suo mulino e, dietro, un grosso melo. Un giorno che era andato a far legna nel bosco gli si avvicinò un vecchio e gli disse: “Perché ti affanni a spaccar legna? Io ti farò ricco, se in cambio mi prometti quello che c’è dietro al tuo mulino; fra tre anni verrò a prenderlo”. “Che altro può essere se non il mio melo?” pensò il mugnaio; così acconsentì e s’impegnò per iscritto con lo sconosciuto, che se ne andò ridendo. Quando il mugnaio tornò a casa, gli venne incontro la moglie e gli disse: “Di dove viene tutta questa ricchezza in casa nostra? Casse e cassoni sono pieni di roba, senza che nessuno sia venuto a portarla”. Il mugnaio rispose: “Da un vecchio che ho incontrato nel bosco; in cambio mi sono impegnato a cedergli quello che c’è dietro il mulino”. “Ah, marito – disse la donna spaventata – ce la vedremo brutta: era il diavolo! E intendeva nostra figlia che spazzava il cortile dietro il mulino”.

Troppo pura per lui 

La figlia del mugnaio era una fanciulla bella e pia e visse quei tre anni nel timore di Dio e senza peccato. Quando venne il giorno in cui il maligno doveva prenderla, ella si lavò per bene e tracciò con il gesso un cerchio intorno a sé. Il diavolo comparve di buon mattino, ma non poté avvicinarla, perché se si avvicinava, veniva mandato via da una forza misteriosa. Era troppo pura e pulita per lui. Incollerito disse al mugnaio: “Portale via tutta l’acqua, che non possa più lavarsi; così l’avrò in mio potere”. Atterrito, il mugnaio obbedì. Il giorno dopo il diavolo tornò, ma ella aveva pianto sulle sue mani, che erano pulitissime. Così non poté avvicinarsi di nuovo e, furioso, disse al mugnaio: “Tagliale le mani; altrimenti non posso farle nulla”. Ma il padre inorridì e rispose: “Come potrei tagliare le mani a mia figlia!”. Allora il maligno lo minacciò e disse: “Se non lo fai, sei mio e prendo te”. Spaventato, il padre promise di obbedirgli. Andò dalla fanciulla e le disse: “Bimba mia, se non ti mozzo le mani, il diavolo mi porta via, e nello spavento gli ho promesso di farlo. Ti prego di perdonarmi”. Ella rispose: “Padre, fate di me ciò che volete, sono vostra figlia”. Porse le mani e se le lasciò mozzare. Il diavolo tornò per la terza volta, ma ella aveva pianto tanto e così a lungo sui moncherini che erano pulitissimi. Egli aveva perduto così ogni diritto su di lei e dovette andarsene.

Una nuova vita

Il mugnaio le disse: “Per merito tuo ho guadagnato tante ricchezze che per tutta la vita voglio trattarti da regina”. Ma ella rispose: “Non posso rimanere qui; me ne andrò: creature pietose provvederanno di certo al mio bisogno”. Si fece legare i moncherini dietro la schiena e al levar del sole si mise in cammino e camminò tutto il giorno, fino a notte. Arrivò al giardino di una reggia dove, al chiaro di luna, vide degli alberi carichi di frutta; ma il giardino era circondato da un fosso. E siccome non aveva mangiato nulla per tutto il giorno e aveva tanta fame, pensò: “Ah, fossi là dentro e potessi mangiare un po’ di quei frutti!. Se no mi tocca morir di fame”. Si inginocchiò, invocò il Signore e pregò. D’un tratto apparve un angelo che chiuse una cateratta, sicché il fosso si prosciugò ed ella poté attraversarlo. Entrò nel giardino e l’angelo la seguì. Vide un albero da frutta: erano belle pere, ma erano tutte contate. Ella si avvicinò e, per placare la fame, ne mangiò una staccandola con la bocca. Il giardiniere la vide ma, siccome c’era l’angelo, egli ebbe paura e pensò che la fanciulla fosse uno spettro; così non osò chiamare o dire nulla. Dopo aver mangiato la pera ella fu sazia e andò a nascondersi nel boschetto.

Uno spettro si aggira nel giardino

Il mattino seguente venne il re cui apparteneva il giardino, contò le pere e, vedendo che ne mancava una, domandò al giardiniere dove fosse. Non era sotto l’albero, eppure non c’era più. Il giardiniere rispose: “La notte scorsa è venuto uno spettro senza mani e l’ha mangiata, staccandola con la bocca”. Il re disse: “Come ha fatto ad attraversare l’acqua e dov’è andato?”. Il giardiniere rispose: “Un essere è venuto dal cielo, con una veste candida come la neve, e ha chiuso la cateratta prosciugando l’acqua. Doveva essere un angelo e io ho avuto paura, così non ho fatto domande e non ho chiamato. Poi lo spettro è scomparso di nuovo”. Il re disse: “Questa notte veglierò con te”. Quando fu buio, il re si recò in giardino accompagnato da un prete che doveva rivolgere la parola allo spettro. Si sedettero tutti e tre sotto l’albero e attesero. A mezzanotte la fanciulla uscì dal boschetto, si avvicinò all’albero e mangiò un’altra pera, staccandola con la bocca; accanto a lei c’era l’angelo biancovestito. Allora il prete si fece avanti e disse: “Vieni dal cielo o dalla terra? Sei uno spettro o una creatura umana?”. “No – rispose ella – non sono uno spettro, ma una povera creatura che tutti hanno abbandonata, tranne Dio”. Il re disse: “Se tutti ti hanno abbandonata, io non ti abbandonerò”. La prese con sé nel suo castello, le fece fare due mani d’argento e, poiché era tanto bella e buona, se ne innamorò e la prese come sua sposa.

Il Diavolo ritorna

Un anno dopo, il re dovette partire per la guerra; raccomandò la giovane regina a sua madre, dicendole: -Quando partorirà abbiatene cura e scrivetemi subito”. La regina diede alla luce un bel bambino e la vecchia madre si affrettò a scrivere al re per annunciargli la felice notizia. Ma per via il messo si riposò accanto a un ruscello e si addormentò. Allora venne il diavolo che cercava sempre di nuocere alla buona regina e scambiò la lettera con un’altra in cui si diceva che la regina aveva messo al mondo un mostro. Quando il re lesse la lettera si spaventò e si rattristò profondamente, ma rispose che dovevano avere cura della regina fino al suo ritorno. Il messaggero ripartì con la lettera, ma si riposò nello stesso luogo e si addormentò un’altra volta. Allora tornò il diavolo e gli mise in tasca un’altra lettera nella quale era scritto che uccidessero la regina e il bambino. Quando la vecchia madre ricevette la lettera, inorridì e scrisse al re ancora una volta, ma non ricevette altra risposta, perché ogni volta il diavolo dava al messo una lettera falsa e, nell’ultima, ordinava addirittura di conservare la lingua e gli occhi della regina come prova della sua morte. Ma la vecchia madre piangeva all’idea che fosse versato quel sangue innocente; così mandò a prendere, di notte, una cerva, le strappò la lingua e gli occhi e li mise da parte. Poi disse alla regina: “Non posso farti uccidere, ma non puoi più fermarti qui: va’ per il mondo con il tuo bambino e non ritornare”. Le legò il bambino sul dorso e la povera donna se ne andò con gli occhi pieni di lacrime. Arrivò in una grande foresta selvaggia; si inginocchiò a pregare e le apparve l’angelo del Signore che la condusse a una casetta sulla quale era una piccola insegna che diceva: “Qui si alloggia gratuitamente”.

Qui si alloggia gratuitamente

Dalla casetta uscì una fanciulla bianca come la neve che disse: “Benvenuta, Maestà!” e la fece entrare. Le tolse il bimbo dalla schiena e glielo pose al seno, perché poppasse, poi lo mise in un bel lettino già pronto. Allora la povera donna disse: “Come sai che ero una regina?”. La fanciulla bianca rispose: “Sono un angelo mandato da Dio per avere cura di te e del tuo bambino”. Ed ella visse sette anni nella casetta, sotto la tutela dell’angelo, e per la sua devozione, Dio le fece la grazia e le ricrebbero le mani. Intanto il re quando rientrò a casa, volle vedere sua moglie e il suo bambino. Allora la vecchia madre si mise a piangere e disse: “Uomo malvagio, perché mi hai scritto di uccidere due innocenti creature?”. Gli mostrò le due lettere scambiate dal diavolo e soggiunse: “Ho fatto quanto hai ordinato” e gli mostrò, come prova, la lingua e gli occhi. Allora il re si mise a piangere ancora più amaramente sulla sua povera moglie e sul figlioletto, tanto che la vecchia madre si impietosì e gli disse: “Rallegrati, è ancora viva: ho fatto uccidere di nascosto una cerva da cui ho tolto le prove; ma a tua moglie ho legato il bambino sul dorso e le ho detto che andasse per il mondo e che promettesse di non tornare mai più, poiché tu eri così adirato con lei”. Allora il re disse: -Camminerò fin dove il cielo è azzurro e non mangerò e non berrò finché non avrò ritrovato la mia cara moglie e il mio bambino, se non sono morti di fame”.

Alla ricerca della sua sposa

Così errò qua e là per sette anni, cercandola per tutte le rupi; ma non la trovò e pensava che fosse morta. Per tutto quel tempo, non mangiò e non bevve nulla, ma Dio lo mantenne in vita. Alla fine giunse nella grande foresta e trovò la casettina con l’insegna che diceva: “Qui si alloggia gratuitamente”. La fanciulla bianca uscì, lo prese per mano e lo fece entrare dicendo: “Benvenuta, Maestà!” e gli domandò di dove venisse. Egli rispose: “Sono quasi sette anni che vado in giro alla ricerca di mia moglie e del suo bambino, ma non riesco a trovarli; saranno morti di fame!”. L’angelo gli offrì da mangiare e da bere, ma egli non prese nulla e volle soltanto riposarsi un poco. Si mise a dormire, coprendosi il volto con un fazzoletto. Allora l’angelo andò nella camera dov’era la regina con il bimbo, che ella soleva chiamare Doloroso, e le disse: “Vieni con il tuo bambino, è giunto il tuo sposo”. La donna andò dove egli dormiva e il fazzoletto gli cadde dal volto. Allora ella disse: “Doloroso, raccogli il fazzoletto a tuo padre e coprigli di nuovo il volto”.

E alla fine…

Il bimbo lo raccolse e gli coprì il volto. Ma il re l’udì nel dormiveglia e lasciò cadere apposta di nuovo il fazzoletto. Allora ella disse nuovamente: “Doloroso, raccogli il fazzoletto a tuo padre e coprigli di nuovo il volto”. Il bambino s’impazientì e disse: “Cara madre, come posso coprire il volto a mio padre se non ho padre sulla terra? Ho imparato la preghiera: Padre nostro, che sei nei cieli; tu hai detto che mio padre era in cielo ed era il buon Dio. Come potrei conoscere un uomo così selvaggio? Non è mio padre!”. In quel mentre il re si rizzò a sedere e chiese alla donna chi fosse. Ella disse: “Sono tua moglie, e questo è tuo figlio Doloroso”. Ma egli vide che aveva le mani vere e disse: “Mia moglie ha mani d’argento”. Ella rispose: “Il buon Dio me le ha fatte ricrescere”. E l’angelo andò nella sua camera, prese le mani d’argento e le mostrò al re. Allora egli fu certo che quelli erano proprio la sua cara moglie e il suo caro figlio e li baciò tutto contento. L’angelo di Dio li cibò ancora una volta insieme, poi andarono a casa dalla vecchia madre. Vi fu gran gioia ovunque e il re e la regina celebrarono nuovamente le nozze e vissero felici e contenti.

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