Cali di pressione, cosa succede nei nove mesi

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 27/01/2023

Un lieve calo è del tutto naturale, in quanto è dovuto a una serie di variazioni ormonali e del sistema circolatorio. Spesso, inoltre, è minimo e tale da non creare problemi. A volte, però, può causare affaticamento, mancanza d’aria, capogiri e svenimenti

Cali di pressione, cosa succede nei nove mesi

La pressione arteriosa o sanguigna è la forza con cui il sangue preme sulle pareti delle arterie. Essa è determinata dal rapporto esistente tra due forze contrapposte: quella della contrazione del cuore che spinge il sangue nei vasi sanguigni e la resistenza a questo flusso esercitata dalle pareti delle arterie stesse.

La maggiore o minore forza con cui il sangue preme sulle pareti delle arterie e la continua variazione di questa forza (che cambia anche a seconda delle attività che si compiono) provocano un cambiamento della pressione, anche più volte in una stessa giornata.

L’unità di misura della pressione arteriosa è rappresentata dai millimetri di mercurio (mmHg). In generale, un buono stato di salute di mamma e bimbo è segnalato da valori che oscillano tra 70 e 90 mmHg per la pressione minima e tra 115 e 130 mmHg per la massima.

Pressione massima e minima

La pressione arteriosa non è mai perfettamente uguale: varia da un individuo all’altro e, anche nella stessa persona, da un’ora all’altra nell’arco della giornata.

La pressione arteriosa viene scandita dal ritmo del battito cardiaco: la massima (pressione sistolica) si raggiunge in concomitanza della fase di contrazione del cuore (fase sistolica), la minima (pressione diastolica) in concomitanza della fase di rilasciamento del cuore (fase diastolica). 

In linea generale, i valori limite della pressione bassa (ipotensione) sono soggettivi. Per la massima, invece, quando scende al di sotto dei 100-110 mmHg, possono comparire alcuni disturbi quali senso di affaticamento, mancanza d’aria, sensazione di “testa vuota”, capogiri, vertigini, sudorazione fredda e talvolta nausea e senso di svenimento.

Come cambia nei nove mesi

Con l’evolversi della gravidanza, il sistema sanguigno si dilata a causa dei cambiamenti ormonali e dell’aumento di volume del sangue in circolo.

L’accresciuta produzione di progesterone (un ormone che in gravidanza aumenta notevolmente e ha il compito di rilassare i tessuti dell’utero e dell’addome per premettere lo sviluppo del feto) provoca un rilasciamento anche delle pareti dei vasi sanguigni (vasodilatazione), utile per favorire l’ossigenazione e il nutrimento del feto.

Di conseguenza, il sangue incontra minore resistenza e scorre con maggiore facilità, determinando un abbassamento della pressione.

Nel primo trimestre

Il cuore potenzia la sua capacità di contrarsi, aumenta il numero di battiti al minuto e pompa più sangue. La gittata cardiaca (ossia, la quantità di sangue che il cuore pompa nei vasi sanguigni), infatti, aumenta fino a raggiungere un livello di circa il 40 per cento in più tra la 20a e la 25a settimana.

Questo accade perché è aumentato il letto vascolare (cioè la quantità di vasi sanguigni) per permettere un’adeguata irrorazione di sangue anche alla placenta (l’organo che nutre e ossigena il feto) e al bimbo nel pancione. Di conseguenza aumenta anche l’attività cardiaca per far giungere la quantità di sangue necessaria sia alla mamma sia al feto.

Nel secondo trimestre

Con il progredire della gravidanza, i vasi sanguigni si dilatano a causa sia dell’elevato livello degli ormoni della gravidanza (estrogeni e progesterone) sia della produzione di calore da parte del feto.

La dilatazione dei vasi fa incontrare meno resistenza al sangue e lo fa scorrere con più facilità, determinando un ulteriore abbassamento della pressione (la massima subisce un abbassamento più marcato della minima).

Nel terzo trimestre

L’organismo della futura mamma si è ormai abituato ai nuovi cambiamenti e la pressione tende a normalizzarsi.

Tuttavia, un altro fenomeno di natura meccanica può provocare la sindrome da ipotensione supina o sindrome da compressione della vena cava inferiore (che raccoglie tutto il sangue venoso proveniente dalla parte inferiore del corpo e lo porta al cuore passando attraverso la parte posteriore destra dell’addome).

Soprattutto a partire dalla 28a-29a settimana, infatti, la pressione arteriosa è fortemente influenzata dalla posizione. La posizione supina determina un ulteriore abbassamento della pressione dovuto appunto alla compressione, da parte dell’utero ingrossato, della vena cava inferiore.

Ciò causa un rallentamento del ritorno venoso del sangue al cuore e quindi una riduzione della gittata cardiaca. Alcuni meccanismi di compenso limitano la caduta di pressione, ma in una certa percentuale di mamme al terzo trimestre (3-10 per cento) può comunque verificarsi una riduzione della pressione arteriosa più marcata, accompagnata da disturbi come senso di svenimento, sudorazione e nausea.

Utile controllare spesso la pressione

Nel corso della gravidanza la pressione arteriosa viene rilevata in occasione delle visite periodiche dal ginecologo. Il controllo va, comunque, sempre eseguito quando compaiono disturbi (come i capogiri) facilmente riconducibili a un calo di pressione.

Se non vi sono problemi particolari, è sufficiente un controllo mensile, mentre sono necessarie verifiche più frequenti se si soffre di sbalzi di pressione.

I controlli possono essere effettuati dal proprio medico curante o in farmacia. In commercio esistono inoltre misuratori elettronici di pressione (con manicotto da infilare nel braccio) che possono essere utilizzati anche a casa.

In che modo si misura

La misurazione viene effettuata sulla persona in posizione seduta, dopo un periodo di riposo di almeno 10 minuti. Lo strumento di misurazione della pressione si compone di due parti, lo sfigmomanometro e il fonendoscopio.

Si fissa il manicotto di gomma dello sfigmomanometro al braccio (non importa quale, ma in genere si usa il braccio sinistro), all’altezza del cuore, si appoggia il fonendoscopio nella piega del gomito e si posizionano indice e medio sul polso per la percezione dei battiti.

Si gonfia il manicotto fino a raggiungere una pressione superiore a quella dell’arteria del braccio (arteria brachiale), determinando in essa l’arresto del flusso sanguigno. Una volta accertata l’assenza di flusso, si lascia uscire lentamente l’aria dal manicotto attraverso una piccola valvola ad ago. Fino a quando la pressione del bracciale supera quella dell’arteria, non si sentono rumori al fonendoscopio e non si rilevano battiti al polso, ma quando la pressione del bracciale diventa leggermente inferiore a quella arteriosa, una piccola quantità di sangue riesce a passare ad alta velocità attraverso la vena producendo una specie di schiocco, mentre al polso si percepisce l’onda pressoria.

La pressione indicata dal manometro in questo momento è la massima (pressione sistolica). Man mano che la pressione del bracciale diminuisce e, nel momento in cui i suoni si smorzano, la pressione registrata dal manometro è la minima (pressione diastolica).

Che cosa fare

  • Non affaticarsi troppo. È bene fare passeggiate e attività fisica con moderazione. È consigliabile, poi, mantenere un equilibrio regolare delle ore di sonno e consumare cene leggere per facilitare la digestione e favorire il riposo.
  • Seguire una dieta equilibrata. Per mantenere regolare la pressione è importante consumare alimenti ricchi di sali minerali, soprattutto di potassio, che favorisce la contrazione muscolare e regolarizza il battito cardiaco. Sono ricchi di potassio i kiwi, le pesche, i pomodori, le albicocche, le banane e le patate. L’alimentazione deve essere ricca anche di proteine (carne, pesce, uova e formaggi) e di vitamine (frutta e verdura).
  • Tenere il peso sotto controllo. Più si è sovrappeso, maggiore è lo sforzo cui l’organismo (e innanzitutto il cuore) è sottoposto per compiere anche i piccoli gesti quotidiani.
  • Coricarsi sul fianco sinistro. Questa posizione è consigliabile soprattutto a partire dal terzo trimestre per evitare che il peso del pancione comprima la vena cava inferiore (responsabile del ritorno venoso al cuore), rallentando il refluire del sangue.
  • Bere tisane a base di rosmarino, biancospino e tiglio. Per preparare la tisana basta versare una manciata di erbe essiccate in una tazza di acqua bollente, lasciare riposare per circa 15 minuti, filtrare e bere lentamente. È possibile dolcificare l’infuso con un cucchiaino di miele o di zucchero.
  • Sdraiarsi tenendo le gambe sollevate rispetto al corpo quando si avverte la sensazione di stare per svenire. Occorre inoltre slacciarsi gli indumenti e aprire la finestra, se ci si trova in un ambiente chiuso. Una volta ripresi i sensi, è bene rimanere sdraiate con le gambe sollevate per almeno 15 minuti in modo da prevenire un ulteriore possibile malore.
  • Mantenere la calma, sedersi e respirare profondamente quando ci si sente affaticate. Può essere d’aiuto mangiare una caramella o succhiare una liquirizia (ha l’effetto di alzare la pressione), oppure bere un bicchiere di acqua e zucchero.
  • Bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno. Una buona idratazione è di fondamentale importanza per una adeguata circolazione sanguigna, soprattutto in gravidanza.

Gli errori da evitare

Alcune posture e abitudini scorrette contribuiscono a peggiorare le situazioni di ipotensione. Ecco le più comuni:

  • Assumere la posizione supina (a pancia in su): questa posizione è sconsigliata durante la seconda metà della gravidanza, in quanto in questo modo l’utero ingrossato va a schiacciare la vena cava inferiore, rendendo difficoltoso il refluire del sangue verso il cuore.
  • Soggiornare in ambienti molto caldi. Possono favorire un abbassamento di pressione, determinato dalla vasodilatazione periferica come meccanismo di compenso per la dispersione del calore dal corpo. Per lo stesso motivo, in gravidanza non sono indicati bagni e docce molto caldi né saune.
  • Praticare un’attività fisica troppo intensa. Può innescare una situazione del tutto analoga alla precedente, con i medesimi meccanismi (l’attività fisica produce calore, che deve essere disperso nell’ambiente attraverso la vasodilatazione). Viceversa, può giovare una moderata attività fisica di tipo aerobico, perché aiuta a stimolare la pompa cardiaca e la tonicità delle pareti dei vasi.
  • Bere alcolici. Queste sostanze sono da evitare in assoluto in gravidanza, in quanto producono vasodilatazione e quindi ipotensione (oltre che danni al feto).
  • Assumere farmaci. Molte sostanze influiscono sulla regolazione della pressione arteriosa, determinando ipotensione: tra questi, ci sono anche farmaci di norma permessi in gravidanza, come per esempio alcuni antiemetici, volti cioè a prevenire o contrastare il vomito.
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