Ottavo mese di gravidanza

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L’utero continua a crescere

All’inizio dell’ottavo mese di gravidanza, l’utero misura circa 32 centimetri dalla sinfisi pubica (cioè la giuntura tra le ossa del pube) fino alla sua estremità superiore, che si può sentire 12 centimetri sopra l’ombelico.
La futura mamma a questo stadio della gravidanza potrebbe avere la sensazione di non avere più spazio nell’addome: l’utero, infatti, è cresciuto molto nelle ultime settimane, al passo con lo sviluppo del bambino nel pancione, e continuerà a crescere.
La quantità di liquido che circonda il bambino raggiunge nell’ottavo mese il massimo livello: nelle settimane successive, il feto continuerà a crescere, ma parte del liquido sarà riassorbito dal corpo e questo farà sì che egli abbia meno spazio per muoversi.
Alla fine del mese, cioè alla 36a settimana, l’utero è lungo circa 36 centimetri e si spinge oltre la linea dell’ombelico di circa 14 centimetri.

L’ombelico si appiattisce

Intorno all’ottavo mese l’ombelico della futura mamma inizia a perdere la sua caratteristica rientranza, fino a diventare completamente piatto.
Questo succede perché l’utero, ormai ingrossatosi in modo considerevole per assecondare lo sviluppo del feto, esercita contro le pareti dell’addome una pressione che spinge in fuori l’ombelico.
La pelle di questa zona e dell’addome in generale è ormai visibilmente molto tirata e a volte la gestante può avvertire, per l’eccessiva tensione, fastidio alla cute o un senso di prurito.
A causa dello stiramento della pelle si possono percepire i movimenti del bambino dall’esterno: il pancione sussulta e può presentare sporgenze in corrispondenza dei piedini, delle braccia o della testa del bimbo.

Igiene: il talco per alleviare il prurito

Le polveri o il talco mentolato sono apprezzati dalle future mamme per alleviare in modo naturale il prurito, un fastidio abbastanza comune durante la gravidanza, soprattutto nell’ultimo trimestre.
Questi prodotti si possono utilizzare quotidianamente dopo la doccia o il bagno per donare alla pelle una sensazione di freschezza, pulito e igiene. Il talco, infatti, asciuga la pelle senza seccarla e previene le irritazioni.
Non tutti i talchi però sono uguali: se di scarsa qualità, infatti, possono ostruire la pelle e irritarla. In gravidanza, quindi, è bene preferire quelli ipoallergenici e privi di profumazioni intense, così da limitare il rischio di allergie e irritazioni.
Esistono infine in commercio anche delle polveri simili al talco ma che hanno una composizione diversa, ancora più delicata, ideali in caso di cute irritata.

Il seno aumenta di volume

Tra l’ottavo e il nono mese di gravidanza il seno è aumentato notevolmente, almeno del 30 per cento rispetto alle sue dimensioni normali.
L’aumento, tuttavia, non è direttamente correlato all’allattamento: non è vero, infatti, che le future mamme che hanno il seno più grande allatteranno più a lungo.
Sul volume del seno, in realtà, influisce anche la ritenzione idrica, ossia la difficoltà a espellere liquidi da parte dell’organismo, che aumenta durante il periodo della gravidanza.
Per prevenire le smagliature e i cedimenti dopo il parto, è bene continuare ad applicare le creme specifiche per il seno, dall’azione idratante ed elasticizzante.

Proseguono le perdite bianche

Verso la fine della gravidanza, possono aumentare le secrezioni vaginali: si tratta di perdite di colore biancastro (in termini medici, leucorrea) provocate dall’incremento della circolazione sanguigna in quest’area.
Si tratta di un fenomeno normale: talvolta però possono essere il segnale di un’infiammazione, soprattutto se le perdite sono maleodoranti, hanno una consistenza pastosa e un colore giallognolo e sono accompagnate da intenso prurito vaginale, bruciore, arrossamento o dolore durante i rapporti.
Per prevenire l’insorgenza di infezioni, che potrebbero essere dannose per il bambino, di esegue in genere un esame (il tampone vaginale, di cui si parlerà di seguito) proprio in questo mese.

Papà in sala parto: sì o no?

Sono sempre più numerosi gli uomini che decidono di stare vicino alla compagna durante il parto, per sostenerla e assistere in prima persona alla nascita del proprio bambino.
Tuttavia, ci sono anche tanti uomini che non se la sentono di entrare in sala parto, senza che questo significhi che non sono coinvolti dal punto di vista emotivo.
In ogni caso, la decisione di assistere al parto non deve essere una forzatura ma scaturire da una scelta condivisa all’interno della coppia. La presenza del futuro papà in sala parto, infatti, è utile solo se nasce da un suo desiderio autentico.

Se lui se la sente

È il tipo di uomo che ha seguito da vicino la gravidanza della compagna fin dal primo istante, accompagnandola alle visite periodiche dal ginecologo o essendo presente in occasione delle ecografie.
In genere, la maggior parte delle donne è contenta di avere accanto un partner così premuroso, che condivida insieme a lei l’esperienza di diventare genitori.
Tuttavia, non tutte le donne la pensano allo +stesso modo e qualcuna potrebbe non volere il compagno accanto a sé in sala parto o, al limite, essere da lui sostenuta solo nella fase del travaglio.
Alcune donne, infatti, hanno paura che il partner possa rimanere turbato dalla partecipazione diretta alla nascita del proprio bambino.
Occorre quindi parlare con la compagna ed essere d’accordo, senza sentirsi messo da parte se la lei preferisce avere accanto la madre o la sorella.

Se lui non se la sente

Molto più frequente è il caso opposto, quello cioè in cui lei desidera avere accanto il proprio compagno, ma lui non se la sente di entrare in sala parto.
Occorre comprensione da parte della donna, che deve capire che questa resistenza del compagno a entrare in sala parto è assolutamente normale, senza che per questo si debba dubitare del suo amore.
Molti uomini, semplicemente, non riescono a tollerare l’idea di non poter far nulla di fronte alla sofferenza fisica della compagna o arrivano addirittura a sentirsi male.
Forzarlo quindi, in questo caso, sarebbe controproducente: è bene quindi rispettare la sua scelta, anche perché un uomo che sta male in sala parto, oltre a non essere di alcun aiuto, crea problemi al personale sanitario che si deve occupare di lui.

Una domanda al ginecologo

Vorrei partorire in un ospedale che non è vicinissimo alla mia abitazione: eventualmente, se le doglie arrivano all’improvviso, è possibile presentarsi all’ultimo momento in quello vicino a casa?
In Italia il parto può essere effettuato in qualsiasi struttura pubblica attrezzata a tale scopo, in quanto è a carico del Sistema sanitario nazionale. Di conseguenza, ogni ospedale pubblico o clinica convenzionata deve accettare una partoriente, salvo che non vi sia qualche impedimento, per esempio la mancanza di posti per il ricovero o l’assenza di strutture per il neonato.
Quindi non è il caso di preoccuparsi se l’ospedale dove si partorisce non è quello che si era scelto: quando, in seguito all’arrivo delle contrazioni, la partoriente arriva al Pronto soccorso, viene visitata subito dal medico, che raccoglie tutti i dati relativi alla gravidanza e compila il foglio di accettazione per il ricovero.

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