Comportamento del bambino – 12-18 mesi

Dottoressa Angela Raimo A cura di Dottoressa Angela Raimo Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 29/11/2018

Durante il periodo 12-18 mesi il bambino tende ad acquisire il concetto del possesso o del voler fare tutto da solo come portare il cucchiaio alla bocca

Comportamento del bambino – 12-18 mesi

Dice sempre “mio”

Appena il piccolo comincia a parlare, “mio” è una delle espressioni più ricorrenti. Del resto sta cominciando ad acquisire un nuovo concetto, quello cioè del possesso: comprende che il ciuccio è suo, così come i vestitini e, nella sua ottica, anche la mamma. Si tratta quindi di una normale tappa dello sviluppo, che non deve essere interpretata come un atto di egoismo, anche se il bambino non vuole che un suo oggetto venga usato, per esempio, da un coetaneo (non a caso capita di vederlo litigare con gli amichetti per impossessarsi di un giocattolo). Dire “mio” è un meccanismo di crescita che lo aiuta a consolidare sempre più la propria identità.

Che cosa fare

Considerare questa tappa come una fase di passaggio: attraverso il quotidiano esempio di mamma e papà che si scambiano gli oggetti, anche il piccolo riuscirà più facilmente a separarsi dai suoi giochi. Nel frattempo, per evitare di scatenare un attacco di gelosia e possesso poi difficile da gestire, evitare di usare un oggetto del bambino, anche solo temporaneamente, per un altro membro della famiglia (per esempio il suo peluche preferito per distrarre il fratellino).

Vuole fare da solo

A quest’età il bambino comincia a cercare di compiere alcune azioni da solo, come portarsi il cucchiaino alla bocca o infilarsi le scarpine. È una tappa normale del suo sviluppo, che indica che il bambino sta crescendo. Il fatto che voglia fare da solo segnala la grande curiosità che accompagna il piccolo in questa fase: non vede l’ora di conoscere e sperimentare, ma a volte questa sua curiosità lo porta ad affrontare situazioni per lui “paurose”, proprio perché sconosciute. È normale quindi che il bambino possa essere intimorito da situazioni, sensazioni, rumori forti o nuovi.

Che cosa fare

Incoraggiarlo e mostrargli che si apprezzano i suoi sforzi di fare da solo: anche 
se non sempre il piccolo riuscirà nei suoi tentativi, non bisogna mettergli fretta. Intervenire per dargli una mano soltanto se è lui a chiederlo espressamente e se proprio 
non riesce nel suo intento: prendere il suo posto ogni volta che non riesce o solamente perché si ha fretta potrebbe ripercuotersi, a lungo andare, sulla sua autostima. Per mitigare la paura del nuovo senza ostacolare la curiosità del bambino, rendere più familiare la situazione, spiegando al piccolo, con tono rassicurante, che cosa sta succedendo. 
Per esempio, se ha paura della doccia, fargli provare l’acqua prima su una mano o su un piedino, e poi convincerlo a farsi bagnare anche sul resto del corpo. È importante procedere avvicinando con molta gradualità il bambino a ciò che teme, senza ridere delle sue paure.

Sbatte la testa sul cuscino

Può capitare che, mentre si sta addormentando o durante le prime fasi del sonno, il bambino sbatta ripetutamente la testa sul cuscino o sul lettino anche per una quindicina di minuti. Nella maggior parte dei casi il problema scompare spontaneamente intorno ai tre anni di vita: in genere, non c’è quindi da preoccuparsi ma, se il comportamento tende a verificarsi con frequenza, è consigliabile prestare particolare attenzione all’eventuale collegamento con fatti precisi della vita quotidiana del piccolo: potrebbe trattarsi, infatti, di un accumulo di tensione del bimbo. Per risolvere il problema, può essere utile fargli ascoltare un po’ di musica ben ritmata, sentendo la quale il bambino dovrebbe smettere di battere il capo.

Fa i capricci

Il bambino comincia ad acquisire una certa autonomia e una crescente curiosità: vuole conoscere quello che lo circonda, sperimentando da solo situazioni nuove. Presto imparerà a pestare i piedi per volere o non volere far qualcosa: per ora, reagisce con rabbia se non è accontentato subito e impara che, impuntandosi e urlando, ottiene ciò che vuole. Si tratta di una tappa del normale processo di crescita di un bambino, che vuole sperimentare sensazioni nuove senza l’aiuto dei genitori. Tuttavia, spesso il piccolo finisce per cacciarsi in situazioni più grandi di lui che lo possono frustrare (per esempio, vuole provare a salire su una sedia o sui gradini delle scale, ma non ci riesce perché la sedia o i gradini sono troppo alti per lui): non essendo ancora in grado di tollerare eventuali insuccessi, si arrabbia facilmente.

Che cosa fare

Non limitare il piccolo, per esempio dicendogli di non toccare qualcosa ma, 
al tempo stesso, vigilare sulle sue esperienze: si potrà così evitare che il bambino si metta in situazioni pericolose. Offrire un buon esempio di autocontrollo e dare un giusto limite al bambino quando fa 
i capricci. Meglio, evitare, quindi, di farsi tiranneggiare dal piccolo soddisfacendo tutti 
i suoi desideri: si rischia di viziarlo oltremisura senza contribuire a renderlo più sicuro.
Durante i capricci, distogliere la sua attenzione da ciò che vuole, per esempio interessandolo a 
un altro gioco. Si può anche imparare a ignorare i suoi capricci e quando 
il piccolo si sarà calmato spiegargli tranquillamente perché non deve 
fare o pretendere certe cose.

Non si stacca dal suo peluche

Ovunque vada se lo porta dietro: un peluche, un bambolotto, un cuscino. Guai a cercare di portarglielo via, anche solo per lavarlo, o a dimenticarlo a casa. L’oggetto in questione, al quale il piccolo è tanto attaccato, è definito dagli esperti oggetto “transizionale”: è un appiglio, come una sorta di “vice-mamma” a cui il piccolo si affida nella fase di ricerca della propria autonomia. Questo oggetto lo aiuta, infatti, ad “allontanarsi” quel tanto che serve dai genitori, soprattutto dalla mamma, per intraprendere la sua esplorazione del mon-do. Insomma, è una sorta di sostegno per i suoi passi ancora incerti e, soprattutto, gli ricorda la mamma. L’oggetto può essere inseparabile soprattutto al momento di dormire: nella fase in cui il bambino sta imparando a rimanere senza la vicinanza stretta della mamma, la consapevolezza dell’autonomia gli piace, ma lo spaventa anche un po’. Così, se lasciare la mamma per tante ore la notte può essere difficile, con l’aiuto del peluche preferito riesce ad affrontare meglio la separazione da lei. Non privare il piccolo del suo peluche: questa separazione si renderà necessaria solo se continuerà anche da grandicello a portarsi dietro questo oggetto. Anzi, in quel caso, se ne farà un uso eccessivo, bisognerà cercare soprattutto di scoprire il perché di quel comportamento.

Ama svuotare tutto

Uno dei primi effetti della voglia esplorativa del bambino è quello di trovarsi cassetti o scatole svuotate di tutto il loro contenuto, che viene sparso per la casa. Spesso i genitori si chiedono che cosa trovi di così divertente il bambino in questo gioco: probabilmente si vede capace di compiere da solo una sorta di trasformazione: prima era pieno e ora è vuoto (il cassetto) ed è pieno dove prima era vuoto (il pavimento).

Che cosa fare

Lasciare a portata del piccolo solo ciò che può svuotare, ciò che non è né fragile né pericoloso, tenendolo alla larga dalle zone più “a rischio”, come i mobiletti che contengono i farmaci o i detersivi. Evitare di rimproverare il piccolo o vietargli questo comportamento: si tratta di un altro dei suoi espedienti per sperimentare. Meglio insegnargli a rimettere a posto quello che ha messo in disordine: in fondo, riempire è uno svuotare al contrario e quindi può riscuotere lo stesso successo.

Ripete sempre gli stessi giochi

È tipica di quest’età la tendenza a ripetere molte volte gli stessi giochi: può diventare noioso agli occhi di mamma e papà, ma ciò nonostante è importante assecondare questo bisogno del bimbo, in quanto rappresenta una fase fondamentale del suo sviluppo. La ripetizione continua, infatti, infonde al piccolo sicurezza, rappresenta una conferma di ciò che sta imparando e gli infonde un senso di piacere legato al rivivere situazioni già a lui ben note. Assecondare la tendenza del piccolo a ripetere gli stessi giochi, anche se per i genitori può essere noioso. Occorre armarsi di molta pazienza, osservare e ascoltare il bambino nel suo gioco ripetuto: in questo modo sarà possibile coglierne le iniziative (capire, per esempio, quale azione lo incuriosisce maggiormente o quale ha imparato) e cominciare a insegnargli il nome degli oggetti che continua a lanciare.

Si sveglia di notte

I risvegli notturni, spesso accompagnati dalla difficoltà ad addormentarsi, sono normali tra i 12 e i 36 mesi. In ogni caso, il bambino dovrebbe essere in grado, ormai, di riaddormentarsi da solo. Nell’80 per cento dei casi, i risvegli notturni derivano da un errato apprendimento da parte del bambino della modalità di addormentamento. Infatti, il bambino viene abituato a dormire nei modi più svariati e spesso succede che lo si abitui a dormire al seno, con il biberon o cullato tra le braccia della mamma. Quando si sveglia di notte, il piccolo cerca istintivamente le condizioni ideali per potersi riaddormentare, cioè quelle a cui è abituato. Se, quindi, non trova il seno, il biberon o non viene cullato dalla mamma, non riesce più a riaddormentarsi e piange. I risvegli avvengono in genere a notte avanzata, già dopo 2-3 ore di sonno, e durano poco perché non appena il bambino ritrova le condizioni iniziali di sonno (per esempio, la mamma che lo culla o gli offre il seno) si riaddormenta rapidamente. Più raramente, i risvegli notturni sono causati dalla presenza di un disturbo. In questo caso il bambino si sveglia molto presto nell’arco della notte, anche solo mezz’ora dopo essersi addormentato. Piange intensamente e tende a stare sveglio a lungo prima di riaddormentarsi. Di conseguenza, non dorme molto e questo finisce per avere ripercussioni sulla vita diurna. All’origine di questi risvegli notturni possono esservi diversi disturbi, come un’allergia, una dermatite, l’asma, il reflusso gastroesofageo o un’otite. In tutti questi casi è necessario rivolgersi al pediatra per trovare la soluzione più idonea.

Che cosa fare

Per abituarlo ad addormentarsi da solo, i genitori dovrebbero:

  • appoggiarlo nel lettino quando è rilassato e ben disposto al sonno, ma non completamente addormentato
  • non riprenderlo subito in braccio se comincia a piangere appena messo nel lettino, ma aspettare almeno 5 minuti;
  • tranquillizzare il piccolo se, trascorso questo tempo, il pianto non cessa, ma senza prenderlo in braccio: per esempio, parlandogli dolcemente o mostrandogli il suo peluche preferito.
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