Figlio unico: sarà viziato?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 26/01/2015

Al giorno d’oggi la dimensione delle famiglie, per necessità o per scelta, è sempre più ristretta e sono numerosi i bimbi che crescono senza la compagnia di un fratello o di una sorella. Ciò, talvolta, può generare in mamma e papà il timore che il piccolo diventi capriccioso e prepotente

Figlio unico: sarà viziato?

Le dinamiche familiari

Essere figli unici significa vivere solo la “dimensione verticale” dei rapporti familiari. Le uniche relazioni che il piccolo può instaurare, infatti, sono quelle con i genitori. Questo può portare a rimarcare le differenze di ruolo e lo scontro generazionale tra adulti e bambino: in pratica mamma e papà assumono un ruolo di guida, e il bimbo, almeno per un certo periodo, deve riconoscere e accettare questa situazione, non avendo nessuno con cui allearsi. Tutto ciò può comportare dei problemi nella crescita del bambino, che non ha la possibilità di incontrarsi e scontrarsi con una realtà più vicina alla sua, come può essere quella di un fratello o una sorella. Il figlio unico, in conclusione, non può vivere la “dimensione orizzontale” dei rapporti familiari, che è possibile solo in presenza di fratelli o sorelle. I fratelli, per esempio, hanno l’opportunità di giocare insieme, di “fare la lotta” ma anche di “stringere alleanze”, misurandosi così più facilmente con mamma e papà. È soprattutto nei primi anni di vita, fino a quando cioè non si instaurano rapporti con altri coetanei (per esempio alla scuola materna) che il figlio unico può essere penalizzato dalla mancanza di scambio interpersonale con un fratello, fatto anche di scontri, litigi e rinunce.

Una condizione dai molti lati positivi

Fino a qualche anno fa si pensava che i figli unici diventassero, quasi inevitabilmente, viziati ed egoisti, o, al contrario, fossero caratterizzati da una fragilità emotiva (troppo attaccati alla madre, incapaci di lottare e di sopportare le frustrazioni della vita).
Oggi non è più così. Infatti, diversi studi hanno rilevato che, crescere da figli unici, non ha solo aspetti negativi ma, al contrario, comporta una serie di vantaggi e condizioni positive, anche dal punto di vista materiale e psicologico.
La vita familiare per il bambino solo, per esempio, è più semplificata. Il rapporto con mamma e papà, infatti, è più diretto e non subisce “ingerenze”, anche affettive, da parte di fratelli o sorelle maggiori o più piccoli. Il bambino si sente così più sereno, sicuro e inserito all’interno della famiglia. Vediamo tutti i vantaggi che questa condizione presenta:

  • i figli unici non hanno la percezione della solitudine tanto temuta dai loro genitori; vivono, infatti, la loro condizione con molta naturalezza;
  • il rapporto esclusivo con mamma e papà, che non deve mai essere soffocante o troppo apprensivo, può dare al bambino un senso di serenità e sicurezza;
  • le relazioni interpersonali, fuori dalla famiglia, nascono spontaneamente, senza alcuna forzatura dettata dal rapporto con fratelli e sorelle;
  • essendo da solo, il piccolo impara per gradi e con “i suoi tempi” a scontrarsi con le difficoltà del mondo esterno;
  • la rivalità e la competizione, aspetti tipici del rapporto con i coetanei, hanno uno sviluppo più equilibrato e difficilmente producono reazioni aggressive che sono tipiche nei bambini che, già da piccoli, hanno “lottato” per emergere nei confronti di un fratello;
  • spesso, all’asilo, i figli unici “eleggono” come fratellino o sorellina un coetaneo con il quale stabiliscono un’intesa molto speciale.

Gli errori dei genitori

Mamma e papà tendono a riporre tutte le loro aspettative sull’unico figlio. Il rischio che si corre in questo caso è di pretendere troppo dal bimbo o, al contrario, di essere troppo permissivi. Quindi, se il bambino cresce insicuro o viziato la “colpa” è solo dei genitori. D’altra parte la mamma e il papà sono sempre molto impegnati e tendono ad avere meno tempo da dedicare ai figli. Sempre più spesso, per evitare discussioni, capita che, invece di instaurare regole e porre divieti, i genitori concedano troppo. Infatti, dicendo sempre di sì, è molto più facile arginare i sensi di colpa. Dall’altro lato, c’è il rischio di pretendere troppo dal proprio figlio: questo può rendere il piccolo insicuro nella convinzione di non essere “abbastanza bravo” per dare soddisfazione a mamma e papà. Il bimbo rischia così di sentirsi sempre inadeguato e fuori posto con una carenza di sicurezza in se stesso.

L’atteggiamento da tenere

L’equilibrio è la cosa fondamentale per una corretta educazione. I genitori di un figlio unico devono fare attenzione a non avere un attaccamento eccessivo nei suoi confronti e, allo stesso tempo, cercare di non essere troppo permissivi. Ecco qualche consiglio utile:

  • non proiettare tutte le proprie aspettative sul figlio, altrimenti il bambino crescerà più preoccupato di soddisfare i desideri dei suoi genitori che le sue potenzialità;
  • dato che non ci sono fratelli, non isolare il piccolo, ma lasciare “aperta la propria casa”, incoraggiando le visite di parenti e amichetti. Se possibile portare spesso il bambino al parco o iscriverlo all’asilo nido, in modo che possa stare in mezzo ad altre persone;
  • non essere gelosi e aiutare il bambino a creare dei rapporti profondi e duraturi con i suoi coetanei. Molto spesso i bambini cresciuti da soli, infatti, sono molto gelosi del proprio mondo, non permettendo a nessuno di entrarvi e non lasciando spazio agli altri;
  • permettere al bambino di stringere legami forti anche con altre persone, in modo che possa entrare in una dimensione di condivisione, rinuncia e confronto con individui diversi dai suoi genitori;
  • i genitori dovrebbero essere più sensibili e cercare di ritagliare più tempo per giocare con il proprio bambino.

I rischi più frequenti

L’amore esclusivo dei genitori che hanno un solo figlio può diventare soffocante. Tuttavia, il bravo genitore non è quello che chiude e protegge il proprio figlio in una campana di vetro. Ma, al contrario, è quello che è sempre presente nella vita del bambino lasciando che egli viva le gioie, ma anche le sofferenze della vita. I genitori dovrebbero capire che è possibile stare vicini al proprio figlio anche a debita distanza. Per esempio, non è necessario evitare sempre che il piccolo cada e si sbucci un ginocchio, l’importante è essere presenti e pronti a curarlo. O ancora, non bisogna intromettersi per difenderlo se litiga o si azzuffa con un amichetto, ma è bene lasciare che risolva da solo anche i conflitti, facendo solo attenzione che non si faccia male. Ogni bimbo ha bisogno di un riparo dove si senta al sicuro, ma per nessun motivo deve essere rinchiuso in una gabbia dorata, dalla quale può vedere l’esterno, ma non può interagire con esso.

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