Bambino 18-24 mesi – i problemi di salute più comuni

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 04/12/2019

Capita spesso che il bimbo stia male di stomaco o di intestino. Quasi sempre si tratta di disturbi passeggeri. Non vanno però ignorati perché possono essere la spia di una reazione allergica da valutare con attenzione

Bambino 18-24 mesi – i problemi di salute più comuni

Il vomito

Il vomito, come la tosse, è un meccanismo di difesa che consiste nell’espulsione di alimenti o sostanze non gradite all’organismo.

Le cause

Le cause, spesso identificabili sulla base delle caratteristiche del materiale emesso, possono essere diverse:

  • alimentari (la classica “indigestione”);
  • infettive (virus o batteri);
  • tossi-infettive (assunzione di alimenti contaminati da batteri o relative tossine);
  • funzionali (alterazione della motilità dell’apparato digerente, presenza di ostruzioni);
  • infiammatorie (gastriti, enteriti);
  • neurologiche (interessamento o irritazione del sistema nervoso).

I sintomi

Normalmente il vomito è preceduto da una sensazione di nausea o malessere, cui fanno seguito contrazioni sempre più violente (conati), che portano all’emissione, in una o più riprese, del contenuto gastrico (che può presentarsi in diverse forme: con la presenza di residui non digeriti, ma anche di colore giallastro o color marrone scuro). In ogni caso, questo disturbo, al pari della diarrea, non va mai sottovalutato nei bambini, soprattutto se gli episodi di vomito tendono a ripetersi più volte nell’arco della giornata, in quanto può portare a una perdita consistente di acqua e sali minerali da parte dell’organismo.

Che cosa fare

  • Fare bere, magari a cucchiaini, acqua o bevande zuccherate al piccolo per prevenire il rischio di disidratazione (il vomito, al pari della diarrea, comporta, infatti, una perdita notevole di liquidi e sali minerali, in particolare potassio);
  • consultare sempre il pediatra prima di ricorrere a farmaci; in base alle cause che hanno determinato il vomito, prescriverà un procinetico o un vero e proprio antiemetico;
  • Fargli seguire un’alimentazione facilmente digeribile, dando la preferenza ai cibi più ricchi in zuccheri e proteine e più poveri in grassi, come riso o pasta in bianco, carni bianche (come pollo o tacchino) e pesce (come merluzzo o sogliola) cotti al vapore.

La diarrea

La diarrea consiste nell’emissione frequente (una o più volte al giorno) di feci “poco formate”, che possono essere molli oppure molto liquide e talvolta avere una consistenza gelatinosa o con sfumature diverse di colore o ancora essere caratterizzate dalla presenza di muco o residui alimentari indigeriti.

Benché si tratti di un’evenienza fastidiosa, la diarrea di per sé non è negativa, anzi ha un significato e una funzione ben definiti per l’organismo: consente, infatti, di espellere sostanze potenzialmente dannose, come batteri o scorie alimentari non digerite. In rapporto alle sue possibili e molteplici cause, la diarrea può presentare aspetti molto diversi.

Per questo è opportuno raccogliere alcune importanti informazioni, in particolare sui seguenti elementi: colore, consistenza, presenza di filamenti biancastri (muco intestinale), striature rossastre (sangue) o residui di qualsiasi genere, frequenza delle scariche ed eventuale loro associazione a dolore addominale, eventuale presenza di allergie, contatto con bambini che frequentano comunità, come l’asilo nido o la scuola materna, assunzione di alimenti (con particolare riferimento a uova, carni, frutta, latte e derivati) e relativa quantità ingerita dal piccolo.

Dato che la diarrea, al pari del vomito, comporta una perdita consistente di acqua e sali minerali, non deve mai essere sottovalutata. In particolare, occorre consultare il pediatra se le scariche sono numerose, se il bambino comincia a mostrare segni visibili di disidratazione (come secchezza di pelle, occhi e bocca, o riduzione del volume di urine) e se alla diarrea si associa anche il vomito, che aggrava ulteriormente le perdite di liquidi.

Che cosa fare

  • Reintegrare le perdite di liquidi, facendo bere al bimbo acqua e bevande zuccherate a volontà;
  • non forzarlo a mangiare e, quando ricompare l’appetito, fargli seguire una dieta leggera;
  • ridurre della metà la quantità di latte giornaliera, in quanto si instaura una difficoltà di assorbimento dovuta al disturbo e il latte ha una concentrazione elevata di nutrienti;
  • far bere fermenti lattici al piccolo perchè favoriscono il ripristino di una flora batterica (l’insieme dei batteri “buoni” dell’organismo) ottimale.

L’acetone

L’acetone è una particolare condizione in cui l’organismo, esauriti gli zuccheri, per produrre energia ricorre ai grassi introdotti con gli alimenti o prelevati dai tessuti adiposi. La degradazione di questi ultimi porta quindi all’accumulo di particolari sostanze, dette corpi chetonici, che vengono eliminate attraverso le urine o con la respirazione (da cui l’alito dal caratteristico odore simile a una mela marcia).

Le cause

Il problema si manifesta perciò in due situazioni: quando l’alimentazione del bambino è particolarmente sbilanciata a favore dei grassi oppure in occasione di malattie febbrili. L’aumento della temperatura, infatti, è legato a un maggior consumo energetico e quindi a un utilizzo di tutte le risorse disponibili. È utile sapere che l’acetone può dar luogo anche a dolori addominali e vomito.

Che cosa fare

  • Far seguire un’alimentazione corretta rappresenta la soluzione più efficace contro l’acetone, soprattutto in caso di febbre, occorre lasciare più spazio agli zuccheri e ridurre i grassi;
  • ricorrere, su consiglio del pediatra, ad appositi preparati sia per bocca sia in supposta, che favoriscono lo smaltimento dei corpi chetonici.

Problemi ai dentini

Con l’arrivo dei primi molari da latte, il bambino spesso avverte un fastidio che lo induce a regredire verso un’alimentazione liquida (come le pappe). Non c’è da sorprendersi se emergono comportamenti di rifiuto e inappetenza. Diversa è invece la situazione in cui più dentini spuntano troppo vicini tra di loro (“sovraffollamento”): in questo caso è bene consultare un dentista.

Di norma, comunque, il pediatra durante le visite osserva la cavità orale del bimbo, prestando attenzione al numero di dentini, alla sede e al loro stato di salute. Iniziare l’igiene orale il più precocemente possibile: dopo i 18 mesi si può cercare di insegnare al bambino l’uso dello spazzolino (basta già l’azione meccanica delle setole per ripulire e mantenere sani i dentini). Il dentifricio potrà essere usato quando il bimbo avrà acquistato maggior dimestichezza con lo spazzolino e quando non lo mangerà come se si trattasse di crema.

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