Disturbi della comunicazione per 50 mila ragazzi

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 17/12/2013 Aggiornato il 17/12/2013

I disturbi della comunicazione sono un vero e proprio “muro” nella vita dei ragazzi che può condizionarli pesantemente

Disturbi della comunicazione per 50 mila ragazzi

Cinque ragazzi su mille non parlano, non capiscono quello che dicono gli altri o fanno fatica a comunicare. Sono quasi 50 mila in Italia i giovani che presentano disturbi della comunicazione, a volte associati a problemi di movimento, sindromi genetiche o autismo.

Non solo parole

Per questi adolescenti sono necessarie terapie che si basano sulla cosiddetta “comunicazione aumentativa e alternativa” (più brevemente, CAA). È un approccio multimodale che sostituisce, integra, aumenta il linguaggio basato sulle parole. Lo scopo è ridurre i disturbi della comunicazione, per dare al ragazzo gli strumenti per tradurre il proprio pensiero in una serie di segni comprensibili. Il metodo si avvale di speciali tabelle contenenti dei simboli che corrispondono a una serie di oggetti o azioni, tastiere che consentono l’ascolto di messaggi vocali preregistrati (i cosiddetti VOCAs, o Vocal Output Communication Aids) e software di comunicazione (programmi legati al PC che permettono di riprodurre sullo schermo le tabelle di comunicazione).

Un aiuto dalla tecnologia

L’ultima novità è un’applicazione per tablet che offre un’alternativa più comoda e immediata al tradizionale quaderno dei segni utilizzato per i disturbi della comunicazione. È in grado di trasferire in digitale gli ausili attualmente utilizzati per la CAA.  È dotato di un database audio di parole in lingue diverse ed è completamente personalizzabile, in base all’età e al genere dell’utilizzatore. La sperimentazione del dispositivo è in corso su 10 famiglie trentine con bambini tra i 10 e i 12 anni. Potrà essere utilizzata da famiglie con bambini affetti da patologie della comunicazione, ospedali e aziende sanitarie. 

In breve

PARTITO UN PROGETTO A MILANO

Spesso le famiglie non accedono alle terapie perché i centri di CAA sono lontani da casa. Perciò l’Asl di Milano ha attivato un progetto per dare a tutti la possibilità di curarsi nel proprio territorio: vi partecipano 22 Unità operative di neuropsichiatria infantile e l’Irccs “Mario Negri” di Milano. 

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