Psoriasi: più facile dopo un tatuaggio

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 23/01/2017 Aggiornato il 23/01/2017

Meglio pensarci bene prima di farsi fare un tatuaggio: il brutto regalo del tattoo potrebbe essere la psoriasi. Ecco perché

Psoriasi: più facile dopo un tatuaggio

Gli americani dicono “Think before you ink”, ossia pensa prima di usare l’inchiostro. Un monito nei confronti dei tatuaggi che non sono certo una passeggiata per la pelle. Molti sono, infatti, gli effetti poco piacevoli che possono comparire dopo aver fatto tattoo sul corpo e tra questi c’è anche la psoriasi.

Più a rischio chi già ne soffre

Le persone che già soffrono di questa malattia sono ovviamente più a rischio: secondo i dati, una su quattro vede peggiorare la problematica dopo aver fatto un tatuaggio. Ma non solo: i tatuaggi possono essere persino l’occasione in cui la psoriasi, rimasta latente per molti anni, si manifesti per la prima volta. A distanza di alcune settimane dal tatuaggio, infatti, è possibile che compaiano i segni classici della malattia, come arrossamento e desquamazione della pelle nell’area trattata.

Casi in aumento

Secondo gli esperti del dipartimento di dermatologia dell’Università Federico II, di Napoli i casi di persone sane che hanno sviluppato la malattia a seguito del tatuaggio sono in continuo aumento. L’introduzione di pigmenti nella cute altera l’equilibrio della pelle e può indurre una reazione infiammatoria locale tutt’altro che lieve. Questa reazione può essere il primo passo verso lo sviluppo della psoriasi anche in persone che non hanno mai avuto sintomi in precedenza. In questi soggetti predisposti il tatuaggio può quindi diventare l’elemento scatenante che attiva il sistema immunitario e lo conduce verso la malattia.

Mix di predisposizione genetica e fattori scatenanti

Si stima che almeno il 10% della popolazione abbia uno o due geni che possono favorire la comparsa della psoriasi, ma solo il 2-3% la sviluppi. È necessario, infatti, che la predisposizione genetica si combini con fattori esterni scatenanti che possono essere, per esempio, farmaci oppure infezioni; anche il tatuaggio si sta rivelando un elemento sempre più spesso coinvolto nell’inizio dei sintomi. Ancora più certo che il tatuaggio possa peggiorare una psoriasi esistente in chi ha già avuto la diagnosi.

Un’infiammazione della pelle

Quando la pelle viene traumatizzata, infatti, nell’area si sviluppa una reazione infiammatoria che dà il via alla malattia, con la comparsa di una nuova lesione proprio in quel punto. Il fenomeno, più probabile se la psoriasi è in una fase instabile, può avvenire, per esempio, a seguito di ferite chirurgiche o ustioni, ma anche dopo l’esposizione ad agenti irritanti o perfino a seguito della puntura di insetti. Il tatuaggio ovviamente è sotto accusa dal momento che la procedura porta alla comparsa di una nuova lesione psoriasica a livello dell’incisione e spesso la malattia si aggrava anche in altre zone del corpo. I pazienti con psoriasi dovrebbero perciò essere adeguatamente informati sui rischi del tatuaggio. Gli esperti raccomandano prudenza, consigliando a chi non vuole in alcun modo privarsi di un tatuaggio di farlo molto piccolo e in una zona poco visibile.

 

 
 
 

da sapere!

In genere, i primi sintomi della psoriasi compaiono nel giro di due-quattro settimane dal tatuaggio, ma sono stati segnalati casi in cui la malattia si manifesta anche più tardi. 

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola le settimane di gravidanza

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Elenco frasi auguri comunione

Elenco frasi auguri compleanno

Elenco frasi auguri cresima

Calcola la data presunta del parto

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Mamma e papà Rh negativo: in gravidanza e dopo il parto si deve fare lo stesso la profilassi?

20/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Se entrambi i genitori sono Rh negativo non ha alcun senso che alla donna venga effettuata la profilassi contro il fattore Rh positivo, viso che il figlio sarà con certezza Rh negativo.   »

Autismo: c’è un’indagine che può accertarlo con sicurezza in gravidanza?

20/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Giorgio Rossi

Come e più di altre anomalie del neurosviluppo, i disturbi dello spettro autistico sono legati a molteplici "errori" genetici. Alcune ricerche hanno indicato più di 1000 geni potenzialmente coinvolti: la complessità del problema non consente di accertarlo con sicurezza durante la gravidanza.   »

Problemi al fegato in età adulta: può dipendere dal fatto di essere figli di cugini di primo grado?

13/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Chi nasce sano e diventa grande senza mai manifestare i sintomi di una malattia ereditaria, può escludere con un certo margine di sicurezza che la comparsa di disturbi a carico del fegato dipendano dal fatto di essere figlio di consanguinei.   »

Dilatazione di un uretere del feto: cosa si deve fare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elsa Viora

In caso di dilatazione delle vie urinarie (uretere, pelvi renale) individuata nel feto con l'ecografia, i protocolli suggeriscono di eseguire alcune indagini, tra cui una valutazione accurata di tutta l'anatomia fetale.   »

Bimba di 3 anni e mezzo che preferisce giocare da sola: si deve indagare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

Una bambina che preferisce giocare da sola può agire secondo il proprio temperamento riservato e riflessivo e non necessariamente perché interessata da un disturbo. L'opportunità di una visita del neuropsichiatra infantile va comunque valutata con l'aiuto del pediatra curante.   »

Fai la tua domanda agli specialisti