Smartphone, tablet e cellulari, “protesi” dei teenager nel cyberspazio

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 24/04/2014 Aggiornato il 24/04/2014

Quasi quattro bambini su 5 negli Usa hanno uno smartphone; il 48% dei ragazzi europei tra i 9 e i 16 anni lo usa ogni giorno per andare nel cyberspazio

Smartphone, tablet e cellulari, “protesi” dei teenager nel cyberspazio

Li chiamano “nativi digitali” e sono i giovanissimi della generazione del cyberspazio, che comprende tablet, cellulari, smartphone e lettori musicali: spopola tra gli adulti e soprattutto tra gli adolescenti che vedono nella tecnologia digitale il prolungamento della propria vita affettiva, familiare e amicale, rendendoli delle vere e proprie “protesi” di un mondo apparente. È un fenomeno sempre più diffuso. E i dati parlano chiaro.

Fenomeno partito negli Stati Uniti…

Quasi quattro bambini su cinque negli Usa possiedono uno smartphone  o un lettore musicale, e il 60% dei dodicenni ha un cellulare personale. Si tratta di numeri che rivelano ormai non solo quanto siano diffusi questi apparecchi nell’infanzia, ma anche che ormai sono un “prolungamento” del loro corpo, un oggetto indossabile che inaugura il corpo “neo-cyborg” dei giovani nativi digitali.

… e arrivato anche in Europa

I dati sono importanti anche in Europa e in Italia. Secondo i recenti dati della ricerca Net Children Go Mobile, finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea, il 53% dei ragazzi europei tra i 9 e i 16 anni possiede uno smartphone e il 48% lo usa ogni giorno per andare nel cyberspazio.

L’allarme degli esperti

L’allarme arriva da Daniele Biondo, psicoanalista della Società psicoanalitica italiana (Spi), che ha presentato un studio sui cosiddetti “nativi digitali”. “Il dispositivo palmare – spiega il dottor Biondo – non è più il semplice cellulare ma una piattaforma complessa per chattare ed essere perennemente collegati alla Rete e al cyberspazio, ascoltare e scaricare musica, giochi, applicazioni, messaggiare – raramente per telefonare, visto che costa troppo – e rappresenta ormai una protesi naturale degli adolescenti e dei bambini. In questo modo si allarga la ‘dimensione pubblica del se – continua Biondo – c’è un’inflazione del pubblico sul privato, la perdita della dimensione privata del se con la pubblicizzazione del tempo privato”.

Senza tecnologia emerge il malessere

Secondo il dottor Biondo quando si toglie a un bambino o un adolescente uno di questi strumenti la reazione è molto forte. “A parte alcuni casi di suicidio – rileva – che sono gli eventi peggiori, molti adolescenti provano una rabbia enorme verso i genitori, quando gli viene tolto lo smartphone o il tablet: lo sentono come un attacco alla propria persona e alla propria crescita, che li lascia senza via di fuga. È come chiedere loro di camminare senza una gamba, proprio perché l’apparecchio è una parte di sé, che lo tiene collegato al gruppo, fuori dalla famiglia’”.

In breve

CONSIGLI PER I GENITORI

I genitori, secondo gli esperti, non devono criminalizzare né il gruppo né internet e la tecnologia né il cyberspazio. “Se sono analfabeti digitali – conclude lo psicoanalista Daniele Biondo – devono farsi iniziare dal figlio e non vivere questo passaggio come una perdita di ruolo. E anche se “analfabeti”, non devono rinunciare al loro ruolo regolatorio e di mediatore tecnologico, lasciando così soli i figli”.

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