Descritta per la prima volta nel 1944 dal medico austriaco Hans Asperger, da cui prende il nome, la Sindrome di Asperger rientra tra le patologie del neurosviluppo, in particolare, nei disturbi dello spettro autistico. In Italia, sono oltre 1,5 milioni le persone che convivono con questa patologia, ma solo il 20% viene diagnosticato e si cura.
Come descritto dall’Istituto Superiore della Sanità, nei bambini la Sindrome di Asperger porta a una maturità emotiva inferiore, solitamente di tre anni, rispetto ai coetanei. Si presenta sovente con l’utilizzo di un vocabolario limitato per descrivere le emozioni, tendenza a isolarsi, sensibilità eccessiva a suoni, sapori o consistenze particolari, ma anche insicurezza nel camminare, difficoltà di apprendimento, interessi insoliti, problematicità nello stringere amicizie.
Tutto questo comporta un alto rischio di sviluppare disturbi dell’umore aggiuntivo o secondario, come depressione, ansia e problemi nel comunicare affetto e amore, così come nel gestire la rabbia. Complicanze che, nel 33% dei casi, portano chi è affetto da Sindrome di Asperger a soffrire di depressione clinica. La difficoltà risiede in gran parte nella gestione delle emozioni, con incapacità di controllarle e incanalarle in modo costruttivo.
Le persone affette da Sindrome di Asperger possono, inoltre, tenere comportamenti ripetitivi che prevedono regole e rituali ripetuti e stereotipati, per creare un ordine tutto loro, necessario a mantenere l’equilibrio. Allo stesso modo, è importante evitare di obbligare i pazienti a svolgere attività poco stimolati, che rischiamo di farli arrabbiare o a non concentrarsi.
Già dal secondo-terzo anno di età è possibile riscontrare interessi speciali di rilevanza clinica, interessi che arrivano a monopolizzare l’attenzione dell’Asperger e che riguardano argomenti atipici come, per esempio, singole parti di un oggetto. Spesso, però, la patologia viene accertata solo con l’avvio del percorso scolastico. È, infatti, con le prime interazioni sociali prolungate con i coetanei che la patologia si manifesta pienamente.
Così come per l’autismo, attualmente non sono state individuate cause certe per la Sindrome di Asperger. Quello che si sa è che condizione genetica e ambiente assumono un ruolo cruciale nel suo sviluppo. La genetica ha rivelato un impatto tra il 40 e il 90%, coinvolgendo verosimilmente oltre un centinaio di geni e regioni genomiche come cause scatenanti.
Come detto, però, ad accrescere il rischio intervengono anche fattori ambientali legati allo stato di salute e all’età genitoriale. Un padre troppo anziano, per esempio, ma anche diabete gestazionale, obesità materna, utilizzo di valproato durante la gravidanza, farmaco usato come anticonvulsivante in chi soffre di epilessia e disturbo bipolare, oltre a problemi perinatali e un intervallo ridotto tra due gravidanze, accrescono la possibilità che il nascituro sviluppi la sindrome.
La diagnosi della Sindrome di Asperger deve essere condotta, attraverso test standard, da un team multidisciplinare di specialisti dei disturbi dello spetto autistico, che si attivano con una valutazione completa del comportamento e dello sviluppo cognitivo, prendendo in esame anche le competenze nell’interazione e le capacità cognitive nella vita di tutti i giorni.
Come per l’autismo, anche la Sindrome di Asperger non prevede un percorso di cura capace di guarire dalla patologia. È, però, sempre più riconosciuta l’importante azione che interventi psicoeducativi specifici svolgono sul decorso del disturbo.
Le raccomandazioni delle linee guida Nazionali, prevedono di lavorare per promuovere le competenze socio-conversazionali, la reciprocità socio-emotiva e il riconoscimento degli stati mentali, anche con terapie di gruppo. Sono, inoltre, raccomandati interventi di terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e progetti di inclusione sociale.
Affinché queste attività terapiche riescano a restituire risultati importanti, è fondamentale diagnosticare con tempestività la Sindrome di Asperger e avviare il percorso educativo fin dai primi anni di vita, garantendo al contempo un adeguato sostegno alla persona nel passaggio verso l’età adulta. La prognosi migliore è quella di lavorare sulle buone competenze cognitive e linguistiche del paziente, facendo in modo che applichi con costanza le sue abilità.
In sintesi
Pur rientrando tra i disturbi dello spetto autistico, la Sindrome di Asperger si differenzia dall’autismo perché chi ne è affetto conserva in larga parte le proprie abilità linguistiche e rivela un funzionamento cognitivo nella norma.
Spesso, una persona affetta da Sindrome di Asperger si esprime utilizzando un vocabolario estremamente ristretto, ma con una tendenza a parlare come un fiume in piena e, solitamente, a gesticolare eccessivamente in modo impacciato e goffo.
Fonti / Bibliografia
- La sindrome di Asperger - ISSLa sindrome di Asperger
- Autismo, disturbi dello spettro autistico - Ospedale Pediatrico Bambino GesùSi manifesta nei primi anni di vita. I genitori possono accorgersi delle difficoltà del bambino di comunicare e dei suoi comportamenti ripetitivi e meccanici