Linguaggio: i bambini sono più precoci di quanto pensiamo

Metella Ronconi A cura di Metella Ronconi Pubblicato il 18/09/2019 Aggiornato il 18/09/2019

Già a 3 anni il linguaggio dei bambini ha una corretta corrispondenza tra parola e oggetto determinato

Linguaggio: i bambini sono più precoci di quanto pensiamo

L’elaborazione del linguaggio che consente una perfetta corrispondenza tra parola e oggetto comincia ben prima di quanto si pensasse. È quanto risulta da uno studio della Princeton University pubblicato sul Journal of Child Language.

Apprendimento visivo e linguaggio

Un pesce rosso è un tipo ben preciso di pesce, non un pesce qualsiasi, e un bassotto è un cane con una determinata forma e caratteristiche, non uno qualsiasi. Secondo la ricerca inglese i bambini  lo sanno già a tre anni. Questo vuol dire che l’apprendimento visivo, il linguaggio e la comprensione del mondo vanno di pari passo a un’età davvero precoce. Adele Goldber, tra gli autori della ricerca, spiega infatti che “I bambini prendono in considerazione il senso degli oggetti che stanno vedendo quando apprendono nuove parole”.

L’effetto pesce palla

La tattica che viene seguita dai bambini per far corrispondere parole e oggetti è stata ribattezzata dal team di ricerca “effetto pesce palla”. Quando i bambini vedono ad esempio un pesce palla, o un fiore poco comune, e imparano una nuova parola che indica questi oggetti, capiscono che i termini si riferiscono a quel tipo specifico di oggetto e non alla categoria più ampia che li comprende, ovvero “pesci” o “fiori”. Molto importante si dimostra quindi il modo in cui gli adulti si rivolgono ai bambini, mostrandogli gli oggetti e utilizzando i termini propri per identificarli accuratamente. I bambini faranno l’associazione e impareranno qualcosa in più, capiranno meglio ciò che li circonda. Se i bambini vedono un pesce non comune e un genitore gli dà il nome corretto, impareranno che si riferisce proprio a quello specifico tipo di pesce.

I test della ricerca

I ricercatori hanno condotto test con alcuni bambini per insegnare loro quattro nuove parole: fep, zak, lat e galt (parole senza significato). Due di queste sono state usate per richiamare oggetti usuali e due per oggetti non usuali. Gli oggetti facevano riferimento a categorie familiari ai bambini: pesci, uccelli, cani e fiori. In ogni test il bambino vedeva nella parte alta dello schermo di un tablet uno o tre esempi di ciascun oggetto, identificato con il termine: “questo è un fep” oppure “questi sono tre fep”. In seguito sotto queste immagini ne apparivano altre dodici: due che corrispondevano all’esempio, due che appartenevano alla stessa categoria e otto che non avevano nulla a che vedere con l’esempio. Il ricercatore chiedeva al bambino di individuare l’esempio tra le nuove immagini: “Riesci a trovare il fep?”. Ad esempio l’immagine guida poteva essere un cane barboncino e in questo modo i ricercatori volevano vedere se per il bambino la parola identificava solo il barboncino oppure si correlava genericamente a tutti i cani. Si è visto che identificavano direttamente il cane barboncino.  

 

 
 
 

DA SAPERE

COME GLI ADULTI
Bambini e adulti imparano nello stesso modo. I test sono stati condotti anche su alcuni studenti del college: sia i bambini che gli adulti elaboravano le nuove parole in modo eguale. Quando qualcuno vedeva un cane inusuale tendenzialmente interpretava quel termine in senso stretto, ovvero come significato specifico di quel tipo di cane e non di “cani” in modo più generico.

Fonti / Bibliografia

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