Le capacità del bambino di 5 anni

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 26/01/2015

A questa età il piccolo è quasi pronto per il grande salto: la scuola. Soprattutto se ha frequentato l'asilo, sa già contare fino a dieci, recitare poesie e filastrocche, disegnare e ritagliare

Le capacità del bambino di 5 anni

Parla in modo corretto

A questa età, in genere, i bambini parlano in modo grammaticalmente corretto: sanno coniugare i verbi (anche se ancora con qualche difficoltà per i tempi verbali), utilizzano le congiunzioni e riescono a pronunciare frasi complete. Inoltre molti bambini sono in grado di riconoscere alcune lettere dell’alfabeto e di scrivere il proprio nome. Alcuni bimbi, se un adulto scrive una parola su un foglio, sanno copiare la successione delle lettere, ma possono ancora avere qualche difficoltà a considerare le lettere come un insieme. Per esempio, possono essere in grado di scrivere e leggere C, A, N, E, ma possono avere dei problemi a capire che queste lettere insieme formano la parola “cane”.

Sa cantare canzoncine e recitare filastrocche

La capacità di memorizzazione si è ulteriormente sviluppata: il bambino ora è in grado di ricordare quasi tutte le parole di una canzoncina e di ripeterle in modo spedito, senza incepparsi. Anche il senso del ritmo e la capacità di orecchiare le melodie sono notevolmente migliorate: il piccolo, quindi, può riuscire a intonare un motivo con discreti risultati. Perfino le sue abilità di “attore” sono più affinate: così ora il bambino non solo riesce a ripetere una filastrocca a memoria, senza troppe esitazioni, ma è perfino in grado di darne una personale interpretazione, “recitandola”.

Migliora la manualità

Il bambino ora muove con più coordinazione il proprio corpo ed è dotato di una maggiore manualità. Per esempio, è in grado di impugnare la matita come un adulto: questo gli permette di disegnare tratti più netti e di essere più preciso nelle sue opere. Inoltre è in grado di usare correttamente un paio di forbicine senza farsi male e ciò rappresenta per lui un grande divertimento: molti bambini amano tagliare giornali e album in tanti piccoli pezzi e poi incollarli secondo un ordine, spesso poco comprensibile, su fogli di carta, realizzando una sorta di “collage”. A questa età i piccoli sono in grado di compiere i primi lavoretti manuali: per esempio, alla scuola materna si cimentano nella produzione di oggetti in cartapesta o con la pasta di sale o nella realizzazione di biglietti di auguri per mamma e papà.

Sa contare fino a dieci

Ormai il piccolo ha preso confidenza con i numeri e, in genere, sa contare almeno fino a dieci, ma spesso anche oltre: ripete i numeri a voce, ma sa anche contare utilizzando le dita delle mani. Inoltre è in grado di contare oggetti o persone reali: per esempio, conta quante mele ci sono sul tavolo o quanti cugini ha. A questa età apprezza anche i giochi nei quali deve collegare una figura che rappresenta più oggetti (per esempio, matite o fragole) con il numero corrispondente (quindi collega sei matite al numero sei, e così via).

Stringe amicizie

A cinque anni un amico è, prima di tutto, un compagno di giochi: non si tratta necessariamente di amicizie durature, con gli amici semplicemente si sta bene e ci si diverte (sarà solo intorno agli otto anni che l’amico diventerà colui con cui si spartiscono bisogni, desideri e interessi). A questa età, il bambino fa amicizia soprattutto con i bimbi che vede più spesso, dai vicini di casa ai compagni della scuola materna, con cui condivide i giocattoli e anche il cibo. L’amico è più un fatto occasionale e casuale che una vera e propria scelta. Di solito, i contatti con i coetanei sono semplici e immediati; oltre a una o due amicizie davvero intime, i bimbi di quest’età hanno molte conoscenze brevi e intense: in questo modo iniziano a sviluppare la capacità futura di intessere relazioni sociali.

Inizia a competere

Con gli amici si gioca, ma anche si litiga: a questa età nascono le prime competizioni per chi va più veloce o ha fatto la costruzione più bella. Nulla di male: in questo modo il piccolo si confronta, mettendo meglio a fuoco l’immagine di se stesso e ponendo le basi della propria autostima. È proprio verso i cinque anni, tra l’altro, che il bambino cerca di risolvere i conflitti verbalmente e non più con aggressioni fisiche. E la riappacificazione è quasi sempre immediata: dopo qualche insulto e pochi minuti di giochi solitari i due litiganti si riavvicinano come nulla fosse successo.

Ha un forte senso di proprietà

È naturale che, a quest’età, il piccolo sia geloso dei suoi oggetti. Il senso di proprietà è molto spiccato perché i bambini considerano i loro giocattoli una sorta di prolungamento di se stessi: per questo è così difficile cederli. I genitori dovrebbero cercare di aiutare i loro figli a essere più generosi, ma senza forzarli: per esempio, prima che arrivi un amichetto, si possono stabilire, insieme al proprio figlio, quali sono i giochi che non vuole proprio prestare o condividere con lui e quali, invece, possono essere ceduti. Va spiegato, inoltre, che il fatto che l’amico giochi con i suoi pupazzi non significa necessariamente che se li porti a casa.

Comincia a capire il senso dei “no”

A questa età il bambino inizia a capire il senso e il valore dei “no” detti dai genitori: sono proprio queste piccole frustrazioni che gli insegnano a gestire le delusioni future, permettono di imparare a controllare gli impulsi e a sopportare le avversità. Dire no al momento giusto significa anche porre delle regole, delle quali i bimbi hanno estremo bisogno per sentirsi sicuri e protetti: al contrario, un bambino che ottiene tutto si sentirà smarrito. Non solo: i limiti aiutano a sviluppare le proprie risorse (se qualcuno soddisfa tutti i capricci del piccolo, lui diventa sempre più fragile). Ben vengano, allora, i no, a patto che siano ragionevoli: per esempio, vanno bene tutti i limiti che garantiscono sicurezza fisica al bimbo (come il divieto di giocare con il fuoco, con i coltelli o con le prese dell’elettricità).

Se è mancino

Si parla di mancinismo quando un bambino preferisce la mano sinistra e, in generale, utilizza soprattutto la parte sinistra del corpo per compiere diverse azioni. Si tratta di una caratteristica piuttosto diffusa: secondo gli esperti, circa il 10 per cento della popolazione sarebbe mancina. Tale predilezione può interessare anche il piede, l’occhio o l’orecchio. Di solito è proprio intorno ai cinque-sei anni che la preferenza diviene definitiva o, in un minor numero dei casi, si conferma un ambidestrismo, cioè il bambino utilizza indifferentemente la mano destra e la sinistra.

Se il bambino è mancino non è il caso di preoccuparsi: nella maggior parte dei casi, si tratta di un fatto naturale, che non ha alcuna influenza sullo sviluppo intellettivo o sulla salute del piccolo. Ciò si spiega con il fatto che il cervello umano è composto da due emisferi, quello destro e quello sinistro: in genere, l’emisfero sinistro è dominante e funge da guida alla parte destra del corpo; nelle persone mancine, invece, è l’emisfero destro a svolgere questo ruolo e a coordinare i movimenti e le funzioni del lato sinistro del corpo.

Tuttavia, sarebbe bene rivolgersi al pediatra perché in alcuni casi (rari) il bambino utilizza la mano sinistra a causa di alcuni problemi (per esempio, disturbi a carico dell’apparato motorio o problemi psicologici come la voglia di imitare un genitore a sua volta mancino).

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