Si tocca il pisellino: come mi devo comportare?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 23/05/2013 Aggiornato il 23/05/2013

  Rappresenta una tappa normale della crescita del piccolo. I genitori non devono preoccuparsi quindi se il bebè si tocca il pisellino

Si tocca il pisellino: come mi devo comportare?

 

È stato il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, a rivelare l’esistenza di una vita sessuale infantile evidenziando la facoltà da parte del bambino di raggiungere un piacere fisico attraverso la stimolazione di determinate parti del corpo (le cosiddette “zone erogene”). Proprio in base alla graduale scoperta di queste zone e all’attenzione loro dedicata egli ha definito anche le tre tappe che a tutt’oggi scandiscono la maturazione sessuale.

Mantenere il controllo

Scoprire che il proprio bambino si tocca il pisellino (anche le femmine si possono toccare i genitali) suscita spesso molto imbarazzo nei genitori e li spinge ad attivare meccanismi di censura che, se eccessivamente repressivi, rischiano di produrre nel bimbo sentimenti di colpa profondi che in alcuni casi possono persistere fino all’adolescenza o addirittura nell’età adulta. Per aiutare il piccolo a vivere più serenamente questo momento delicato, è importante invece che mamma e papà gli trasmettano la sensazione di essere ben consapevoli di quello che egli sta vivendo e che non ne sono affatto preoccupati.  In particolare, le prime volte in cui lo si sorprende mentre si tocca il pisellino, è fondamentale cercare di mantenere il controllo: pur essendo inevitabile un certo disagio bisogna evitare di sgridare il bambino o accusarlo di stare facendo qualcosa di male.

È una fase naturale

Con un linguaggio comprensibile al piccolo è consigliabile cercare di cogliere il momento opportuno per spiegargli che se si tocca il pisellino non deve turbarsi, in quanto è una fase naturale della sua crescita ed è comune a tutti i bambini. È anche importante fargli capire che la sessualità rientra nella sfera dell’intimità e quindi non si dovrebbe “esibire”, pur non essendoci nulla di male nel viverla: a quest’età, infatti, è opportuno che il bambino inizi ad elaborare il senso del pudore. Soltanto se il piccolo ricorre all’autoerotismo troppo di frequente e questa pratica si associa a sentimenti di tristezza, depressione o alla tendenza a isolarsi, è consigliabile rivolgersi a uno psicologo dell’età evolutiva.

 

In breve

LE TRE TAPPE DI FREUD

Come elaborato da Freud, la prima tappa corrisponde alla cosiddetta “fase orale” e interessa la fascia d’età che va dalla nascita a 1 anno: durante questo intervallo di tempo il bimbo ricava piacere fisico dal contatto della bocca con il seno della mamma. Da 1 ai 3 anni di età è invece il momento della “fase anale” nel corso della quale (per lo più dopo i 18 mesi) il bambino acquisisce il controllo degli sfinteri, cioè la capacità di trattenere feci e urina. A procurargli un’intensa sensazione di piacere, in questo caso, sono proprio l’espulsione e la ritenzione dei prodotti del corpo. L’ultima tappa dello sviluppo sessuale infantile è rappresentata dalla “fase fallica”, compresa tra i 3 e i 6 anni di età, in cui il bambino scopre la differenza tra maschi e femmine e avvia la progressiva strutturazione della sua identità sessuale che andrà definendosi nel corso della pubertà. 

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