Gozzo, è scomparso nei bambini

Stefania Lupi A cura di Stefania Lupi Pubblicato il 22/07/2021 Aggiornato il 22/07/2021

Nei bambini in età scolare sembra finalmente essere scomparso il gozzo. Il merito pare essere dell'uso del sale iodato

Gozzo, è scomparso nei bambini

Le ecografie non lasciano spazio a dubbi: il volume della tiroide nei bambini in età scolare evidenzia la scomparsa del gozzo. Inoltre, anche la concentrazione urinaria di iodio fra  i giovani tra gli 11 e i 13 anni mostra il raggiungimento della iodosufficienza. È quanto emerge dal report dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia-OSNAMI dell’Iss in collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo.

Più di 4mila bambini analizzati

L’indagine, condotta su circa 4mila bambini reclutati per valutare l’assunzione di iodio nella popolazione italiana, ha coinvolto 9 Regioni rappresentative del Nord, Centro e Sud  Italia (Liguria, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Calabria, Sicilia).

In diminuzione anche l’ipotiroidismo neonatale

In collaborazione con i Centri di Screening Neonatale per l’Ipotiroidismo Congenito di Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto-Verona e Calabria, inoltre, è stata analizzata la frequenza di valori elevati di TSH neonatale, un marcatore utilizzato per lo screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito in tutti i neonati e che rappresenta un indicatore di nutrizione iodica in epoca neonatale. Anche questo indicatore ha evidenziato un miglioramento con una riduzione dei valori elevati (6.4% nel 2004; 4.9% nel 2018).

Più sale iodato

Un altro importante dato riguarda l’utilizzo del sale iodato in famiglia. Circa il 70% delle famiglie dei bambini reclutati lo utilizza regolarmente. A confermarlo è la seconda edizione del Rapporto Istisan “Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia-Dati 2015-2019” sullo stato nutrizionale iodico della popolazione italiana, che arrivano  a 15 anni dall’approvazione della Legge 55/2005 “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica”, che ha introdotto il programma di iodoprofilassi in Italia regolando la vendita e l’utilizzo del sale iodato, che è un comune sale da cucina ricavato dall’acqua di mare o dalle miniere di salgemma e arricchito, artificialmente o naturalmente, di iodio.

Meno sale in generale

Il successo del programma nazionale di iodoprofilassi, che si basa sull’uso di sale iodato, è stato raggiunto nonostante negli ultimi anni si sia osservata in Italia una riduzione di circa il 12% del consumo di sale nella popolazione, così come dimostrato da un recente studio coordinato dall’ISS. Questa che sembra una contraddizione si spiega con il fatto che la concentrazione di iodio nel sale commercializzato in Italia (30 mg/kg) è sufficiente a contrastare l’impatto di tale riduzione.  

 
 
 

Da sapere

MAGGIORI INFORMAZIONI NELLE SCUOLE

“Questo traguardo è importante – spiega Antonella Olivieri, responsabile dell’Osnami -. Tuttavia per consolidare il programma nazionale di iodoprofilassi il percorso è ancora lungo. Per questo motivo è necessario garantire la sostenibilità di questo importante programma di prevenzione. E per farlo occorrerà mettere in atto una incisiva azione di formazione sull’importante tema della prevenzione dei disordini da carenza iodica non solo diretta alle nuove generazioni di medici, nutrizionisti e dietisti, ma anche agli studenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado”.

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