Il bimbo fa la pipì a letto? Ecco come aiutarlo

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi Pubblicato il 23/07/2019 Aggiornato il 23/07/2019

L’enuresi notturna è una condizione che può essere affrontata con successo. Se il bimbo fa la pipì a letto niente rimproveri, ma tanto sostegno

Il bimbo fa la pipì a letto? Ecco come aiutarlo

A differenza di ciò che si pensa comunemente, l’enuresi notturna, ossia la pipì a letto, non è una condizione rara. Solo in Italia, interessa il 12-15% dei bambini di cinque anni e il 5% di 10 anni, con una frequenza doppia nei maschietti rispetto alle femminucce. A dirlo è una recente indagine condotta dalla Società italiana di pediatria su circa 10mila bambini di età compresa fra i 5 a i 14 anni e presentata durante il 75° Congresso Italiano che si è tenuto di recente a Bologna.

Non è colpa solo dei geni

Si parla di enuresi notturna quando il bambino di età superiore ai cinque anni fa la pipì a letto per più di due volte alla settimana, per almeno tre mesi consecutivi. Se il bimbo è più piccolo, non si tratta di enuresi: solo a cinque anni, infatti, si acquisisce il completo controllo degli sfinteri, per cui prima è normale fare la pipì a letto. Alla base c’è sicuramente una predisposizione genetica: infatti, i bambini con genitori che hanno sofferto di enuresi presentano il 70% delle probabilità di soffrirne a loro volta. Tuttavia, anche l’ambiente in cui il piccolo vive e altri fattori comportamentali sono importanti. “Oltre alla predisposizione genetica, l’enuresi può avere origine da disfunzioni ormonali, disturbi del sonno e immaturità della vescica” spiega Pietro Ferrara, referente Sip per il maltrattamento e abuso.

Non va sottovalutata

L’enuresi notturna non è una condizione che mette a rischio la salute del bambino. Tuttavia, può avere effetti negativi, anche profondi, sul benessere, l’autostima e il comportamento del bambino. Può compromettere anche le interazioni sociali e la vita emozionale e può disturbare il sonno, finendo col causare stanchezza e nervosismo diurni e interferire con le performance scolastiche. Per questo non va assolutamente sottovalutata. I genitori non devono provare vergogna e imbarazzo se il loro bimbo fa la pipì a letto, anzi è importante che si confrontino con il pediatra.

No ai rimproveri

I genitori non devono nemmeno sgridare o far sentire in colpa il bimbo che fa la pipì a letto. Dall’indagine, è emerso che nel 51,5% dei casi mamma e papà puniscono il bimbo, con rimproveri (60%), lasciando il letto bagnato (18%), svegliandolo più volte durante la notte per fargli fare la pipì (7%) o addirittura infliggendogli misure disciplinari (5%). È sbagliato. “È fondamentale non punire il bambino ma comprenderlo e sostenerlo” conferma il dottor Pietro Ferrara.

Il decalogo degli esperti

Ecco i consigli degli esperti della Sip per affrontare al meglio il problema dell’enuresi notturna.

 

1.     Cercare di avere un dialogo sereno con il proprio figlio, condividendo anche la propria eventuale esperienza a riguardo.

2.     Rassicurarlo e dargli supporto.

3.     Non rimproverarlo, colpevolizzarlo, punirlo o deriderlo, soprattutto in presenza di altre persone.

4.     Prestare attenzione alle sue richieste più o meno esplicite di aiuto.

5.     Non vietargli di dormire fuori casa, anzi incoraggiarlo.

6.     Affrontare il problema senza perdere la calma, insieme al bambino, in modo che partecipi attivamente alla terapia.

7.     Coinvolgerlo nella pulizia quando bagna il letto, allo scopo di responsabilizzarlo.

8.     Non usare il pannolino.

9.     Non sollecitare il bambino a svegliarsi per andare in bagno.

10.  Seguire i consigli comportamentali forniti dal pediatra.

 

 

 
 
 

Da sapere!

Per aiutare il bambino che soffre di enuresi notturna è bene non offrirgli troppo da bere nelle ore serali e, per la cena, prediligere cibi poco salati, frutta e verdura e ridurre il consumo di sostanze eccitanti (come cola e cioccolato) e di formaggi stagionati.

 

Fonti / Bibliografia

  • SIP - Società Italiana di PediatriaLa Società Italiana di Pediatria promuove e tutela la salute fisica e psichica del neonato, del bambino e dell’adolescente, di ogni cultura ed etnia
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