Obesità infantile: qual è la causa dell’effetto yo-yo? La nuova scoperta

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi Pubblicato il 15/11/2022 Aggiornato il 15/11/2022

I bambini colpiti da obesità infantile che perdono peso rapidamente rischiano poi di recuperarlo altrettanto velocemente. Il che non è esente da rischi. Cosa si è scoperto

l'obesità infantile è un rischio per la salute

L’obesità infantile è una malattia sempre più dilagante, soprattutto in Italia: secondo l’ultimo report di OKkio alla Salute del Ministero della Salute, infatti, nel nostro Paese il 20,4% dei bambini è in sovrappeso e il 9,4% è obeso. Per non rischiare pericolose conseguenze, è importante perdere peso il prima possibile: una sfida non semplice, anche perché non di rado si va incontro al cosiddetto effetto yo-yo, ossia a un veloce recupero dei chili persi. Un nuovo studio, però, potrebbe aiutare a scongiurare questa eventualità: avrebbe scoperto, infatti, la causa del fallimento della fase di mantenimento.

Quando si parla di obesità infantile?

Per stabilire se un bambino pesa troppo, i pediatri utilizzano delle carte analitiche divise per sesso e per età, che si basano sull’indice di massa corporea o BMI, un valore ottenuto dividendo il peso corporeo espresso in chilogrammi per l’altezza in metri al quadrato. Il BMI viene poi messo in relazione con le tabelle dei percentili,  ossia dei grafici che riuniscono i valori percentuali di peso e altezza dei bambini, distinti per sesso ed età. Si parla di eccesso di peso con un BMI superiore all’85° centile e di obesità quando il BMI è superiore al 97° centile.

Cosa vuol dire effetto yo-yo?

È importante che in caso di sovrappeso si intervenga per aiutare il bambino a perdere peso. Il dimagrimento, però, non è l’unico obiettivo da raggiungere: è importante anche evitare l’effetto yo-yo, ossia evitare che il bambino, dopo essere dimagrito, recuperi velocemente i chili persi e talvolta anche di più. Secondo un nuovo studio condotto da un team di ricercatori statunitensi, del Seattle Children’s Hospital, e pubblicato sulla rivista The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, i bambini che sono più a rischio di ingrassare nuovamente sono quelli che dimagriscono rapidamente.

La ricerca ha coinvolto 28 bambini obesi, di età compresa fra i 9 e gli 11 anni, e 17 bambini normopeso. I primi sono stati invitati a seguire un programma dimagrante di 24 settimane, mentre i secondi non sono stati sottoposti ad alcuna specifica dieta. I componenti del primo gruppo sono riusciti a perdere peso, ma alcuni l’hanno ripreso in poco tempo mentre altri no. Gli autori hanno sottoposto i partecipanti a una risonanza magnetica funzionale mentre osservavano immagini di alimenti ipercalorici. Ebbene, nei bambini che dopo essere dimagriti sono nuovamente ingrassati si è notata un’elevata attivazione delle aree cerebrali legate all’appetito, anche dopo i pasti. Gli esperti hanno concluso che quando la perdita di peso avviene in maniera rapida, entro 24 settimane, cervello e intestino non riescono a sincronizzarsi: anche se gli ormoni intestinali inviano segnali di sazietà al cervello, questo non riesce a spegnere il senso della fame, di conseguenza i bambini sono spinti a ipernutrirsi, recuperando i chili persi. Saranno necessari nuovi studi, però, per confermare queste ipotesi.

 

 

 
 
 

In sintesi

Cosa provoca l’obesità infantile?

Un ruolo molto importante è ricoperto dallo stile di vita del bambino, in particolare dalla sedentarietà e dalla dieta scorretta.

Quali sono le conseguenze dell’obesità infantile?

Un bambino obeso corre tutta una serie di rischi: l’accumulo di grasso nelle cellule adipose e in alcuni organi, in primis fegato, cuore, pancreas, surreni può arrivare a compromettere la funzione e la salute di queste e di altre parti dell’organismo, sia nel lungo sia nel breve periodo, causando una serie di malattie di diversa entità e pericolosità.

 

Fonti / Bibliografia

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