Affrontare l’autismo è più semplice se si scopre in età precoce

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo Pubblicato il 28/06/2021 Aggiornato il 28/06/2021

Affrontare l’autismo cogliendo i segnali fin dai primi anni permette di ottenere migliori risultati nello sviluppo del bambino

Affrontare l’autismo è più semplice se si scopre in età precoce

L’autismo è un disordine neurobiologico che provoca una sindrome comportamentale caratterizzata da difficoltà di interazione sociale, atteggiamenti stereotipati e ripetitivi, problemi nel cogliere le emozioni altrui e difficoltà nel gestire le proprie. Sono state avanzate molte teorie per spiegarne l’origine, da quelle affettive alle neurobiologiche, dalle comportamentali alle ambientali. Sicuramente è dovuto a un’alterazione nel processo di formazione del sistema nervoso. Ecco come affrontare l’autismo.

Accorgersene per tempo

Al momento non esiste un modo per prevenire il disturbo e non è disponibile nemmeno una cura vera e propria. È, però, possibile affrontare l’autismo in modo più efficace e portare il bambino a un deciso miglioramento se i segnali vengono diagnosticati in età precoce. Per i genitori è doloroso arrivare alla consapevolezza che il proprio figlio ha un problema, ma affrontare l’autismo nei primi anni di vita, cogliendo anche segnali “banali” significa garantirgli un migliore inserimento nella vita sociale, un corretto sviluppo cognitivo e linguistico, una riduzione dei sintomi e una adeguata comunicazione con l’ambiente circostante.

A che cosa prestare attenzione

Alcuni segnali precoci dell’autismo possono essere individuati già nei primi anni di vita e in questo è essenziale il ruolo dei genitori, degli educatori e di chi in generale trascorre molte ore al giorno con il bambino. A un anno di età, per esempio, può avere problemi di autismo un bimbo che ha lo sguardo sfuggente, che tende a evitare il contatto fisico, che non ama essere preso in braccio, cui manca il sorriso “sociale”, ossia suscitato da persone o circostanze attorno a lui. A due anni, non si devono ignorare segnali come tendenza a stare per conto proprio, non rispondere se si è chiamati, a richieste insistenti di attenzione più che di condivisione, assenza di gesti per chiamare e comunicare. Questi sospetti vanno condivisi con il pediatra, che potrà approfondire a propria volta ed eventualmente suggerire un consulto con uno specialista.

I possibili trattamenti

Una cura vera e propria non esiste, ma è possibile affrontare l’autismo in diversi modi per permettere al bambino un buon recupero emotivo, linguistico e di interazione sociale. Si possono, per esempio, utilizzare giochi per aumentare l’empatia e le capacità di comunicare le proprie emozioni, diventando via via più abili a percepire quelle altrui. È poi importante l’intervento cognitivo-comportamentale, ovviamente adeguato all’età del bambino per insegnargli a gestire le emozioni e il comportamento nelle situazioni che gli causano disagio. La psicomotricità è di aiuto per aumentare la consapevolezza della propria fisicità, anche per un buon rapporto con gli altri. L’obiettivo è stimolare l’indipendenza e migliorare le capacità affettive e cognitive.

 

 
 
 

Da sapere!

Per l’autismo non esistono farmaci, ma l’Istituto europeo di oncologia di Milano hanno scoperto che gli inibitori degli enzimi istone deacetilasi, farmaci originariamente usati contro il tumore, potrebbero controbilanciare gli effetti delle alterazioni genetiche responsabili di una particolare forma di autismo serio.

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