Anoressia e disturbi alimentari: la parola all’esperta

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 31/01/2012 Aggiornato il 31/01/2012

La dottoressa Pamela Pace risponde alle domande su anoressia e disturbi alimentari: un buon rapporto con il cibo è importante fin da piccoli

Anoressia e disturbi alimentari: la parola all’esperta

L’anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che riguarda la sfera psichica e si manifesta principalmente con il rifiuto del cibo. Le ragazze scelgono deliberatamente di smettere di mangiare. Riuscire a diagnosticare in fretta il disturbo e intervenire con un corretto approccio medico è fondamentale per scongiurare pericolosissimi rischi per la salute delle adolescenti. Per avere un quadro più chiaro e completo della malattia abbiamo intervistato la dottoressa Pamela Pace, esperta di disturbi del comportamento alimentare anche dell’età infantile.

Quando si parla di anoressia si allude a una malattia che colpisce soprattutto il sesso femminile.

Sì, l’anoressia è una malattia frequente soprattutto nel sesso femminile. L’ossessione dell’immagine è infatti particolarmente frequente tra le donne di ogni età, forse perché dalle donne si pretende la bellezza, prima ancora che l’intelligenza, l’abilità, la simpatia, il fascino. E bellezza ai nostri giorni significa innanzitutto magrezza. Negli ultimi anni si sono riscontrati però casi di anoressia anche tra i maschi.

È vero che negli ultimi anni sono aumentati i casi di anoressia in età infantile?

Sì, negli ultimi anni si è evidenziato tra i bambini anche molto piccoli un preoccupante aumento dell’utilizzo del cibo come mezzo per comunicare un malessere emotivo. Non a caso, la soglia di insorgenza dei disturbi alimentari si è abbassata moltissimo: oggi è intorno ai 9-10 anni, mentre fino a una decina di anni fa simili problemi comparivano quasi esclusivamente dopo l’ingresso nell’adolescenza  (intorno ai 14 anni).

Cosa possono fare i genitori per prevenire il problema?

Innanzitutto devono acquisire la piena consapevolezza che il comportamento alimentare investe la sfera affettiva e della vita di relazione. Ecco perché è importante stare attenti alle esigenze emotive del figlio, soprattutto quando l’atteggiamento del bambino con il cibo diventa in qualche modo anomalo. È importante fin dai primi mesi di vita non trasformare il cibo in un’arma di ricatto (se non mangi non ti voglio più bene) o in un mezzo per punire o premiare (se mangi tutto ti compro un giocattolo; se non mangi non avrai nessun regalo). Tutti i genitori dovrebbero sempre ricordare che insistere, oltre a produrre quasi sempre l’effetto contrario a quello sperato (l’insistenza genera resistenza), pone le basi per un cattivo rapporto tra il bambino e il cibo. Naturalezza e niente ansia da parte dei genitori sono fondamentali.

Quali sono i sintomi con cui i disturbi del comportamento alimentare si manifestano inizialmente nelle bambine?

Il rifiuto del cibo in età infantile si esprime quasi sempre con queste affermazioni: “Ho nausea”; “Ho mal di pancia”. In pratica le bambine usano come scusa per non mangiare un malessere fisico. Si può ipotizzare un disturbo del comportamento alimentare (che deve essere uno specialista a confermare) se si presenta anche la preoccupazione per la propria immagine e l’ansia di essere grassa.

Come bisogna affrontare il problema anoressia nei bambini?

Non esistono purtroppo regole universali valide per tutti. In generale, conviene parlare con il pediatra, perché in primo luogo va escluso ogni problema di salute in senso stretto. Dopodiché il pediatra stesso potrà richiedere un consulto con uno psicologo dell’età evolutiva. 

In breve

"Bellezza ai nostri giorni significa innanzitutto magrezza"

“Per prevenire il problema dell’anoressia – spiega la dottoressa Pace  – i genitori devono acquisire la piena consapevolezza che il comportamento alimentare investe la sfera affettiva e della vita di relazione. Ecco perché è importante stare attenti alle esigenze emotive del figlio, soprattutto quando l’atteggiamento del bambino con il cibo diventa in qualche modo anomalo. È importante fin dai primi mesi di vita non trasformare il cibo in un’arma di ricatto”.

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