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L’elenco delle conseguenze negative dell’obesità infantile è già lunghissimo. Ma, a quanto pare, è destinato a estendersi sempre più. Agli effetti fisici, infatti, bisogna aggiungere anche quelli sulla mente, in particolare sulle capacità di pensare. Questo, perlomeno, è quanto suggerisce un recente studio condotto da un team di ricercatori americani, dell’University of Michigan State, pubblicato sulla rivista “Cerebral Cortex”.
Test cognitivi per i bambini
La ricerca ha riguardato 74 bambini e bambine di età compresa fra i sette e i nove anni. Tutti sono stati sottoposti a una serie di test cognitivi, per analizzare la capacità di pensiero e di risolvere i problemi, e a una risonanza magnetica cerebrale. Inoltre, gli autori hanno misurato il loro indice di massa corporea, per capire quanti di loro fossero in sovrappeso. Lo scopo era capire se la presenza di obesità infantile si associasse a un deficit di alcune funzioni cerebrali.
Bassi risultati con Imc alto
Dall’analisi dei risultati, è emerso che circa la metà dei bambini aveva un alto Indice di massa corporea (Imc). Ebbene, questi bimbi, rispetto agli altri, hanno ottenuto risultati peggiori nei test cognitivi. Nel dettaglio, si è osservato che nei soggetti che presentavano obesità infantile i tempi di reazione erano più lunghi del 7% in un primo test cognitivo e del 15% in un secondo test. Inoltre, il gruppo dei “grassi” rispondeva con maggiore frequenza in maniera sbagliata rispetto a quello dei magri.
Gli esami confermano
Infine, la risonanza magnetica ha rivelato che i processi cognitivi nella corteccia prefrontale e in quella cingolata anteriore erano meno sviluppati nei bimbi sovrappeso. Gli autori hanno, perciò, concluso che l’obesità infantile si associa a una maggiore lentezza nelle prove cognitive, in particolate nella capacità di pensare e risolvere problemi, e a processi di pensiero meno “affinati”.