Troppo fruttosio può causare il fegato grasso

Lorenzo Marsili A cura di Lorenzo Marsili Pubblicato il 08/04/2021 Aggiornato il 08/04/2021

Fruttosio sì, ma con moderazione o si rischia il fegato grasso. Attenzione a fichi secchi, datteri e soprattutto bibite alla frutta confezionate

Troppo fruttosio può causare il fegato grasso

Mangiare frutta è uno dei tasselli chiave di qualsivoglia dieta sana ed equilibrata. Come per ogni cosa, però, anche con la frutta occorre non esagerare. Un consumo eccessivo di fruttosio può, infatti, provocare la Nafld (Nonalcoholic Fatty Liver Disease). Si tratta della steatosi epatica non alcoolica, meglio conosciuta come sindrome del fegato grasso.

Legame antico conosciuto già dagli Egizi

A rivelare il legame tra fruttosio e fegato grasso è uno studio della Scuola di Medicina della California University of Science and Medicine, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Metabolism. È anche vero, però, che già gli antichi Egizi conoscevano questo legame. Infatti, utilizzavano frutta secca come i datteri per far ingrassare il fegato delle anatre e realizzare, quello che potremmo ipotizzare fosse una specie di “foie gras”.

L’effetto del fruttosio

Stando ai dati ricavati dai ricercatori californiani questa azione del fruttosio sul fegato è spiegata da una particolare azione degli zuccheri della frutta sul nostro organismo. Di fatto, il fruttosio ha un effetto negativo sul fegato solo nel momento in cui raggiunge l’intestino. Infatti, durante questo passaggio, gli zuccheri vanno a svolgere un’azione di disturbo sulla barriera epiteliale che protegge gli organi interni dalle tossine.

Attenzione alle bibite

Il consiglio, come spiega Michael Karin ricercatore tra le prime firme dello studio, è quello di mangiare con moderazione frutta secca come fichi e datteri, che sono ricchissimi di fruttosio, e quindi letteralmente una manna per il fegato grasso. Al contempo, rivela l’esperto, sarebbe opportuno ridurre il consumo di bibite con alte percentuali di fruttosio, come molti succhi di frutta confezionati. All’aumento del consumo di questo tipo di bevande si può, infatti, ricollegare l’esplosione di casi di Nafld a cui stiamo assistendo negli ultimi anni.

Alle dosi giuste

La cosa interessate, fa notare il ricercatore, è che dai dati raccolti è emerso come l’assunzione controllata e misurata di fruttosio non presenti gli stessi effetti negativi, evidenziati invece da consumo eccessivo e prolungato. Anzi, un consumo equilibrato di frutta, fa sì che il fegato tolleri senza problemi il fruttosio. In poche parole, evitare il consumo eccessivo e a lungo termine di fruttosio permette di azzerarne i rischi, con tutti i benefici che solo la frutta può fornirci.

 
 
 

Da sapere

Circa il 10% dei casi di fegato grasso viene rilevato nei bambini, specie in concomitanza con obesità infantile.

Fonti / Bibliografia

  • Fructose stimulated de novo lipogenesis is promoted by inflammation | Nature MetabolismBenign hepatosteatosis, affected by lipid uptake, de novo lipogenesis and fatty acid (FA) oxidation, progresses to non-alcoholic steatohepatitis (NASH) on stress and inflammation. A key macronutrient proposed to increase hepatosteatosis and NASH risk is fructose. Excessive intake of fructose causes intestinal-barrier deterioration and endotoxaemia. However, how fructose triggers these alterations and their roles in hepatosteatosis and NASH pathogenesis remain unknown. Here we show, using mice, that microbiota-derived Toll-like receptor (TLR) agonists promote hepatosteatosis without affecting fructose-1-phosphate (F1P) and cytosolic acetyl-CoA. Activation of mucosal-regenerative gp130 signalling, administration of the YAP-induced matricellular protein CCN1 or expression of the antimicrobial peptide Reg3b (beta) peptide counteract fructose-induced barrier deterioration, which depends on endoplasmic-reticulum stress and subsequent endotoxaemia. Endotoxin engages TLR4 to trigger TNF produc...
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