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Fra gli 8 e i 24 mesi di età, il bambino può manifestare quella che viene definita come ansia da separazione o paura dell’abbandono. Si tratta di una tappa normale del processo di sviluppo che si manifesta con pianti e urla quando il piccolo viene separato dalle figure di riferimento, in genere mamma e papà.
Nella maggior parte dei casi, il disagio diminuisce gradualmente man mano che il bimbo acquisisce fiducia e autonomia. I genitori possono aiutare il figlio con piccoli rituali rassicuranti, separazioni graduali e mostrando calma e sicurezza. Se però l’ansia diventa molto intensa o persiste, interferendo con la vita quotidiana, è consigliabile chiedere supporto.
Le varie fasi fino ai 2 anni
Questa fase di crescita solitamente inizia intorno agli otto mesi, raggiunge il picco tra i 10 e i 18 mesi, e si risolve entro i 24-36 mesi. Dopo un primo periodo di completa fusione e simbiosi con la persona che più di tutte si è presa cura di lui, in genere la mamma, attorno ai 6-8 mesi il bambino dà avvio a un graduale processo di separazione e autonomia.
Acquisisce maggiore consapevolezza del proprio corpo e inizia a rendersi conto di essere un’identità distinta rispetto a lei, riconoscendola nella sua unicità. Ecco perché quando la mamma si allontana, il bambino si dispera. In generale, il legame di attaccamento con tutti i caregiver si struttura sempre di più, diventando più profondo e forte, e i bambini tendendo a sentirsi spaventati e insicuri quando sono separati da loro.
Oltretutto, in questa fase il bebè comincia a distinguere fra volti famigliari e volti estranei, e spesso quando si trova di fronte un viso sconosciuto scappa, si nasconde e piange, aggrappandosi ai genitori. Gli esperti parlano di paura degli estranei.
Queste reazioni sono amplificate dal fatto che a 8-10 mesi il piccolo non ha ancora sviluppato pienamente il concetto di permanenza dell’oggetto, ossia la capacità di immaginare una persona o una cosa che non sono fisicamente presenti: se non vede il genitore, crede che non esista più. È solo con la crescita che acquisisce la consapevolezza che i genitori continuano a vivere anche quando non sono visibili direttamente.
Quali sono i sintomi evidenti
I segnali che possono indicare la presenza di ansia da separazione nei bambini piccoli includono:
- pianto inconsolabile quando il genitore si allontana
- rifiuto di lasciare andare il genitore (il bambino può aggrapparsi alle sue gambe o buttarsi a terra)
- rifiuto di rimanere con altre persone (nonni, babysitter, educatori)
- pianti e disagio di fronte a un estraneo
- difficoltà ad addormentarsi senza la presenza del genitore
- incubi o risvegli notturni
- sintomi fisici come mal di pancia o mal di testa nei bimbi più grandi.
Quanto dura
L’ansia da separazione ha una durata variabile da bambino a bambino. In genere, si manifesta in modo più intenso per alcune settimane o mesi e poi diminuisce gradualmente.
Tuttavia, in alcuni casi, può ripresentarsi in momenti di cambiamento, come l’inserimento al nido, l’inizio della scuola materna o la nascita di un fratellino. Se persiste oltre i quattro anni, è molto intensa o interferisce con la vita quotidiana, può essere utile chiedere un confronto con un pediatra o uno psicologo infantile.
Cosa fare
L’ansia da separazione è una tappa essenziale per lo sviluppo dell’identità personale e dei rapporti sociali del bambino. Il fatto che sia normale e sana però non significa che sia facile da vivere.
Per i genitori può essere molto difficile vedere il figlio disperato e in lacrime quando devono andare al lavoro e lasciarlo al nido o alla baby sitter. Non esiste una ricetta magica per supportarli: molto dipenderà dalla storia del bambino, dalla sua età, dal legame sviluppato con la mamma e le altre figure di riferimento, dal contesto.
Sicuramente è utile rassicurare il figlio con le parole e con gesti affettuosi, non negandogli mai un contatto fisico. È anche fondamentale che mamma e papà siano i primi a fidarsi degli altri. Se ogni volta che devono uscire di casa non sanno a chi lasciare il bambino perché credono che nessuno sia in grado di accudirlo dovrebbero cercare di cambiare atteggiamento per non trasmettergli insicurezza.
Ecco qualche strategia da mettere in pratica:
- Se possibile, abituare il bambino a stare con altre persone fin da quando è piccolo. All’inizio con presente anche la mamma che, poi, gradualmente, potrà allontanarsi
- Se la mamma deve rientrare al lavoro, prepararlo con gradualità al distacco: iniziare ad abituare il piccolo a stare con la persona che si prenderà cura di lui con largo anticipo. All’inizio lasciarlo solo per brevi periodi, aumentando il tempo poco a poco
- Proporre spesso al piccolo giochi come il cu-cu e bubusette, che si basano proprio sull’andare/tornare
- Quando la mamma deve andare in un’altra stanza per poco tempo (ovviamente potendo lasciare il piccolo in sicurezza), informarlo su dove sta andando e rassicurarlo sul fatto che tornerà presto
- Leggere libri per bambini che affrontano questa tematica
- Creare rituali rassicuranti da ripetere a ogni distacco, per esempio salutare sempre con un gesto o una frase affettuosa prima di andare via
- Mostrarsi sereni: i bambini percepiscono le emozioni dei genitori. Mostrare tranquillità e fiducia li aiuta a sentirsi al sicuro
- Dare al piccolo un oggetto transizionale: un pupazzo, un lenzuolino o una copertina che ricorda la casa e i genitori e che si può portare sempre con sé può essere di conforto
- Spiegare cosa succederà: anche se il bimbo è ancora piccolo, è bene dirgli con tono gentile e delicato ma fermo che di lì a poco si uscirà. Una comunicazione empatica e attenta alle emozioni è sempre d’aiuto
- Evitare bugie o sparizioni improvvise: andare via di nascosto aumenta l’insicurezza del bambino
- Chiedere alla persona che sta con il bambino di intrattenerlo e catturare il suo interesse, e poi salutarlo
- Se ha paura degli estranei, i genitori devono dare il buon esempio, mostrandosi amichevoli con le persone in questione e facendo il primo passo verso di loro. Sì anche a tenere il bambino in un luogo sicuro mentre acquisisce sicurezza, per esempio in braccio, e cercare di tranquillizzarlo, parlandogli e accarezzandolo.
Foto di copertina di Myriams-Fotos via Pixabay
In breve
L’ansia da separazione è una fase normale dello sviluppo, che si manifesta quando il piccolo prova paura al momento di allontanarsi dalle figure di riferimento. Di solito compare tra gli otto mesi e i due-tre anni quando il bambino inizia a comprendere che la mamma e il papà possono andare via, ma non ha ancora la certezza che torneranno. I segnali più comuni sono pianto, resistenza a rimanere con altre persone, difficoltà ad addormentarsi e talvolta piccoli disturbi fisici come mal di pancia. Per aiutare il bambino ad acquisire sicurezza e autonomia sono utili i distacchi graduali, i rituali rassicuranti e gli oggetti transizionali, come peluche o copertina, da fargli portare sempre con sé.