Apnee bambini nel sonno: cosa fare per migliorarle?

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi Pubblicato il 26/08/2022 Aggiornato il 26/08/2022

Considerato erroneamente un disturbo degli adulti, il russamento interessa invece molti bambini e spesso nasconde un problema più serio legato alle apnee notturne

i bambini possono soffrire di apnee del sonno

Il disturbo del respiro più comune nell’infanzia è sicuramente il russamento, ossia il rumore che il bambino emette mentre dorme, dovuto al passaggio veloce dell’aria in un condotto ristretto (bocca o naso). In alcuni casi, si tratta di un fastidio transitorio, dovuto per esempio a un raffreddore, un’infiammazione temporanea delle tonsille o una rinite allergica. Nel 10% dei casi, invece, il russamento nei bambini è abituale: è presente cioè per diverse notti (almeno tre alla settimana) e non è dovuto a una condizione temporanea.

L’apnea notturna è pericolosa per i bambini?

Il russamento abituale non va mai sottovalutato. Anche se nella stragrande maggioranza dei bambini è innocuo e non provoca conseguenze importanti, in una minoranza di casi può essere un campanello di allarme significativo riguardo la presenza della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, detta anche Osas. Tutti, fra un atto respiratorio e l’altro, fanno una brevissima pausa. Nei bambini che soffrono di apnee, però, questa pausa si prolunga più del normale. Si parla di apnee notturne, infatti, quando si verifica un arresto del respiro di almeno 10 secondi, con conseguente diminuzione nel sangue di ossigenazione.

Cosa sono le apnee centrali?

Gli esperti distinguono fra apnee centrali e apnee periferiche.

  • Le prime sono più serie, in quanto caratterizzate da un arresto dei movimenti del torace e dell’addome. Sono però più rare e tipiche dei bambini che soffrono di sindromi genetiche o patologie neurologiche.
  • Nelle apnee periferiche, quelle più comuni, il torace e l’addome cercano di muoversi, ma incontrano un ostacolo: in genere, un’ipertrofia tonsillare. In pratica, le tonsille sono talmente infiammate e ingrossate da ostacolare il passaggio dell’aria attraverso la gola. Questa condizione, a sua volta, è correlata all’immaturità del sistema immunitario (nei primi anni di vita, gran parte delle difese sono concentrate nelle tonsille), a una predisposizione genetica o all’esposizione a virus e batteri.
    Perché le persone obese russano?

    Di recente è stata presa in considerazione un’altra possibile causa delle apnee notturne: l’obesità, peraltro sempre più diffusa anche in età infantile. Il grasso che si deposita attorno al collo provoca, infatti, un restringimento parziale della faringe, ostacolando il passaggio corretto dell’aria. Inoltre, aumentano sia la velocità con cui l’aria attraversa le vie respiratorie sia le vibrazioni dell’ugola e del palato molle, che a loro volta portano al russamento. Tutti questi fenomeni favoriscono la comparsa delle apnee notturne.

    Altri fattori di rischio
    Ci sono poi altri fattori di rischio che aumentano le probabilità di soffrire di questa malattia. I tre più comuni sono:

  •  malformazioni delle vie aree: i disturbi del respiro si manifestano in genere nel primo anno di vita ma, in alcuni casi, già immediatamente dopo la nascita;

  •  reflusso gastroesofageo: si tratta di un problema tipico dei neonati, in particolare fra i quattro e gli otto mesi di vita;

  •  ipertrofia del tessuto linfatico delle adenoidi: tale condizione, come l’ipertrofia tonsillare, è caratteristica soprattutto dei primi anni di vita (in particolare dai due ai cinque).

 

Cosa provoca l’apnea notturna nei bambini?

La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è una malattia importante, che può avere serie ripercussioni fisiche e psicologiche, soprattutto se prolungata nel tempo senza adeguato trattamento.
La più ovvia è la frammentazione del sonno: il bambino non riesce a riposare a sufficienza e quindi è facilmente soggetto a stanchezza diurna, irritabilità, irrequietezza. Questo non fa che peggiorare la vita scolastica, familiare e relazionale.
Deficit di attenzione
Il sonno, poi, serve al cervello per rielaborare le esperienze vissute durante la giornata e affinare i processi mnemonici: se il piccolo dorme male, può avere scarso rendimento scolastico, difficoltà di attenzione e scarsa concentrazione. Questo spiega perché il bambino con Osas venga spesso scambiato per un bambino iperattivo, che non riesce a stare fermo, è aggressivo, va male a scuola, è irrequieto. Infatti, se l’adulto che dorme male a cause delle apnee tende a essere narcolettico e poco reattivo di giorno, nel bambino questo disturbo si manifesta in maniera opposta, scatenando ipereccitazione.
Maggiore vulnerabilità
Le apnee notturne possono causare effetti anche a livello fisico. Innanzitutto, se il sonno è frammentato o insufficiente, nel lungo periodo il cervello può andare incontro a ipossia, ossia a un’insufficiente ossigenazione, con diminuzione del suo funzionamento e delle facoltà intellettive.
Può poi subentrare poi un calo nei livelli del Gh, l’ormone della crescita, sintetizzato proprio durante le fasi di sonno profondo. Di conseguenza, i bambini possono andare incontro a problemi di accrescimento. Nella fase del sonno profondo vengono prodotte le citochine, sostanze di difesa. Se questa fase è scarsa, le citochine diminuiscono: l’organismo, di conseguenza, è più vulnerabile alle malattie. Infine, gli studi hanno rivelato che la persistente alternanza fra fasi di ipossia e di ossigenazione, tipica dei bambini con apnee notturne, può predisporre a ipertensione, disturbi cardiaci, uno stato di infiammazione cronica sistemica (cioè dell’intero organismo), diabete e aterosclerosi.

Cosa fare quando un bambino va in apnea notturna?

Quando le apnee notturne sono scatenate da un’ipetrofia tonsillare si può procedere in tre modi:

– nei bambini sotto i due anni, non ancora candidabili all’intervento chirurgico, si somministrano farmaci steroidei (cioè antinfiammatori)per via nasale, in grado di contenere il volume di tonsille e adenoidi. Il trattamento viene effettuato a cicli;
– nei bambini più grandi con un problema respiratorio di lieve entità, che non causa ripercussioni importanti né a livello fisico nè comportamentale, si può prescrivere un trattamento farmacologico. In questi casi, i bambini vengono rivalutati a distanza di tempo per monitorare la situazione. Se non si notano peggioramenti, si può aspettare che abbiano compiuto i cinque-sei anni. Dopo questa età, infatti, le tonsille possono diminuire di volume spontaneamente e dunque non necessitare dell’asportazione chiurgica;
– quando l’Osas è di grado più serio e causa conseguenze significative, si ricorre alla tonsillectomia, ossia all’intervento chirurgico di asportazione delle tonsille. Se anche le adonoidi sono ipertrofiche, si può decidere di asportare anche queste.

Come curare l’apnea notturna nei bambini?

Nei bambini con problemi di sovrappeso, è importante correggere lo stile di vita e la dieta. In attesa del dimagrimento, può essere necessario ricorrere al Cpap, un particolare dispositivo che insuffla aria a bassa pressione nel naso e nella bocca, prevenendo così l’ipoventilazione che può subentrare nei bambini con eccesso di peso e causare un aumento della concentrazione di anidride carbonica nel sangue. Se invece all’origine delle apnee notturne ci sono delle malformazioni delle vie aeree può essere necessario correggerle chirurgicamente. In altri casi per risolvere i problemi del respiro è utile ricorrere ai trattamenti ortodontici. In particolare, lo specialista può consigliare due soluzioni:
– uno speciale apparecchio in grado di espandere il palato. In questo modo, si allarga lo spazio attraverso cui passa l’aria;
– un dispositivo da portare di notte per impedire che la lingua vada all’indietro, occludendo le vie respiratorie.

 

 
 
 

In sintesi

Quali sono i sintomi delle apnee notturne nei bambini?

Se si nota che il bambino, pur in assenza di raffreddori o altre malattie delle vie respiratorie, di notte russa, è bene riferirlo al pediatra. Ecco tutti i sintomi da non sottovalutare:
di notte
– respirazione con la bocca persistente,
– difficoltà ad addormentarsi,
– assunzione di posizioni atipiche durante il sonno per ridurre l’ostruzione a livello delle vie aeree superiori,
– risvegli ripetuti,
brevi pause nel respiro, che spesso riprende con un sonoro russamento,
– pavor nocturnus, ossia crisi di terrore associate a incubi,
-pianto senza apparente motivo,
– enuresi notturna (perdita involontaria di pipì).
di giorno
– stanchezza o, al contrario, iperagitazione,
-difficoltà scolastiche e problemi di concentrazione e memoria,
– irritabilità,
– difficoltà relazionali.

In caso di dubbi il pediatra potrà prescrivere accertamenti mirati come:
– l’esame polissonigrafico: si tratta di un monitoraggio del sonno notturno, che può essere effettuato in ospedale o a casa (indossando una specie di holter). L’esame dice anche quante apnee si sono verificate e quanto sono durate.
– il saturimetro: è una specie di molletta da indossare sul dito durante la notte, che misura la percentuale di ossigeno nel sangue (più bassa in caso di apnee).

 

Fonti / Bibliografia

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