Autismo: la soluzione è la vasopressina?

Roberta Camisasca A cura di Roberta Camisasca Pubblicato il 20/06/2019 Aggiornato il 11/12/2019

Due studi aprono nuovi scenari per la cura dell’autismo: una speranza potrebbe arrivare da un farmaco a base di vasopressina, l’ormone della socialità

Autismo: la soluzione è la vasopressina?

L’ormone della socialità, la vasopressina, potrebbe aiutare a risolvere alcuni dei sintomi chiave dell’ autismo, i problemi di comunicazione e interazione e i deficit di empatia (la difficoltà a capire gli altri), i comportamenti ripetitivi. La promessa arriva da due trial clinici: fondamentale è stata la regolazione della concentrazione di questo ormone nel cervello, noto per l’influenza sui comportamenti sociali nei mammiferi, anche se restano da chiarire i meccanismi del suo funzionamento.

Le ricerche su adulti e bambini

Il primo trial, che ha coinvolto 223 maschi adulti con la malattia, è stato condotto con il farmaco sperimentale balovaptan, che ha come target il recettore della vasopressina. Il secondo, effettuato su 30 bambini autistici di 6-12 anni, è stato condotto alla Stanford University (Stati Uniti) con uno spray nasale a base di vasopressina, somministrato in 3 dosi per 4 settimane solo a metà del campione mentre gli altri bimbi hanno ricevuto uno spray placebo.

Risultati incoraggianti

Le capacità di interazione, l’ansia, i comportamenti ripetitivi e le capacità empatiche dei bimbi sono state valutate prima e dopo la terapia e si è visto con dei test, usati normalmente dai clinici che si occupano di autismo, un miglioramento oggettivo del quadro clinico dei bambini che hanno assunto vasopressina. Trial successivi serviranno a confermare il dato e a valutare la dose migliore.

I primi sintomi prima dei due anni

L’autismo è un disturbo del neurosviluppo che compromette le aree sociali e della comunicazione, spesso causando comportamenti ripetitivi e movimenti stereotipati. Il sospetto può avvenire già entro i primi 18-20 mesi di vita, periodo in cui i bambini iniziano a sviluppare le abilità comunicative e relazionali: non parla e/o non usa gesti per comunicare, non sostiene lo sguardo, non risponde al nome, non si relaziona con gli altri e presenta un gioco ripetitivo e poco fantasioso. Il ritardo nello sviluppo del linguaggio, associato a comportamenti routinari che portano il bambino a passare in solitudine la maggior parte del tempo, è un altro campanello di allarme.

Mancano ancora le cure

Non esistono allo stato attuale trattamenti risolutivi. La terapia comportamentale è l’intervento con maggiori evidenze scientifiche ma deve essere precoce, individualizzata e intensiva.

 
 
 

Da sapere!

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo un bambino su 160 ha un disturbo dello spettro autistico, mentre in Italia l’autismo colpisce un bambino su 100 e coinvolge oltre 500mila famiglie.

 

 

Fonti / Bibliografia

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