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I bambini non sono più tali. Qualcosa è accaduto al loro mondo e ha infranto i confini dell’età infantile. Perché è indiscutibile che oggi, sempre più spesso, si presentino e si comportino come “bambini adulti”. E purtroppo, lo sbriciolamento dei limiti del loro mondo ha anche reso più fragile il guscio che li proteggeva. Di questo, e di altro, si è parlato al VI congresso della Fimp (Federazione italiana medici pediatri) intitolato “Come giocattoli in vetrina”.
Pubblicità seduttive
Non si può non averlo notato: dai cartelloni pubblicitari alle pagine dei giornali, sempre più spesso i bambini adulti sorridono con sguardi ammiccanti. Spesso anche gli abiti che indossano sono uno scimmiottamento dell’abbigliamento di moda di uomini e donne. “Non si tratta solo di stravaganze o trovate di marketing” ha commentato il dottor Giuseppe Mele, pediatra e presidente Fimp. “È proprio il mercato che è cambiato: fino a qualche tempo fa i messaggi pubblicitari si rivolgevano solo indirettamente ai piccoli, facendo leva su mamme e papà, oggi invece i bambini stanno diventando l’oggetto stesso del mercato”. Un esempio? L’uso crescente del make-up tra le bambine, che sempre più spesso iniziano a truccarsi già a partire dagli 8 anni. Con il risultato che sono fortemente in aumento le dermatiti da contatto o allergiche proprio nella fascia di età 8-12 anni.
Figli come “accessori” di marca
Non c’è però solo la pubblicità a far passare ai bambini il messaggio che si debbano avere quelle scarpe, il vestito di marca, il trucco in un certo modo… Accanto a genitori che non si stancano di far passare altri valori, ce ne sono tanti altri che addirittura incoraggiano questo modo di essere. Il dottor Giuseppe Mele ha spiegato bene questo meccanismo: “Poniamo l’esempio di una mamma che sogna un vestito di Armani, ma non può permetterselo perché costa troppo; con ogni probabilità ripiegherà su un vestito, un articolo, un oggetto (sempre di marca, ma evidentemente meno costoso) per i propri figli. I bambini cioè diventano degli “accessori” da mostrare in pubblico, strumenti della scalata sociale cui ambiscono i loro genitori”. I bambini adulti sono quindi, ormai, anche loro dei consumatori, che decidono loro che cosa indossare e che cosa far comprare in famiglia. Assecondati – in maniera impensabile fino a pochi decenni fa – da genitori che non sanno più dire di no.
Confusione di ruoli
“Oggi nelle famiglie non esistono più rapporti gerarchici, con una chiara divisione di ruoli tra la mamma, il papà e i figli” spiega ancora Giuseppe Mele. “I genitori sempre più spesso si atteggiano ad amici dei figli e sembra siano sempre alla ricerca del loro consenso. E, invece, è molto importante non avere paura di scontrarsi con i propri figli: oggi non capiscono le ragioni dei genitori? Non importa, le capiranno più avanti negli anni, quando magari anche loro saranno diventati a loro genitori”. In questa confusione di ruoli, che ha reso praticamente evanescenti le tradizionali figure genitoriali, non sorprende la tendenza di questi ultimi tempi da parte degli adulti di coinvolgere i piccoli nelle proprie preoccupazioni, rendendoli partecipi di problemi lavorativi o coniugali. E, in definitiva, esponendoli di più ad ansie, ingiustizie, violenze e dolori.