Mamme e bambini al sole in sicurezza

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 05/07/2022 Aggiornato il 05/07/2022

La stagione più calda dell’anno invita tutti a stare all’aperto. Ma, se la protezione è importante a ogni età e in ogni occasione, a maggior ragione lo è per i più piccoli e per le donne in attesa. Ecco come mamme e bambini possono stare al sole in sicurezza

mamma e bambini al sole: come proteggersi

Dopo i lunghi mesi di restrizioni che hanno costretto tutti – grandi e piccoli – dentro spazi chiusi, l’estate diventa, forse ancor più di altri anni, l’atteso momento in cui ritrovare la gioia di passare lunghe ore all’aperto. Nel verde di un parco, in spiaggia, in campagna, in montagna, ma anche sul terrazzo di casa, la bella stagione è sinonimo di sole che,  se da un lato ha straordinari effetti positivi sull’organismo, dall’altro può nascondere delle insidie se non si offre alla pelle la dovuta protezione. Ecco come mamme e bambini possono stare al sole in sicurezza.

Perché il sole fa bene alla salute?

Al pari dell’acqua, il sole è sinonimo di vita, di energia e di gioia. A tutte le età infonde buonumore, stimolando la produzione di endorfine e di serotonina, ormoni responsabili del benessere. Rafforza il sistema immunitario, cura alcune malattie della pelle come la psoriasi, ma soprattutto stimola lo sviluppo delle ossa sin dalla nascita. I raggi solari innescano, infatti, una serie di reazioni biochimiche, di cui la più importante riguarda proprio il metabolismo del calcio e la fissazione della vitamina D, indispensabili per dare forza alle ossa. Non a caso la vitamina D è nota come la “vitamina del sole” perché è proprio grazie alle radiazioni che oltrepassano la pelle che il corpo è in grado di sintetizzarla. Questo non esclude, comunque, che per stare al sole con tranquillità serva la mediazione di un solare, sempre, e ancora di più per i bambini e per le mamme in attesa.

Come curare la pelle quando si è incinta?

Quando si aspetta un bambino la pelle è più sensibile al sole e questo – oltre esporre a un maggior rischio di eritemi, arrossamenti e scottature – favorisce l’insorgere di problematiche come teleangectasie, ossia piccoli vasi dilatati, e macchie scure.

Il ruolo degli ormoni

Gli ormoni gravidici, in particolare gli estrogeni presenti in elevate concentrazioni durante l’attesa, sollecitano la produzione della melananina, che tende ad accumularsi nei punti più esposti come il viso e il décolleté, determinando la tipica colorazione a chiazze.

Massima protezione

Per non correre rischi e prevenire qualsiasi problematica alla pelle, durante la gravidanza è fondamentale usare un solare a protezione altissima da mettere sulle zone esposte – il viso, le mani e il décolleté – sempre e non solo quando si è al mare o in montagna, ma anche in città, al parco o semplicemente si cammini per strade assolate.

Cosa succede alla pelle sotto il sole?

Dopo la nascita del bebè, invece, l’indice protettivo si può calibrare sul tipo di pelle e sulle condizioni di esposizione. Le protezioni altissime sono necessarie per le cuti più chiare che si scottano facilmente, nei primi giorni di vacanza e quando il sole è molto forte. In ogni caso le protezioni alte tutelano al massimo dal rischio di rughe e macchie e fanno abbronzare in modo graduale, uniforme e durevole nel tempo. Man mano che la pelle si scurisce, si può ridurre il fattore protettivo: rimane comunque buona regola usare sempre un solare con un indice non inferiore a 20 quando ci si espone per evitare un’overdose di raggi che, anche se non scottano, fanno invecchiare precocemente la cute.

Cosa fare per proteggere la pelle al sole?

I solari proteggono non solo dai raggi Uva e Uvb, ma anche dagli infrarossi che raggiungono il derma profondo, scatenando la produzione di radicali liberi: è proprio la combinazione di questi tre tipi di radiazioni a indurre i danni biologici profondi visibili spesso a distanza di anni. In tema di novità va tenuto conto che alcuni solari di ultimissima generazione filtrano anche la luce blu (quella dei dispositivi elettronici), una radiazione ad alta energia capace di danneggiare i costituenti cellulari per mezzo di meccanismi ossidativi che favoriscono la formazione di macchie scure, accelerano l’invecchiamento ed espongono a un maggior rischio di tumori della pelle.

Oltre a proteggere, i prodotti solari contengono principi attivi che “coccolano” l’epidermide durante l’esposizione, idratandola e nutrendola per evitare secchezza e screpolature, la rigenerano e ne potenziano le difese con vitamine e antiossidanti, la leniscono con estratti vegetali calmanti e acqua termale. Il tutto con consistenze leggere e fresche, che si stendono facilmente e non lasciano tracce, né di bianco né di unto.

Cosa fare quando si sente troppo caldo in gravidanza?

Anche se protette dal solare, in gravidanza c’è comunque un’altra buona ragione per non restare a lungo sotto il sole. Il caldo, infatti, può provocare un abbassamento di pressione, soprattutto nelle donne che tendono già ad averla bassa, aumentando il rischio di svenimenti quando l’afa si fa opprimente. Meglio, quindi, godere del sole in un luogo fresco, preferendo il caldo secco e ventilato a quello umido per evitare che l’organismo, dovendo disperdere il calore, abbassi ulteriormente la pressione. Altre valide precauzioni sono:

  •  tenere sempre un cappello in testa,
  •  vaporizzare di frequente il corpo con uno spray di acqua fredda,
  •  fare frequenti passaggi in riva al mare oppure sotto la doccia per bagnare la fronte, le tempie, il collo, le braccia e i piedi.

Per questo motivo le prime ore del mattino sono le migliori per esporsi al sole, quando l’intensità dei raggi è minima, l’aria è più  fresca e il fisico riposato. Questo non vuole dire comunque che si possa evitare la protezione solare: anche se il rischio di scottarsi è minimo, rimane sempre il problema di rughe e macchie. Semaforo rosso, invece, dalle 12 alle 15: nelle ore centrali della giornata la potenza dei raggi è massima e massimi sono i rischi che si corrono.

 

Come proteggere i bambini dal sole?

Fino ai 6 mesi

Fino ai sei mesi di età l’esposizione diretta ai raggi è da evitare a qualsiasi ora poiché i neonati non hanno ancora sviluppato i naturali meccanismi di protezione dai danni solari. Hanno una pelle sottile, fragile e indifesa: i melanociti, ossia le cellule che producono melanina, sono immaturi e incapaci di sviluppare l’abbronzatura che è lo scudo naturale contro il sole. Attenzione anche al riverbero solare, sia al mare sia in montagna: non è una buona idea camminare sul bagnasciuga con il bebè in braccio quando c’è il sole. Neppure l’ombrellino della carrozzina protegge a dovere: meglio stare all’ombra e portare il piccolo a spasso nelle ore più fresche. 

Dopo i 6 mesi

A partire da questa età è possibile esporre gradualmente in maniera diretta il bebè, ma solo nelle prime ore del mattino o verso sera e sempre con la protezione di un solare specifico per i più piccoli. Oltre a essere fastidiosi, eritemi e scottature rappresentano un danno di cui la pelle conserva memoria negli anni a venire: è stato accertato, infatti, che le scottature nell’infanzia espongono a un maggior rischio di tumori della pelle in età adulta.

Quando mettere la crema solare?

La cute particolarmente delicata e fragile dei piccoli richiede formule protettive studiate apposta per loro con sistemi filtranti alti (Spf 50) realizzati con filtri fisici, costituiti da minuscole particelle minerali che riflettono i raggi solari, impedendo loro di raggiungere l’epidermide.  I solari dei più piccoli poi devono essere resistenti all’acqua e al sudore, vista la vivacità delle loro giornate, facili da applicare, non appiccicosi, formulati senza sostanze potenzialmente allergizzanti e arricchiti con principi attivi addolcenti e lenitivi, come l’aloe, la vitamina B5, l’acqua termale, il bisabololo.

Applicarli correttamente

Per offrire la giusta protezione, i solari vanno applicati su tutto il corpo, nessun punto escluso, comprese le orecchie, il collo del piede e la parte appena sotto il costume che rischia di scottarsi se il tessuto si sposta e di quella posteriore delle gambe.

Vanno usati in dose generosa e rimessi sempre dopo un paio di ore, una regola che vale per tutti e in modo particolare per i bambini che giocano, si rotolano nella sabbia, entrano ed escono dall’acqua. La protezione va usata anche quando la pelle comincia a colorarsi per evitare un sovradosaggio di raggi che “brucia” rapidamente il naturale capitale protettivo della pelle, provocando danni nel tempo.

 

 

 

 

 
 
 

In sintesi

Come evitare il colpo di calore?

I piccoli rischiano facilmente un colpo di calore() e per questo è bene che al sole indossino sempre un cappellino per proteggersi dal caldo, meglio se con la visiera per evitare che i raggi arrivino sul viso e colpiscano gli occhi, che è buona norma comunque proteggere con delle lenti filtranti a partire dai due anni di età.

Come usare il doposole?

Dopo una giornata al sole, la pelle delle mamme e dei bambini, anche se è stata ben protetta, ha bisogno di un doposole. In crema, gel, olio oppure nella pratica versione spray, con sostanze nutrienti, idratanti, emollienti e rigeneranti, il doposole ripare le carenze che l’esposizione al sole può avere provocato, riporta a livello ottimale il tasso di idratazione e nutre a fondo, contrastando l’aridità e prevenendo le screpolature. Inoltre, addolcisce, calma e rinfresca, eliminando il fastidio dovuto al calore e al rossore.
Come capire se è eritema?
Nei piccoli come nei grandi, l’eritema è il primo segno che la pelle sta reagendo a un’eccessiva esposizione solare. In questo caso occorre intervenire tempestivamente con un doposole oppure con un trattamento a base di sostanze lenitive, idratanti e rinfrescanti come la calendula, l’aloe, il bisabololo, la malva e l’acido glicirretico ricavato dalla liquirizia. Fondamentale poi sospendere l’esposizione al sole finché l’eritema non è rientrato.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

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