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Il ciclo mestruale è un fenomeno naturale e fisiologico che fa parte della vita di ogni donna fin dalla pubertà. Eppure, è un argomento che ancora oggi è oggetto di tabù, falsi miti e imbarazzo, soprattutto per ragioni culturali. Se alcune donne ne parlano liberamente, molte altre si vergognano ad affrontarlo non solo in pubblico ma anche in famiglia, soprattutto con i figli. Eppure, è importante introdurre la tematica fin da quando i bambini sono piccoli, per aiutarli a sviluppare una conoscenza il più completa possibile sul funzionamento del corpo e contribuire ad abbattere i pregiudizi su questo tema.
L’educazione dei figli è un compito molto complesso, che prevede un impegno costante su più fronti. Ai genitori spetta il compito di educare i bambini anche alla consapevolezza di sé, del proprio corpo e del corpo altrui, ovviamente in relazione alla loro età. “La comunicazione sul funzionamento del corpo nelle varie fasi della vita dovrebbe essere costante e progressiva all’interno della famiglia e il ciclo mestruale dovrebbe essere uno dei tanti aspetti da affrontare insieme, con naturalezza, nel corso di questo percorso educativo” spiega Caterina Pettinato, psicologa, psicoterapeuta e mental coach a Reggio Emilia.
A che età parlare del ciclo mestruale ai bambini?
Non c’è un’età precisa e ideale in cui iniziare a parlare del ciclo mestruale ai bambini. Dipende molto anche dall’interesse che loro dimostrano rispetto l’argomento. “Ci sono bambini che iniziano a interessarsi alla tematica solo verso i 10 anni quando la affrontano a scuola, e bambini che fanno domande molto prima perché vivono la questione nel quotidiano in casa, vedendo la mamma alle prese con le mestruazioni o semplicemente osservando il cane che va in calore. Se vengono lasciati liberi di domandare, i bambini chiedono in base ai loro interessi e curiosità” chiarisce l’esperta.
La cosa migliore sarebbe vivere e affrontare il fenomeno in maniera spontanea fin da quanto sono piccoli, evitando così che l’argomento diventi un tabù. Questo significa, per esempio, che non c’è bisogno che la mamma si chiuda a chiave in bagno quando ha le mestruazioni, eviti di girare per la casa in biancheria in quei giorni o nasconda gli assorbenti, a maggior ragione se è abituata diversamente. L’ideale sarebbe che la mamma continuasse a comportarsi normalmente anche durante il mestruo, ovviamente se ciò non le crea troppo imbarazzo: si tratta, infatti, della strada migliore per aiutare i figli a sviluppare in maniera naturale e progressiva una conoscenza e un rispetto delle dinamiche del corpo femminile. Tenere presente, però, che a un certo punto vanno comunque messi dei confini. “Fino a una certa età, va benissimo stare in bagno insieme o mostrarsi nudi, se ciò è fatto con naturalezza, ma progressivamente bisogna insegnare ai figli a bussare e chiedere il permesso e così devono fare i genitori con loro. Trasmettere che c’è un confine che va rispettato è fondamentale sennò si rischia di creare legami invischiati. Arrivati all’età delle scuole medie, è funzionale che ogni componente della famiglia abbia una propria identità rispetto al proprio corpo” ricorda la psicologa.
Anche il papà può dare un contribuito significativo in questo senso, per esempio evitando di cambiare lui per primo atteggiamento nei giorni in cui la compagna è alle prese con il flusso mestruale, non imbarazzandosi quando alla tv trasmettono pubblicità sugli assorbenti o non facendo battute sull’irritabilità della mamma.
Come spiegare il ciclo mestruale ai figli
Se il ciclo mestruale viene “sdoganato” fin da quando i figli sono piccoli e diventa uno dei tantissimi argomenti che si affrontano in famiglia, le spiegazioni saranno molto più semplici e naturali. Spesso, basta rispondere con sincerità e tranquillità alle domande dei bambini, per esempio sul cosa sono gli assorbenti, sul perché la mamma perde sangue o sul come mai in certi giorni ha mal di testa o altri piccoli disturbi durante il ciclo mestruale. All’inizio basteranno spiegazioni molto semplici, poi mano a mano che il bambino cresce si possono affrontare aspetti più complessi e tecnici. Farsi dunque guidare dai figli, senza forzare le cose, in un clima di serenità e tranquillità. Rispondere con calma e in maniera autentica alle loro domande non è solo un modo per educarli e dare una risposta alle loro curiosità, ma è anche un modo per confermare loro che possono contare su mamma e papà.
La cosa migliore, comunque, non è spiegare il ciclo mestruale e le mestruazioni ma raccontarli. “Consiglio ai genitori di raccontare ai figli il ciclo della vita, che parte proprio dal ciclo mestruale, che per la bambina indica una crescita importante fisiologica, non sempre seguita nell’immediato da una crescita emotiva e mentale. Naturalmente, l’approfondimento va calibrato in relazione all’età dei bambini. Una cosa importante è che siano mamma e papà a raccontare a casa, con il cuore e la presenza, senza usare, almeno in un primo momento libri o video” chiarisce la psicoterapeuta. Nel caso delle bambine, raccontare anche i cambiamenti fisici ed emotivi che vivranno con l’arrivo del mestruo e, quando sarà il momento, accompagnarle pur rispettando dei confini di riservatezza.
Che cosa dire ai bambini sotto i cinque anni
Quando il bambino è piccolo, non serve entrare nei dettagli, ma basta dare risposte semplici, chiare e coerenti. Spesso è sufficiente dire che le perdite di sangue sono normali nelle donne grandi e non devono preoccupare. Soprattutto, è fondamentale spiegare bene che la mamma non si è fatta male, perché si tratta della cosa più importante per i bimbi piccoli: in genere, una volta rassicurati su questo, si tranquillizzano e non chiedono altro.
Che cosa dire ai bambini dai cinque agli otto anni
Quando il bambino è più grande, si può entrare un po’ più nei dettagli. Naturalmente, non serve fornire spiegazioni troppo scientifiche, ma si può raccontare che il corpo della mamma ogni mese si prepara per accogliere un bambino grazie a delle piccole cellule uovo. Se non rimane incinta, queste cellule vengono eliminate tramite le mestruazioni. Saranno i genitori a decidere quanto entrare nel dettaglio a seconda della maturità e della curiosità dei figli.
Che cosa dire ai bambini più grandi
In linea di massima, dagli otto-nove anni si possono dare informazioni più dettagliate. Per esempio, quando compaiono i primi cambiamenti fisici, la mamma può dire alla figlia che alla sua età aveva molti dubbi in merito al ciclo mestruale e che se avesse delle curiosità lei sarebbe felice di provare a raccontarle qualcosa di più. Cercare di essere molto sincere, ma anche di fare passare un messaggio positivo: senza nascondere le difficoltà, ricordare alle figlie che comunque la crescita è una cosa bella, così da prepararle al meglio all’arrivo della prima mestruazione. Ovviamente, in caso di pubertà precoce, meglio anticipare i tempi.
Come spiegare il ciclo mestruale ai maschi
Il ciclo mestruale non è un argomento solo da femmine: è importante educare anche i figli maschi in questo senso, fin da piccoli. “Chiaramente nel caso delle bambine, è importante fornire molte informazioni tecniche e pratiche in modo che, quando sarà il momento, siano pronte a gestire concretamente il ciclo mestruale e le mestruazioni. Con i bambini, invece, si può essere più superficiali nella spiegazione di alcuni dettagli, ma bisogna comunque parlare anche per introdurre l’argomento della procreazione e di tutto ciò che ne consegue” suggerisce la dottoressa Pettinato.
E se la mamma e il papà si imbarazzano all’idea di affrontare l’argomento ciclo mestruale con i figli? “Il rischio è che trasmettano il senso di tabù sull’argomento ai figli, portandoli a non fare domande se hanno dei dubbi o delle curiosità. Ci sono bambine che non toccano la tematica fino al momento dello sviluppo proprio perché in casa non se ne parla mai. Ecco perché consiglio ai genitori in difficoltà di chiedere aiuto a uno psicologo o un pedagogista per avere una guida sul come affrontare l’argomento. Se ci pensiamo bene è un tema molto naturale, se trasmettiamo l’idea di tabù i bambini cresceranno con un’idea distorta dell’argomento e del sesso” conclude Caterina Pettinato.