Come capire se un bambino è allergico?

Nadia Rossi A cura di Nadia Rossi Pubblicato il 03/05/2022 Aggiornato il 03/05/2022

Pollini, acari, pelo degli animali, muffe e alcuni alimenti rappresentano i principali allergeni cui i bambini possono essere sensibili. Come capire se un bambino è allergico dai primi segnali e prevenire i disturbi

Come capire se un bambino è allergico?

Quando si parla di prevenzione nei confronti degli agenti allergizzanti, una premessa è d’obbligo. In materia di allergie esistono tre livelli di prevenzione da mettere in atto a seconda della sensibilità del bambino e come capire se un bambino è allergico:

primaria: è la prima forma di attenzione, necessaria se il bambino è a rischio, ossia se ha una predisposizione alle allergie per familiarità (genitori o fratelli allergici), ma non ha ancora manifestato i sintomi;

secondaria: mira a evitare lo sviluppo di allergie in bambini già sensibilizzati, ossia risultati positivi ai test allergologici;

terziaria: riguarda chi ha già manifestato una reazione allergica e ha l’obbiettivo di evitare il peggioramento dei sintomi. 

Cosa si può fare per evitare l’allergia dei pollini?

Un terzo dei bambini sotto i 12 anni soffre di allergie, di questi, la percentuale di coloro che soffrono di allergia ai pollini è molto alta: circa un milione e mezzo di bambini nel nostro Paese.

Chi è allergico alla parietaria, purtroppo deve fare i conti con l’allergene tutto l’anno, chi invece soffre di allergia alle graminacee (grano, riso, orzo, ma anche gramigna), superata la primavera, ha davanti a sé un lungo periodo di tregua. Come misura preventiva secondaria, per i bambini allergici, è bene limitare l’attività sportiva all’aperto, le passeggiate vicino ai prati appena falciati e l’apertura delle finestre tra le 10 e le 18, ore in cui i pollini sono più attivi. Per arieggiare la casa, è bene preferire il mattino presto o il tardo pomeriggio. A scopo preventivo, durante l’areazione della camera da letto, è bene coprire il cuscino, per evitare che vi si possano depositare sopra i pollini. Per le vacanze è bene preferire il mare o la montagna oltre i 1.100 metri d’altezza, dove i pollini sono meno numerosi e la parietaria non è presente.   

Come alleviare l’allergia alla polvere?

Gli acari della polvere (minuscoli animaletti simili a ragnetti invisibili a occhio nudo) si sviluppano in ambienti caldi e umidi, si nutrono di scaglie di cute e si riproducono velocemente. Gli acari sono i principali responsabili di riniti, eczema e crisi d’asma di origine allergica. L’elemento che genera allergia non sono i parassiti, ma i loro escrementi. Le cure non mancano, ma per contenere il disturbo è fondamentale una particolare attenzione all’igiene domestica. L’ambiente che necessita maggiori cure, sia per tipologia di arredamento, sia per tempo di permanenza, è la camera da letto. Il bambino vi trascorre anche 12 ore consecutivamente; inoltre, il letto – caldo, umido e ricco di invisibili scaglie di epidermide – è il luogo ideale per la proliferazione degli acari.

Per tenere alla larga gli acari della polvere vanno adottati arredi semplici, evitati i tappeti, i peluche e la mouquette; inoltre, è bene utilizzare una fodera antiacaro per rivestire materassi e cuscini. Si tratta di un tessuto particolare, in vendita anche a metraggio, la cui trama ha pori inferiori a 10 micron, capaci quindi di bloccare il transito degli acari dal materasso al lenzuolo. È, poi, importante lavare una volta alla settimana la biancheria da letto. Per le pulizie quotidiane meglio affidarsi a un aspirapolvere dotato di filtro Hepa (High Efficiency Particulate Airborne) piuttosto che utilizzare scope e stracci. Le fibre di vetro che costituiscono il filtro sono, infatti, in grado di trattenere acari, spore, pollini, batteri e altre impurità, limitando così il rischio di reazioni allergiche. Per una resa ottimale, i filtri vanno sostituiti periodicamente.

Chi è allergico al pelo del gatto è allergico anche al cane?

Come capire se è un bambino è allergico? Va detto innanzitutto che peli e saliva di animali domestici possono provocare rinite, congiuntivite e asma tanto quanto gli acari della polvere. In termini di prevenzione primaria, a oggi non esistono evidenze scientifiche che dimostrino che la presenza del cane o del gatto in casa sin dai primi giorni di vita del bambino elimini la sensibilizzazione, come non è provato che l’allontanamento degli animali domestici protegga il piccolo dalla possibilità di sviluppare allergie in futuro. In caso di un bambino con allergia conclamata, le misure vanno adottate caso per caso con il supporto di un allergologo. E non è affatto detto che l’allergia al pelo del gatto (la più frequente) comporti anche reazioni avverse nei confronti del pelo del cane.

Come curare le allergie alle muffe?

Muffe e funghi rappresentano una classe importante di allergeni. I principali funghi responsabili di reazioni allergiche sono: Alternaria (il più diffuso nelle nostre latitudini); Aspergillus e Cladosporium (meno frequenti). I funghi si diffondono attraverso le spore e sono presenti in ambienti umidi e caldi, con temperature che oscillano tra i 10° C e i 35° C. Il periodo di maggiore diffusione è tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, proprio quando c’è la maggiore presenza di detriti vegetali.

Per prevenire reazioni, in caso il bambino abbia mostrato una sensibilizzazione a questi allergeni, è bene evitare le passeggiate nel bosco in autunno. Se si abita in prossimità di campi di mais, è meglio tenere le finestre chiuse dopo il raccolto e la movimentazione del terreno: il granoturco è ricco di muffe che sprigionano spore.  In casa, vanno evitati tappezzeria, rivestimenti in legno e anche le piante ornamentali, il cui terreno può ospitare piccoli funghi. È importante, poi, sostituire periodicamente i filtri del condizionatore ed evitare di riporre le scarpe in camera da letto. Spesso ci si dimentica che le muffe possono annidarsi anche nel frigorifero: occorre quindi pulirlo con cura almeno una volta ogni quindici giorni e controllare quotidianamente gli alimenti freschi.

Quali sono gli alimenti che possono provocare allergie?

Fino a circa 20 anni fa si riteneva che ritardare l’inserimento dei cibi potenzialmente allergizzanti nei bambini predisposti, cioè con genitori o fratelli allergici, fosse una strategia efficace per evitare la sensibilizzazione del piccolo. Le attuali evidenze scientifiche hanno però mostrato che questa metodologia è del tutto inefficace. In materia di allergie alimentari i ricercatori stanno tentando di capire se esiste un momento della vita (cosiddetta “finestra della tolleranza immunitaria”) indicato per inserire i cibi potenzialmente allergizzanti (latticini, glutine, frutta fresca e secca, pesce, uova), e far sviluppare nell’individuo la giusta risposta. Alcuni studi hanno addirittura ipotizzato l’inserimento di alimenti a rischio in età precoce, tra i 4 e i 6 mesi di vita, per ridurre i rischi. In attesa di certezze scientifiche, la cosa migliore da fare è inserire un alimento nuovo per volta per calibrare lo svezzamento, in modo da individuare subito il responsabile di eventuali reazioni allergiche.

 

 
 
 

In sintesi

Come combattere le allergie respiratorie?

La bonifica ambientale dagli acari della polvere e dai pollini è un’operazione che non va riservata solo alle mura domestiche, il bambino spesso passa del tempo anche in automobile. L’aspirapolvere è un prezioso alleato anche per pulire la vettura. Se il bambino è allergico, i tappetini di moquette vanno sostituiti con quelli di gomma e va evitato l’uso di deodoranti per l’ambiente, specie al mentolo, che facilita l’apertura degli alveoli bronchiali, favorendo l’inalazione degli allergeni. Da bandire anche il fumo di sigarette tradizionali ed elettroniche.

Quali sono gli esami da fare per le allergie?

Come capire se è un bambino è allergico? A fronte di sospetti sintomi di allergia, per accertarne la reale presenza occorre sottoporre il bimbo ad alcuni accertamenti diagnostici, come:

– il prick test. Si esegue pungendo con una piccola lancia il braccio del bambino, in corrispondenza viene posta una goccia di preparato allergenico e si osservano le eventuali reazioni sulla pelle. La risposta è rapida (circa 15 minuti): in caso di sensibilità a un allergene, appare un pomfo evidente;

– gli esami del sangue. Con un comune prelievo del sangue, è possibile cercare la presenza di anticorpi IgE, presenti in numero elevato in caso di allergia.

 

Fonti / Bibliografia

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