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L’obesità infantile rappresenta ormai una vera e propria piaga, in molti Paesi del mondo. Nonostante gli allarmi lanciati dagli esperti, le campagne di comunicazione, le misure intraprese per arginare il fenomeno, a oggi la situazione non è affatto migliorata. Secondo la U.S. Preventive Services Task Force, la lotta a questa epidemia deve essere condotta a più livelli. Fra le altre cose, appare indispensabile coinvolgere i pediatri, invitandoli a eseguire screening ai bambini dai 6 anni di età.
Servono interventi più decisi
La U.S. Preventive Services Task Force è un organo molto importante, che di fatto detta le linee di condotta in tema di salute. Infatti, solitamente le sue raccomandazioni sono adottate dalle istituzioni che si occupano di legiferare e/o prendere decisioni in questo campo, come le agenzie governative. In una bozza appena pubblicata, per esempio, si è espressa in merito all’epidemia di obesità infantile, invitando ad adottare interventi più efficaci. L’ideale sarebbe che i pediatri iniziassero a fare screening ai bambini dai 6 anni in su. In questo modo sarebbe possibile individuare precocemente eventuali problematiche e suggerire i trattamenti più idonei.
Essenziale coinvolgere i genitori
Se il sovrappeso viene identificato quando non è ancora eccessivo o quando il bambino è ancora piccolo, è più facile invertire la tendenza e ridurre il rischio che si trasformi in obesità infantile e magari anche adulta. A patto di programmare una “full immersion” di cure. “Bambini e adolescenti obesi dovrebbero essere inviati a terapie comportamentali intensive che durino almeno 26 ore e includano sessioni anche con i genitori, offrano informazioni sul cibo salutare e sull’esercizio fisico e discutano la limitazione a cibi poco sani e all’accesso a tv e internet” si legge nel documento. Il coinvolgimento dei genitori nelle terapie è fondamentale. Lo hanno confermato anche due recenti studi pubblicati su Obesity e sull’American Journal of Public Health, secondo cui i risultati migliori in termini di chili persi non si registrano durante il periodo scolastico, bensì nel corso delle vacanze, quando i bambini trascorrono più tempo con mamme papà.