Covid: ha effetti anche sulla vista dei bambini?

Miriam Cesta A cura di Miriam Cesta Pubblicato il 11/01/2023 Aggiornato il 11/01/2023

Miopia, occhio pigro, secchezza oculare: la pandemia da Covid ha influito anche sulla salute degli occhi dei bambini. Ecco come prendersene cura

Le conseguenze della pandemia da covid 19 non ha risparmiato nemmeno la vista dei bambini che sono diventati più miopi

La miopia sembra essere aumentata e i casi di occhio pigro peggiorati. Oltre a cambiare le regole della socialità cui eravamo abituati e le modalità di apprendimento con la didattica a distanza per buona parte degli anni scolastici passati, il Covid ha avuto un impatto anche sulla salute degli occhi dei bambini.

A portare alla luce la problematica sono gli esperti dell’American Academy of Ophthalmology. Secondo gli oculisti americani, la pandemia dovuta al virus Sars-Cov-2 ha ridotto il tempo trascorso dai bambini all’aperto: così facendo, gli occhi avrebbero perso l'”allenamento” a osservare la linea dell’orizzonte, e dunque a guardare lontano. Inoltre, l’impiego di computer e tablet per motivi didattici, che si è aggiunto al loro utilizzo per svago, ha notevolmente aumentato le ore passate dai bambini davanti ai monitor. Si tratta di cambiamenti di non poco conto che, sommati ai rallentamenti degli screening per la vista a causa dell’emergenza sanitaria, hanno lasciato il segno sul benessere oculare dei bambini.

Per prendersi cura degli occhi dei bambini gli oftalmologi statunitensi consigliano, prima di tutto, di prendere appuntamento con un oculista. Sottoporre i piccoli a una visita di controllo, anche se non si sospetta alcun difetto della vista, è importante per assicurare una buona salute degli occhi. Importante, poi, è non saltare eventuali controlli futuri programmati dallo specialista.

Come il Covid ha peggiorato la miopia nei bambini?

In diversi Paesi in cui le misure restrittive a causa del Covid-19 hanno imposto ai bambini di frequentare lezioni a distanza e di ridurre al minimo le attività all’aria aperta, gli oculisti hanno rilevato un aumento di casi di miopia o un peggioramento di questo difetto della vista nei casi già diagnosticati.

La miopia è il difetto della vista più comune al mondo: consiste nella difficoltà di vedere bene gli oggetti da lontano e in Italia riguarda una persona su 4. All’origine della sua insorgenza c’è una predisposizione genetica, ma possono incidere anche fattori legati allo stile di vita, come trascorrere molte ore in luoghi chiusi e poco illuminati o tenere gli occhi fissi su schermi di tv, computer, smartphone o tablet. Ed è qui, spiegano gli oculisti americani, che entra in gioco il Covid, dal momento che l’emergenza sanitaria ha costretto molti bambini e ragazzi a rimanere a casa e a utilizzare più del solito i dispositivi elettronici, con conseguenze negative sulla salute visiva.

Come capire se si ha la miopia?

Diversi sono i segni e i sintomi che possono rivelare l’insorgenza della miopia nei bambini: socchiudere le palpebre per mettere meglio a fuoco gli oggetti posti in lontananza, strofinare frequentemente gli occhi e vedere in modo offuscato. È importante prestare attenzione a questi segnali perché i bambini spesso hanno una buona capacità di adattamento ai cambiamenti della vista e potrebbero non lamentarsi.

Secchezza oculare: quando c’entra il Covid?

L’aumento del tempo passato davanti ai dispositivi elettronici ha incrementato inoltre il rischio di incorrere nella secchezza oculare – che può manifestarsi con irritazione agli occhi, visione offuscata e sensazione di corpo estraneo -, poiché l’esposizione agli schermi retro-illuminati tende a rallentare il battito delle palpebre, riducendo la lubrificazione della superficie esterna degli occhi.

Occhio pigro ancora più pigro?

Secondo gli esperti dell’American Academy of Ophthalmology, durante la pandemia molti bambini in trattamento per l’occhio pigro, o ambliopia, hanno smesso di usare le bende per gli occhi o gli appositi occhiali, rallentando o perdendo i progressi fatti in epoca pre Covid. Ecco perché gli specialisti consigliano ai genitori di riprendere subito il calendario degli appuntamenti con l’oculista, poiché la cadenza regolare dei controlli e l’aderenza alla terapia (tra cui l’uso di bende occlusive e/o di occhiali) è indispensabile per il miglioramento di questa condizione.

Di che cosa si tratta

L’ambliopia consiste nella riduzione di grado variabile della capacità visiva di un occhio che può essere associata o meno allo strabismo. Compare sin da piccoli e nella maggioranza dei casi si presenta in occhi perfettamente integri dal punto di vista anatomico. La causa il più delle volte risiede in difetti refrattivi (miopia, ipermetropia, astigmatismo) non corretti o molto differenti fra i due occhi.

Difficile da individuare 

È un disturbo piuttosto frequente nei bambini, ma nella maggioranza dei casi i genitori non sono in grado di riconoscerlo, soprattutto se non è accompagnato da strabismo. Può, infatti, rivelarsi complicato capire se il bimbo soffre di ambliopia perché nella fase iniziale questo difetto della vista non interferisce con le normali attività quotidiane, in quanto subentra in aiuto la buona visione dell’altro occhio. Inoltre, la diagnosi può risultare difficile perché a essere affetti da ambliopia sono spesso bambini piccoli, inconsapevoli della difficoltà e non in grado di comunicarlo: fondamentale per diagnosticare tempestivamente il problema ed evitare la perdita della capacità visiva dell’occhio è sottoporre il bambino a una visita oculistica entro i 3 anni, anche in assenza di segnali o sintomi.

Tra le cause dello strabismo nei bambini c’è anche il Covid?

È importante non sottovalutare lo strabismo e, anzi, diagnosticarlo precocemente poiché, qualora non venisse individuato in tempo utile, potrebbe comportare una significativa riduzione dell’acuità visiva dell’occhio interessato. Ecco i segnali da non sottovalutare che possono dare indicazione di presenza di strabismo: la deviazione degli assi visivi (per esempio, un occhio tende a guardare verso l’interno, in direzione del naso, oppure verso l’esterno); la posizione anomala del capo per cui il bambino, poiché tende a vedere l’immagine doppia, sposta la testa per eliminare una delle due immagini; difficoltà nella lettura da vicino; mal di testa prolungato; affaticamento visivo.

 

 

 
 
 

In sintesi

Come proteggere gli occhi dei bambini da pc e tablet?

Nel caso di bambini e ragazzi alle prese con un uso frequente di dispositivi elettronici con schermi retro-illuminati, gli oculisti americani per non affaticare eccessivamente gli occhi consigliano di:

1) utilizzare schermi il più possibile grandi per ridurre al minimo lo sforzo visivo e posizionarli alla distanza di circa un metro dagli occhi;

2) regolare la luminosità dello schermo in modo che corrisponda al livello di luce nella stanza e aumentare il contrasto, così da ridurre l’affaticamento visivo;

3) seguire la regola del 20-20-20: fare in modo che i bambini e i ragazzi alle prese con pc e tablet facciano delle  pause ogni 20 minuti di utilizzo, spostando gli occhi per guardare un oggetto ad almeno 20 piedi di distanza (circa 6 metri) per almeno 20 secondi;

4) ricordare di sbattere le palpebre spesso per mantenere gli occhi umidi: può essere d’aiuto mettere un post-it con un disegnino sugli schermi per ricordare ai bambini di sbattere le palpebre;

5) evitare di utilizzare dispositivi digitali mentre da sdraiati: può indurre ad avvicinare troppo gli schermi agli occhi, oltre a causare dolori muscolari a collo e schiena;

6) uscire per almeno un’ora al giorno: è un’opportunità per concentrare la vista su diverse distanze (oltre che per stare alla luce del sole e fare un po’ di movimento fisico);

7) limitare il più possibile l’uso dei dispositivi retro-illuminati di notte, che può affaticare eccessivamente gli occhi per via della differenza tra la luminosità dello schermo (seppure regolata al minimo) e la naturale scarsa luce notturna, oltre a rendere più difficile l’addormentamento.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

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