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Un nuovo test per predire il rischio di complicanze del diabete giovanile è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica e dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Il nuovo metodo, se approderà alla pratica clinica, potrebbe in futuro mandare in pensione quello attualmente in uso, il cosiddetto esame dell’emoglobina glicata, che fornisce un’indicazione della glicemia media degli ultimi 2-3 mesi.
Colpiti bambini e adolescenti
Oggi si stimano oggi in Italia più di 15.000 bambini e giovani con diabete giovanile o di tipo 1 o insulino-dipendente, una patologia cronica autoimmune caratterizzata dall’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Quando l’insulina è prodotta in quantità non sufficiente dal pancreas o le cellule dell’organismo non rispondono alla sua presenza, nel sangue si concentrano livelli di glucosio più alti del normale e ciò determina la comparsa della malattia. Non raramente la diagnosi di diabete giovanile è accompagnata da pericolose complicazioni (retinopatia, nefropatia, ipertensione): i sintomi, infatti, pur essendo specifici, non vengono sempre riconosciuti precocemente.
Importante prevenire i rischi
Ora, grazie agli studi degli scienziati italiani, potrebbe essere in arrivo un nuovo test per predire il rischio di complicanze del diabete giovanile: è basato su un software che analizza le immagini microscopiche di alcune cellule del sangue, misurando con semplicità e accuratezza il livello di gravità della malattia e quindi il rischio di complicanze. È utile anche per capire se il paziente gestisce bene la malattia, ovvero se tiene sotto controllo la glicemia nel lungo periodo.
Importanti i controlli
In attesa del nuovo test per predire il rischio di complicanze del diabete giovanile, gli esperti ricordano l’importanza di un corretto monitoraggio della malattia. Un lavoro effettuato dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, Regione Lombardia e Ospedali Riuniti di Bergamo suggerisce che la visita diabetologica è fondamentale: le persone assistite dal diabetologo presentano infatti una mortalità ridotta del 29% rispetto ai diabetici non seguiti presso i centri specialistici.