Enuresi notturna a 6 anni per un bambino su 5

Silvia Finazzi A cura di Silvia Finazzi Pubblicato il 28/05/2019 Aggiornato il 28/05/2019

Il 28 maggio si celebra la giornata mondiale dell’enuresi per aumentare la sensibilizzazione su un disturbo che crea ancora imbarazzo

Enuresi notturna a 6 anni per un bambino su 5

È un problema comune, ma se ne parla ancora troppo poco, spesso perché crea imbarazzo e vergogna. E, invece, non c’è nulla da cui nascondersi: l’ enuresi è una condizione che non deve destare senso di colpa o di disagio nei bambini e nei genitori perché può capitare a tutti e, se affrontata nel modo giusto, può essere risolta. Proprio per aumentare la sensibilizzazione in proposito, il 28 maggio si celebra la giornata mondiale dell’ enuresi.

Di che cosa si tratta

Fino ai quattro anni circa è normale che di notte il bimbo abbia un po’ di difficoltà a controllare completamente la vescica e, qualche volta, faccia la pipì a letto. Tutta colpa dell’immaturità del meccanismo della minzione. Dopo i cinque-sei anni, però, il bambino dovrebbe aver raggiunto la continenza e il pieno controllo della vescica. Se emette ancora urina durante il sonno, senza svegliarsi nonostante la sensazione di bagnato, si parla di enuresi notturna. Secondo i dati, questa condizione interessa circa un bambino su cinque fra i 5 e i 6 anni, ma anche bambini d’età superiore. Inaspettatamente, riguarda pure il 2% degli adulti.

Le cause

Alla base dell’ enuresi notturna possono esserci cause diverse, che possono essere presenti anche in associazione. Innanzitutto, la predisposizione familiare e la ridotta produzione dell’ormone antidiuretico (ADH) durante la notte. Anche la difficoltà di controllo della vescica e le improvvise contrazioni del muscolo della vescica, che non sono fermate dalle strutture del cervello che dovrebbero tenerle sotto controllo, possono scatenare il problema. 

Due forme diverse

I medici distinguono fra enuresi primaria ed enuresi secondaria. Nella forma primaria, il bimbo fa la pipì a letto quasi ogni notte e non c’è mai stato un periodo di almeno sei mesi in cui ha lasciato sempre il letto asciutto. L’enuresi secondaria si manifesta dopo un periodo di almeno sei mesi in cui il bambino non ha bagnato il letto: in questa forma giocano un ruolo importante gli eventuali disagi psicologici di cui soffre il piccolo.

Le cure

Nei casi meno seri, per risolvere l’ enuresi notturna si può ricorrere ad alcune strategie come: far fare al bimbo la pipì prima di dormire; offrirgli pochi liquidi dopo le 18; non dargli troppi cibi salati e ricchi di calcio (latte, yogurt e formaggi) a cena; aiutarlo a combattere la stitichezza e a contrastare il sovrappeso. Il risveglio programmato, invece, non rappresenta una cura, poiché non insegna al bambino come rimanere asciutto. “Oltre ad attenersi a consigli comportamentali, come non trattenere la pipì di giorno, nelle forme più severe di enuresi, previo consulto di uno specialista possono essere prescritti farmaci, da scegliere in base alla causa scatenante” spiega il dottor Antonio D’Alessio, chirurgo urologico pediatrico e pediatra, direttore Chirurgia Pediatrica dell’ASST Ovest Milanese, Ospedale di Legnano (Milano). Per esempio, il pediatra può prescrivere cure a base di ormone antidiuretico sintetico (vasopressina) e/o di farmaci anticolinergici per favorire il controllo della vescica. È importante che i genitori tengano un atteggiamento positivo, senza però trascurare il problema.

 

 

 

 
 
 

Da sapere!

Se il bambino soffre di enuresi notturna, mamma e papà non devono rimproverarlo per non frustrarlo ulteriormente. Devono invece rivolgersi e affidarsi al pediatra e affrontare con lo spirito giusto la situazione.

 

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