Fiabe

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Non c’è mamma, nonna o zia che non abbia mai raccontato una fiaba al proprio bambino o nipotino e non c’è bambino al mondo che non abbia ascoltato una favola con la bocca aperta e gli occhi sognanti… Ma perché le fiabe piacciono così tanto e soprattutto perché sono così importanti per la crescita e lo sviluppo psicoemotivo di un bambino?

Nella mente di un bambino

Per comprendere appieno l’importanza delle fiabe occorre innanzitutto calarsi nella mente del bambino, che è diversa da quella dell’adulto.
I bambini, infatti, sono in grado di costruire associazioni per immagini, ma non di elaborare concetti astratti e, soprattutto, di collegarli tra loro seguendo un nesso logico. Quando il bambino interagisce con il mondo, tutto per lui è nuovo e solamente interagendo con esso impara via via ad attribuire un significato a ogni esperienza.
Una delle tappe fondamentali di questo percorso coincide con la cosiddetta “età dei perché”, uno stadio dello sviluppo cognitivo che, a partire dai 3 anni circa, induce il bimbo a fare domande in modo insistente alla mamma e al papà su tutto quello che lo circonda. Il piccolo osserva il mondo intorno a lui e chiede “ai grandi” spiegazioni su tutta una serie di fenomeni che stimolano la sua innata e inesauribile curiosità. Oltre che a soddisfare la propria curiosità, però, fare domande serve al bambino per valutare il livello di interesse e di ascolto che i genitori gli riservano.

Le risposte ai suoi “perché”

Ebbene, in questo percorso di apprendimento continuo del bambino, le fiabe svolgono un ruolo fondamentale perché lo aiutano a trovare le risposte ai suoi “perché”. Ma non solo: rispondono anche in maniera esemplare al suo bisogno di trovare dei modelli da imitare e all’esigenza di vivere delle avventure attraverso il gioco e l’immaginazione. Lo aiutano – in ultima analisi – ad affrontare e superare le sue paure  (dell’orco, del buio, del lupo cattivo) e, quindi, ad acquisire fiducia in se stesso e nelle sue capacità.

Rappresentazione metaforica della vita reale

Analizzare la struttura di una fiaba può aiutare a comprendere meglio questo concetto.
Ogni fiaba inizia presentando una crisi, una situazione che il protagonista è chiamato ad affrontare tra mille difficoltà. Per esempio, i bambini protagonisti delle fiabe possono essere abbandonati (come succede in Pollicino) o fatti prigionieri da streghe cattive (come in Hansel e Gretel) o finire nella pancia di una balena (come in Pinocchio). Le fiabe presentano, quindi, sempre un problema, accompagnato però anche dalla sua soluzione e tutto questo è presentato in forma di metafora, in modo da poterlo rendere comprensibile al bambino.
Sia il momento della crisi sia – soprattutto – quello della soluzione permette al bambino di identificarsi con il protagonista della fiaba, “scaricando” su di lui tutte le proprie ansie e paure, e di uscirne rafforzato, da vincitore.
Questo spiega anche come mai il bambino, a seconda della fase di sviluppo che sta attraversando o di un particolare momento che sta vivendo (per esempio, l’ingresso all’asilo), voglia ascoltare sempre la stessa fiaba piuttosto che un’altra.
Ogni fiaba contiene, in termini simbolici, un messaggio, ossia prende in considerazione un determinato problema. Per questo, se il bambino vuole sentire sempre la stessa fiaba è perché in quel determinato momento è proprio la “sua” fiaba, quella che parla del problema che lo riguarda più da vicino. In altre parole, nella fiaba, il bambino – attraverso le avventure del protagonista – trova la soluzione per superare il problema che lo preoccupa e ciò lo tranquillizza.
Naturalmente, il bambino cresce e di conseguenza si modificano i suoi problemi, le sue ansie e le sue paure. Pertanto, non bisogna stupirsi se, all’improvviso, il bambino perde interesse nei confronti di una fiaba cui era particolarmente “legato” per spostare la sua attenzione su un’altra: è solo perché in quel momento quest’ultima risponde meglio della precedente ai suoi problemi attuali.
Per meglio approfondire questo argomento e sensibilizzare i genitori riguardo alla sua importanza, abbiamo intervistato la dottoressa Francesca Limonta, psicologa e psicoterapeuta a Bergamo.

“Così le favole lo aiutano a crescere”

Qual è l’aspetto che i genitori devono tenere in maggiore considerazione quando raccontano o leggono una favola al proprio bambino? 

Sedersi accanto al bambino e leggergli una favola rappresenta di per sé un momento importante che crea intimità e complicità nella relazione, favorendo così l’accesso alle emozioni e ai pensieri più nascosti. Perciò è importante che il genitore riconosca il valore di questo tempo dedicato al figlio, mettendo da parte altri stimoli (cellulare, televisione…) che possano distrarlo e non permettergli di essere veramente “con lui e per lui”. Anche la scelta della favola è un momento significativo, che permette al bambino di esprimere le sue preferenze e, a volte, di comunicare qualcosa di importante al genitore, come il desiderio di rivivere le emozioni e le situazioni del protagonista di quello specifico racconto.
Anche il tono di voce dell’adulto, la sua postura e la mimica sono elementi cui prestare attenzione, perché attivano l’immaginazione del bambino e lo aiutano a immedesimarsi nella storia. Il genitore durante la lettura può fare delle pause, sollevare lo sguardo e incontrare quello del bambino, per dargli spazio di ascolto e di parola o semplicemente per condividere un’emozione suscitata dal racconto. Ciò che conta è la relazione che si crea e che viene consolidata in un momento che sembra banale, ma che in realtà va a rinforzare un legame, arricchendolo di istanti, emozioni e tanta immaginazione.

Favole e fiabe vengono spesso usate come sinonimi, ma sono davvero la stessa cosa? 

No, la favola è un racconto breve, con una trama lineare e i protagonisti in genere sono animali antropomorfizzati o esseri inanimati. La favola termina con una morale, cioè con un insegnamento etico che si intende trasmettere in modo esplicito (per esempio, “Le favole di Esopo”). La fiaba, invece, è un racconto più lungo, ha come protagonisti esseri umani (principesse, re, maghi) o creature immaginarie come fate, draghi, orchi e giganti. La fiaba ha sempre un lieto fine, lasciando che la morale sia più implicita (per esempio, Cenerentola).

Gli animali sono spesso protagonisti: è un caso o è voluto? 

È voluto perché, soprattutto nelle favole, gli animali che vengono descritti sono rappresentativi di caratteristiche specifiche degli uomini, perciò la loro scelta è finalizzata a portare il lettore (grande o piccolo) a riflettere su di sé. Per esempio, nelle favole di Esopo, la tartaruga viene usata come simbolo della lentezza, per insegnare però che con la calma e la pazienza si possono raggiungere molti traguardi e che non bisogna mai avere la presunzione di essere superiori agli altri, come fa la lepre che invece rappresenta la velocità. La scelta di animali permette, quindi, di trasmettere messaggi importanti attraverso un canale più intuitivo, immediato e, quindi, alla portata dei bambini.

Quali insegnamenti trae un bambino dall’ascolto (e, quando è più grande, dalla lettura) di una favola? 

Le favole possono offrire al bambino modelli da imitare o da cui distanziarsi, come la favola di Cappuccetto Rosso che insegna a non fidarsi indiscriminatamente di tutti gli adulti e di notare ciò che nelle persone può stonare, quando la “nonna” ha un aspetto e un tono di voce insoliti.
Inoltre, le favole, permettendo al bambino di identificarsi con i personaggi presenti, insegnano come si affrontano i pericoli, come si gestiscono le difficoltà e le ingiustizie e che per raggiungere degli obiettivi positivi bisogna impegnarsi e far leva sulle proprie risorse e potenzialità. Un racconto può anche aiutare ad accettarsi per quello che si è, come nella favola del brutto anatroccolo, dove la diversità inizialmente suscita disagio, ma poi diventa un aspetto che caratterizza l’unicità del cucciolo. Infine, anche l’importanza di non farsi influenzare dalle compagnie è un insegnamento che può arrivare ai bambini attraverso, per esempio i personaggi di Lucignolo e del gatto e della volpe nella favola di Pinocchio.

Come le fiabe possono insegnare al bambino il rispetto delle regole? E quanto è importante questo aspetto? 

Attraverso la lettura delle fiabe si stimola l’immaginazione del bambino che può proiettarsi nelle storie e, quindi, interiorizzare anche il rispetto delle regole, come quelle che riguardano le relazioni tra persone e con la realtà. Quindi, una fiaba può aiutare il bambino a cogliere l’importanza e il senso delle regole, ma è indispensabile che nella sua quotidianità siano poi gli adulti a mantenerle e a sostenere il bambino nel rispettarle con coerenza e continuità.

Perché ai bambini piace sentirsi ripetere sempre la stessa fiaba/favola? 

Perché per i bambini la ripetizione della stessa storia ha un effetto rassicurante e confortante, creando quella routine che gli permette di sentirsi in un contesto prevedibile e protetto. Inoltre, a ogni lettura il bambino può cogliere aspetti differenti della storia, soffermandosi ogni volta su un nuovo dettaglio o un messaggio implicito. In questo l’adulto assume un ruolo importante di guida nella lettura della fiaba, avvicinando il piccolo ai vari significati che la fiaba porta con sé. 

Perché si dice che le fiabe aiutano a superare le paure? 

Perché spesso nelle fiabe il protagonista si trova ad affrontare l’emozione della paura, rappresentata simbolicamente con personaggi spaventosi o con situazioni che sembrano impossibili da superare. Quindi, il bambino può identificarsi con il protagonista e interiorizzare modelli di coraggio e di resilienza, oltre a imparare l’importanza di avere fiducia in se stesso e di chiedere aiuto e sostegno alle persone vicine nel superare le proprie paure.
Spesso le fiabe classiche coinvolgono molto il bimbo, ma fanno paura o sono un po’ truculente: è giusto modificarle per addolcirle o vanno raccontate così come sono?
Le fiabe classiche andrebbero raccontate così come sono, mantenendo, quindi, i loro contenuti e la loro struttura. In questo modo si aiuta il bambino ad affrontare aspetti più coinvolgenti ed emotivamente forti, preparandolo anche alle esperienze di vita reale. Ciò che conta è che l’adulto sia accanto al bambino, fungendo da intermediario e supporto nella comprensione ed elaborazione del racconto e dei vissuti emotivi.

Sono più indicate le fiabe classiche o quelle moderne?

Le fiabe classiche si caratterizzano per la presenza di un protagonista che, dopo aver attraversato varie difficoltà e sconfitto presenze malefiche, prevale come vincitore, trasmettendo ai bambini il messaggio che il bene ha il sopravvento sul male. Le fiabe moderne sono strutturate, in modo tale da non spaventare i bambini, presentando loro una realtà più edulcorata e riflettendo il mondo contemporaneo. In realtà si può dire che la fiaba, classica o moderna che sia, mantiene sempre una funzione educativa molto ampia, suscitando nel bambino l’amore per la lettura, avvicinandolo a nuovi vocaboli, stimolando la fantasia e facilitando l’accesso alle emozioni. Può essere, quindi, il bambino stesso a scegliere quale racconto lo rispecchia maggiormente e genera in lui curiosità e interesse.

Libro tradizionale o tablet hanno lo stesso effetto?

Il tablet risulta molto attraente per i bambini per la vivacità dei colori, per le immagini e le musiche senz’altro coinvolgenti. Rischia, però, rispetto al libro tradizionale, di rendere il bambino più passivo nell’accogliere la storia e di dare meno spazio all’immaginazione. Nella lettura di un libro le parole permettono al bambino di crearsi uno scenario interiore, stimolando maggiormente la sua sensibilità e facilitando l’accesso all’emotività. Il libro tradizionale, rispetto al tablet, promuove, inoltre, la capacità di attenzione e di concentrazione del bambino, soprattutto in età prescolare, gettando le basi per le competenze richieste nella scuola primaria.

Possono avere un effetto terapeutico sui bambini (penso a quelli in ospedale o a chi ha subito traumi)?

Le favole sono uno strumento terapeutico utile nella presa in carico e nel trattamento dei bambini, perché permettono di trasmettere loro messaggi, immagini, simbologie che li aiutano nell’elaborazione di esperienze emotivamente impegnative o traumatiche. Questo perché le favole, attraverso l’uso di metafore e immagini fantastiche, arrivano al mondo emotivo del bambino, senza essere vissute da lui come intrusive e invadenti. Per esempio, in psicoterapia la fiaba può essere utilizzata come strumento per comunicare al bambino notizie e verità difficili, riguardanti la sua realtà familiare (per esempio: la malattia psichiatrica o la tossicodipendenza di un genitore) oppure per sostenerlo nell’affrontare esperienze per lui spaventanti (come l’ospedalizzazione o un esame diagnostico).
A cura di Elisa Carcano – gennaio 2022
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