Cenerentola – Grimm

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 24/02/2015 Aggiornato il 12/09/2024

La fiaba "Cenerentola" nella versione scritta dai Fratelli Grimm. Originaria probabilmente della Cina o dell'antico Egitto, è stata narrata in centinaia di versioni in gran parte del mondo. In occidente le versioni più note sono quelle di Charles Perrault e questa dei Fratelli Grimm. Leggila insieme ai tuoi bimbi

Cenerentola – Grimm

Cenerentola

La moglie di un uomo molto ricco si ammalò e, quando sentì avvicinarsi la fine, chiamò al capezzale la sua unica figlioletta e le disse: “Sii sempre docile e buona, così il buon Dio ti aiuterà e io ti guarderò dal cielo e ti sarò vicina.” Poi chiuse gli occhi e morì. La fanciulla andava ogni giorno alla tomba della madre, piangeva ed era sempre docile e buona. La neve ricoprì la tomba di un bianco drappo e quando il sole l’ebbe tolto, l’uomo prese moglie di nuovo.

La donna aveva due figlie che portò con sé in casa, ed esse erano belle e bianche di viso, ma brutte e nere di cuore. Per la figliastra incominciarono tristi giorni. “Che vuole quella buona a nulla in salotto?” esse dicevano. “Chi mangia il pane deve guadagnarselo: fuori, sguattera!” Le presero i suoi bei vestiti, le diedero da indossare una vecchia palandrana grigia e degli zoccoli e la condussero in cucina deridendola. Lì doveva sgobbare per bene: si alzava prima che facesse giorno, portava l’acqua, accendeva il fuoco, cucinava e lavava. Per giunta le sorelle gliene facevano di tutti i colori, la schernivano e le versavano ceci e lenticchie nella cenere, sicché doveva raccoglierli a uno a uno. La sera, quando era stanca, non andava a letto, ma doveva coricarsi nella cenere accanto al focolare. E siccome era sempre sporca e impolverata, la chiamavano Cenerentola.

Un giorno, il padre volle recarsi alla fiera e chiese alle due figliastre che cosa dovesse portare loro. “Bei vestiti,” disse la prima. “Perle e gemme,” disse la seconda. “E tu, Cenerentola,” disse egli, “che cosa vuoi?” – “Babbo, il primo rametto che vi urta il cappello sulla via del ritorno” rispose Cenerentola. Così egli comprò bei vestiti, perle e gemme per le due figliastre; e sulla via del ritorno, mentre cavalcava per un verde boschetto, un ramo di nocciolo lo sfiorò e gli fece cadere il cappello. Allora egli colse il rametto e quando giunse a casa diede alle due figliastre quello che avevano chiesto, e a Cenerentola diede il ramo di nocciolo. Cenerentola lo prese, andò a piantarlo sulla tomba della madre, e pianse tanto che le lacrime l’innaffiarono. Così crebbe e divenne un bell’albero. Cenerentola ci andava tre volte al giorno, piangeva e pregava e ogni volta si posava sulla pianta un uccellino che le dava ciò che aveva desiderato.

Ora avvenne che il re diede una festa che doveva durare tre giorni, perché suo figlio potesse scegliersi una sposa. Anche le due sorellastre erano invitate, così chiamarono Cenerentola e dissero: “Pettinaci, spazzola le scarpe e assicura le fibbie: andiamo a ballare alla festa del re.” Cenerentola ubbidì ma piangeva, perché anche lei sarebbe andata volentieri al ballo, e pregò la matrigna di accordarle il permesso. “Tu, Cenerentola,” disse questa, “non hai niente da metterti addosso, non sai ballare, e vorresti andare a nozze!” Ma Cenerentola insisteva e la matrigna finì col dirle: “Ti rovescerò nella cenere un piatto di lenticchie e se in due ore le sceglierai tutte, andrai anche tu.” La matrigna le rovesciò le lenticchie nella cenere, ma la fanciulla andò nell’orto dietro casa e chiamò: “Dolci colombelle mie, e voi, tortorelle, e voi, uccellini tutti del cielo, venite e aiutatemi a scegliere le lenticchie:

“Quelle buone me le date,
Le cattive le mangiate.”

Allora dalla finestra della cucina entrarono due colombe bianche e poi le tortorelle e infine, frullando e svolazzando, entrarono tutti gli uccellini del cielo e si posarono intorno alla cenere. E le colombelle annuirono con le testine e incominciarono, pic, pic, pic, pic, e allora ci si misero anche gli altri, pic, pic, pic, pic, e raccolsero tutti i grani buoni nel piatto. Non era passata un’ora che avevano già finito e volarono tutti via. Allora la fanciulla, tutta contenta, portò il piatto alla matrigna e credeva di poter andare a nozze anche lei. Ma la matrigna disse: “No, Cenerentola; non hai vestiti e non sai ballare; non verrai.” Ma Cenerentola si mise a piangere, e quella disse: “Se in un’ora riesci a raccogliere dalla cenere e a scegliere due piatti pieni di lenticchie, verrai anche tu.” E pensava: “Non ci riuscirà mai.” Quando la matrigna ebbe versato i due piatti di lenticchie nella cenere, la fanciulla andò nell’orto dietro casa e gridò: “Dolci colombelle mie, e voi, tortorelle, e voi, uccellini tutti del cielo, venite e aiutatemi a scegliere:

“Quelle buone me le date,
Le cattive le mangiate.”

Allora dalla finestra della cucina entrarono due colombe bianche e poi le tortorelle ed infine, frullando e svolazzando, entrarono tutti gli uccellini del cielo e si posarono intorno alla cenere. E le colombelle annuirono con le loro testoline e incominciarono, pic, pic, pic, pic, e allora ci si misero anche gli altri, pic, pic, pic, pic, e raccolsero tutti i grani buoni nei piatti. E non era passata mezz’ora che avevano già finito e volarono tutti via. Allora la fanciulla, tutta contenta, portò i piatti alla matrigna e credeva di potere andare a nozze anche lei. Ma la matrigna disse: “È inutile: tu non vieni, perché non hai vestiti e non sai ballare; dovremmo vergognarci di te.” Così detto se ne andò con le sue due figlie.

Rimasta sola, Cenerentola andò alla tomba della madre sotto il nocciolo, e gridò:

“Scrollati pianta, stammi a sentire,
d’oro e d’argento mi devi coprire!”

Allora l’uccello le gettò un abito d’oro e d’argento e scarpette trapunte di seta e d’argento. Cenerentola indossò l’abito e andò alla festa. Ma le sorelle e la matrigna non la riconobbero e pensarono che fosse una principessa sconosciuta, tanto era bella nell’abito così ricco. A Cenerentola non pensarono affatto, e credevano che se ne stesse a casa nel sudiciume. Il principe le venne incontro, la prese per mano e danzò con lei. E non volle ballare con nessun’altra; non le lasciò mai la mano, e se un altro la invitava diceva: “È la mia ballerina.”

Cenerentola danzò fino a sera, poi volle andare a casa. Il principe disse: “Vengo ad accompagnarti,” perché‚ voleva vedere da dove veniva la bella fanciulla, ma ella gli scappò e balzò nella colombaia. Il principe allora aspettò che ritornasse il padre e gli disse che la fanciulla sconosciuta era saltata nella colombaia. Questi pensò: Che sia Cenerentola? e si fece portare un’accetta e un piccone per buttar giù la colombaia; ma dentro non c’era nessuno. E quando rientrarono in casa, Cenerentola giaceva sulla cenere nelle sue vesti sporche e un lumino a olio ardeva a stento nel focolare. Ella era saltata velocemente fuori dalla colombaia ed era corsa al nocciolo; là si era tolta le belle vesti, le aveva deposte sulla tomba e l’uccello le aveva riprese; ed ella nella sua palandrana grigia si era distesa sulla cenere in cucina.

Il giorno dopo quando la festa ricominciò e i genitori e le sorellastre erano di nuovo usciti, Cenerentola andò sotto al nocciolo e gridò:

“Scrollati pianta, stammi a sentire,
d’oro e d’argento mi devi coprire!”

Allora l’uccello le gettò un abito ancora più superbo del primo. E quando comparve alla festa così abbigliata, tutti si meravigliarono della sua bellezza. Il principe l’aveva aspettata, la prese per mano e ballò soltanto con lei. Quando la invitavano gli altri, diceva: “Questa è la mia ballerina.” La sera ella se ne andò e il principe la seguì per sapere dove abitasse; ma ella fuggì d’un balzo nell’orto dietro casa. Là c’era un bell’albero alto da cui pendevano magnifiche pere; svelta, ella vi si arrampicò e il principe non sapeva dove fosse sparita. Ma attese che arrivasse il padre e gli disse: “La fanciulla sconosciuta mi è sfuggita e credo che si sia arrampicata sul pero.” Il padre pensò: Che sia Cenerentola? Si fece portare l’ascia e abbatté l’albero, ma sopra non vi era nessuno. E quando entrarono in cucina, Cenerentola giaceva come al solito sulla cenere: era saltata giù dall’altra parte dell’albero, aveva riportato le belle vesti all’uccello sul nocciolo, e aveva indossato la sua palandrana grigia.

Il terzo giorno, quando i genitori e le sorelle se ne furono andati, Cenerentola tornò alla tomba di sua madre e disse all’alberello:

“Scrollati pianta, stammi a sentire,
d’oro e d’argento mi devi coprire!”

Allora l’uccello le gettò un vestito così lussuoso come non ne aveva ancora veduti e le scarpette erano tutte d’oro. Quando ella comparve alla festa, la gente non ebbe più parole per la meraviglia. Il principe ballò solo con lei; e se qualcuno la invitava, egli diceva: “E’ la mia ballerina.” 

Quando fu sera Cenerentola se ne andò; il principe voleva accompagnarla ma ella gli sfuggì. Tuttavia perse la sua scarpetta sinistra, poiché‚ il principe aveva fatto spalmare tutta la scala di pece e la scarpa vi era rimasta appiccicata. Egli la prese e, con essa, si recò il giorno seguente dal padre di Cenerentola e disse: “Colei che potrà calzare questa scarpina d’oro sarà mia sposa.” Allora le due sorelle si rallegrarono perché avevano un bel piedino. La maggiore andò con la scarpa in camera sua e voleva provarla davanti a sua madre. Ma la scarpa era troppo piccola e il dito grosso non le entrava; allora la madre le porse un coltello e disse: “Tagliati il dito: quando sarai regina non avrai più bisogno di andare a piedi.” La fanciulla si mozzò il dito, serrò il piede nella scarpa e andò dal principe. Egli la mise sul cavallo come sua sposa e partì con lei. Ma dovettero passare davanti alla tomba; sul nocciolo erano posate due colombelle che gridarono:

“Voltati e osserva la sposina:
ha del sangue nella scarpina,
per il suo piede è troppo stretta.
Ancor la sposa in casa t’aspetta.”

Allora egli le guardò il piede e ne vide sgorgare il sangue. Voltò il cavallo, riportò a casa la falsa sposa e disse: “Questa non è quella vera; l’altra sorella deve provare la scarpa.” Questa andò nella sua camera e riuscì a infilare le dita nella scarpa, ma il calcagno era troppo grosso. Allora la madre le porse un coltello e le disse: “Tagliati un pezzo di calcagno: quando sarai regina non avrai bisogno di andare a piedi.” La fanciulla si tagliò un pezzo di calcagno, serrò il piede nella scarpa e andò dal principe. Questi la mise sul cavallo come sposa e andò via con lei. Ma quando passarono davanti al nocciolo, le due colombelle gridarono:

“Voltati e osserva la sposina:
ha del sangue nella scarpina,
per il suo piede è troppo stretta.
Ancor la sposa in casa t’aspetta.”

Egli le guardò il piede e vide il sangue sgorgare dalla scarpa, sprizzando purpureo sulle calze bianche. Allora voltò il cavallo e riportò a casa la falsa sposa. “Questa non è quella vera,” disse. “Non avete un’altra figlia?” – “No,” rispose l’uomo, “c’è soltanto una piccola brutta Cenerentola della moglie che mi è morta: ma non può essere la sposa.” Il principe gli disse di mandarla a prendere, ma la matrigna rispose: “Ah no, è troppo sporca, non può farsi vedere.” Ma egli lo volle assolutamente e dovettero chiamare Cenerentola. Ella prima si lavò ben bene le mani e il viso, poi andò e si inchinò davanti al principe che le porse la scarpina d’oro. Allora ella si tolse dal piede il pesante zoccolo, l’infilò nella scarpetta e spinse un poco: le stava a pennello. E quando si alzò, egli la riconobbe e disse: “Questa è la vera sposa!” La matrigna e le due sorellastre si spaventarono e impallidirono dall’ira, ma egli mise Cenerentola sul cavallo e se ne andò con lei. Quando passarono davanti al nocciolo, le due colombelle bianche gridarono:

“Volgiti e guarda la sposina,
non c’è più sangue nella scarpina,
calza il piedino in modo perfetto.
Porta la sposa sotto il tuo tetto.”

E, dopo aver detto queste parole, scesero in volo e si posarono sulle spalle di Cenerentola, una a destra e l’altra a sinistra, e lì rimasero.

Quando stavano per essere celebrate le nozze con il principe, arrivarono le false sorellastre: esse volevano ingraziarsi Cenerentola e partecipare alla sua fortuna. All’entrata della chiesa, la maggiore si trovò a destra di Cenerentola, la minore alla sua sinistra. Allora le colombe cavarono un occhio a ciascuna. Poi, all’uscita, la maggiore era a sinistra e la minore a destra; e le colombe cavarono a ciascuna l’altro occhio. Così esse furono punite con la cecità per essere state false e malvagie.

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