La capanna nel bosco – Grimm

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 03/04/2019 Aggiornato il 12/09/2024

Questa fiaba, scritta dai Fratelli Grimm, insegna ad avere rispetto di tutti e a essere umili. Da leggere insieme, grandi e piccoli

La capanna nel bosco – Grimm

Un povero taglialegna viveva con sua moglie e le loro tre figlie in una casetta nella foresta. Una mattina, nell’uscire per andare a lavorare, egli disse alla moglie: “Devo finire il mio lavoro, perciò non tornerò a pranzo, oggi; fammelo portare nella foresta dalla figlia maggiore. Per fare in modo che non si perda” aggiunse “porterò con me un sacchetto di miglio e lo spargerò per la via”.

La maggiore

Così, quando il sole fu alto, la figlia maggiore si avviò nella foresta con la zuppa per il padre, ma gli uccelli e i passerotti, con le allodole e i fringuelli, i merli e i lucherini avevano beccato tutti i semi e così, la ragazza non riuscì a trovare la strada. Si addentrò sempre di più nel fitto della foresta ed era già calata la notte. Nell’oscurità si udiva lo stormire degli alberi, i gufi stridevano ed ella cominciò a tremare dalla paura, quando da lontano intravide una luce che brillava tra gli alberi. ‘ Ci abiterà qualcuno ‘pensò la ragazza’ e forse mi ospiteranno per la notte’, e così seguì la luce, finché giunse davanti a una capanna, dalle cui finestre si vedeva una luce accesa. Bussò alla porta e una voce rauca rispose dall’interno: “Avanti!”. La ragazza avanzò nell’oscurità dell’ingresso e bussò alla porta della stanza. “Venite avanti” gridò la voce di prima, allora ella aprì la porta e trovò dentro un vecchietto dalla lunga barba bianca che rotolava fino a terra, con il volto appoggiato sulle mani, mentre stava seduto a tavola. Accanto alla stufa c’erano tre animali: una gallina, un gallo e una vacca pezzata. La ragazza raccontò la sua storia al vecchio e lo pregò di ospitarla per la notte; il vecchio disse:

“Mia graziosa gallinella,
mio bel galletto,
e mia bella vaccarella,
voi cosa dite di ciò?”

“Tuc” risposero i tre animali e aggiunsero: “siamo d’accordo”. E il vecchio rispose: “Avrai vitto e alloggio; ora và in cucina e preparaci qualcosa da mangiare”. In cucina la ragazza trovò alimenti in abbondanza e poté cucinare una lauta cena, ma non preparò niente per gli animali. Portò le pietanze in tavola, si sedette accanto al vecchietto e mangiò a volontà e quando fu sazia disse: “Adesso però sono stanca, dove trovo un letto sul quale possa dormire e riposare?” E gli animali risposero:

“Con lui hai mangiato,
con lui hai bevuto,
a noi non hai pensato,
ci racconterai come avrai passato la notte.”

E il vecchio disse: “Vai di sopra e troverai una camera con due letti, rifalli con le lenzuola pulite e poi verrò a dormire anch’io”. La ragazza salì al secondo piano, rifece i letti come le aveva ordinato il vecchietto e si coricò senza aspettarlo. Poco dopo il vecchio venne e con la candela illuminò il volto della ragazza, la guardò, e scosse la testa. Quando vide che si era addormentata, aprì una botola nel pavimento e la lasciò cadere in cantina.

La mezzana

Nel frattempo, a tarda sera, il taglialegna tornò a casa, e rimproverò la moglie per avergli fatto patire la fame tutto il giorno. “Non è colpa mia,” replicò lei “nostra figlia è uscita per portarti il pranzo, ma dev’essersi persa, perché a casa non è tornata; sicuramente tornerà domani”.

Il mattino dopo, il taglialegna si alzò prima dell’alba per andare nella foresta e disse alla moglie di fargli portare il pasto dalla figlia mezzana. “Questa volta mi porterò dietro un sacco di lenticchie” disse “sono più grandi dei semi di miglio, la ragazza avrà meno difficoltà a rintracciare il sentiero, così non si perderà”. Così, all’ora di pranzo, la seconda figlia s’incamminò per la foresta, ma non vide le lenticchie sul sentiero, perché gli uccelli le avevano beccate come avevano fatto con il miglio il giorno prima e non ne avevano lasciate per niente. Anche la sorella mezzana si ritrovò così sperduta a vagare nella foresta fino a notte, fino a quando giunse anch’essa alla capanna del vecchietto, che la fece entrare e le diede il permesso di rimanere. Come la volta precedente, il vecchio chiese agli animali:

“Mia graziosa gallinella,
mio bel galletto,
e mia bella vaccarella,
voi cosa dite di ciò?”

Essi risposero ancora: “Tuc!”, e tutto si svolse come il giorno prima; la sorella mezzana preparò la cena, mangiò e bevve con il vecchietto e non si preoccupò affatto degli animali, e quando volle andare a letto essi risposero:

“Con lui hai mangiato,
con lui hai bevuto,
a noi non hai pensato,
ci racconterai come avrai passato la notte.”

Quando si fu addormentata, venne il vecchio, la guardò, scosse il capo e aprì la botola, facendola scivolare giù in cantina.

La minore

La terza mattina, il taglialegna disse alla moglie: “Manda nostra figlia minore a portarmi il pranzo nella foresta, oggi; è sempre stata una buona figliola, ubbidiente e di buon senso, e non se ne andrà a zonzo come hanno fatto le sorelle”. La madre però non voleva e rispose: “Devo rassegnarmi quindi a perdere la mia figliola più cara?” “Non temere” rispose lui, “la ragazza non si smarrirà nel bosco: è troppo prudente e attenta; poi io mi porterò dietro dei piselli e li disseminerò per la via: sono più grandi ancora delle lenticchie, così le mostreranno la strada”. Ma i conti del vecchio erano sbagliati anche questa volta, poiché, quando la figlia minore uscì di casa con il pranzo del padre sotto braccio, i piccioni selvatici avevano già divorato tutti i piselli che egli aveva sparso per la strada ed ella non fu in grado di trovare il sentiero giusto e si smarrì nella foresta. Si preoccupò molto, e il suo animo si riempì di tristezza al pensiero del povero babbo che avrebbe aspettato invano il suo pasto e a quanto la sua mamma si sarebbe disperata se non fosse riuscita a tornare a casa. Quando calò la notte, vide in lontananza la luce provenire dalla capanna nel bosco. Bussò alla porta e chiese umilmente il permesso di passare lì la notte e il vecchietto dalla barba bianca ancora una volta chiese ai suoi animali:

“Mia graziosa gallinella,
mio bel galletto,
e mia bella vaccarella,
voi cosa dite di ciò?”

“Tuc!” risposero. Poi la ragazza andò presso la stufa dove stavano gli animali, fece una carezza al gallo e alla gallina, pettinando le loro soffici piume con le mani, e solleticò fra le corna la vacca pezzata e quando ebbe preparato la cena per sé e per il vecchio, e la casseruola fu posata sulla tavola, disse: “Bhè, a me una buona cena, e ai poveri animali, niente? Fuori c’è cibo in quantità, prima di mangiare andrò a prendere qualcosa per loro.” Così, prese dell’orzo per la gallina e il gallo, e per la vacca pezzata, una bella bracciata di fieno profumato. “Spero sia di vostro gradimento, cari animali” disse “e qui avete tanta acqua per rinfrescarvi se vi verrà sete”, e così dicendo portò dentro un gran secchio d’acqua e la gallina e il gallo saltarono subito appresso al secchio e vi immersero i loro becchi, alzando il capo come fanno gli uccelli quando bevono; anche la vacca pezzata bevve un gran sorso d’acqua, e quando tutti e tre furono saziati e dissetati, la ragazza si sedette a tavola con il vecchietto e si servì dei suoi avanzi. Poco dopo, il gallo e la gallina cominciarono a strusciare le loro teste tra le ali e la vacca cominciò a sbattere le palpebre. Allora la ragazza disse: “Non andiamo a dormire?” E il vecchio rispose:

“Mia graziosa gallinella,
mio bel galletto,
e mia bella vaccarella,
voi cosa dite di ciò?”

Ed essi risposero: “Tuc!”,

“Con noi hai mangiato,
Con noi hai bevuto,
A noi hai gentilmente pensato,
Ora un buon riposo hai meritato.”

Allora la fanciulla salì le scale, sistemò i letti con le lenzuola pulite e quando ebbe finito, il vecchio venne a coricarsi, e la sua lunga barba gli coprì tutto il corpo fino ai piedi. La ragazza si distese sull’altro letto, disse le sue preghiere e poi si addormentò. Dormì tranquillamente fino a mezzanotte, e poi si udì un fragore terribile, che fece scuotere le pareti della capanna, ed ella si svegliò. Tutt’intorno scricchiolava e strepitava, le porte si spalancarono e sbatterono contro i muri. Le travi tremolavano come se da un momento all’altro la struttura stesse per crollare in mille pezzi, le scale tuonarono come se fossero precipitate e poi d’improvviso un botto fortissimo che veniva dal tetto diede l’impressione che questo fosse venuto giù del tutto e poi, finalmente, i rumori cessarono di colpo e regnò di nuovo la pace. La fanciulla, vedendo che non si era fatta male, se ne restò tranquilla nel suo letto senza muoversi e alla fine si riaddormentò. Ma quando si svegliò il mattino seguente, sul far del giorno, che cosa videro i suoi occhi? Si trovava in un’immensa sala, e tutt’intorno a lei splendeva in un luccichio regale; sui muri crescevano fiori d’oro su un fondo di seta verde, il suo letto era tutto d’avorio puro, contornato da un baldacchino di seta rossa e su un cuscino accanto al letto luccicava un paio di scarpe intrise di perle. Alla fanciulla sembrava di sognare, ma tre servi riccamente agghindati entrarono nella sala e le chiesero quali ordini ella aveva per loro. Ed ella rispose: “Vi prego, se uscite un attimo mi alzo subito a preparare una zuppa per il vecchietto e poi andrò a dar da mangiare alla graziosa gallinella, al bel galletto, e alla cara vaccarella.” Pensava, infatti, che il vecchietto fosse già in piedi, e andò a vedere presso il suo letto, ma non lo trovò; trovò, invece, uno sconosciuto, e mentre lo guardava, vedendo che era giovane e bello, egli si svegliò e sedette sul letto e disse: “Io sono un figlio di Re ed ero posseduto dall’incantesimo di una strega cattiva, la quale mi aveva portato via la giovinezza trasformandomi in un vecchio e mi aveva relegato a vivere in una capanna del bosco; ero condannato a restare qui solo in compagnia di questi tre servi che aveva trasformato in gallo, gallinella e vacca pezzata, che tu conoscesti ieri. E la maledizione si sarebbe infranta soltanto quando una ragazza di buon cuore fosse giunta qui, dimostrando affetto e cura anche per questi animali, oltre che per i cristiani; e quella ragazza sei tu e grazie a te a mezzanotte siamo stati liberati. La vecchia capanna del bosco si è tramutata nuovamente nel mio palazzo reale”.

E detto ciò, il principe ordinò ai tre servi di andare a prendere i genitori della fanciulla per assistere alle nozze con lei. “Ma dove si trovano ora le mie sorelle?” chiese ella. “Le ho chiuse in cantina e domattina saranno condotte nella foresta, e lì saranno fatte serve di un carbonaio, fino a quando diventeranno più gentili e impareranno a non lasciare affamati i poveri animali”.

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