La pastorella e lo spazzacamino – Andersen

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 14/02/2019 Aggiornato il 12/09/2024

Questa fiaba di Hans Christian Andersen parla di due innamorati che, alla fine, riescono a stare insieme. Perché, insegna la favola, anche nei momenti più brutti, ci può essere il lieto fine

La pastorella e lo spazzacamino – Andersen

La pastorella e lo spazzacamino

L’armadio che si trovava nel salotto era antichissimo e molto bello. Tutto scolpito in rilievo, con foglioline e arabeschi, aveva una cornice di rose e di tulipani. Nel centro, invece, c’era la figura di un uomo dall’aspetto stranissimo: aveva le gambe di capra, una testa sormontata da due piccole corna e un viso aguzzo e sogghignante, con una barbetta a punta. I bambini lo avevano soprannominato “Il Gran Generale Comandante in Capo Gamba di Caprone “, titolo forse un po’ lungo, ma del quale poche persone sono state insignite fino a oggi.
Sulla mensola che sosteneva il grande specchio abitava da tanto tempo una pastorella di porcellana, graziosissima; aveva le trecce bionde arrotolate sulle orecchie, portava le scarpette verdi, una gonna ornata di un nastro azzurro e sosteneva sulle spalle una graziosa gerla.

Vicino a lei c’era uno spazzacamino pure di porcellana. Sorreggeva con grazia la scala sotto il braccio e il suo visetto era bianco e roseo come un fiore, cosa stranissima, perché, come spazzacamino, gli sarebbe forse stata bene un po’ di fuliggine. La pastorella e lo spazzacamino erano là da tanto tempo, perciò avevano incominciato a volersi bene e infine si erano fidanzati. Tutti e due erano giovani e belli, tutti e due di porcellana, tutti e due fragili e leggeri.
Poco lontano da loro c’era un’altra statuetta, tre volte più grande: rappresentava un vecchio cinese e poteva dir di sì e di no tentennando la testa. Affermava di essere il nonno della pastorella, forse perché era di porcellana anche lui; ma la pastorella non ci credeva. Tuttavia il cinese dichiarava di avere autorità sopra di lei e quando il Gran Generale Comandante in Capo Gamba di Caprone gli domandò la mano della fanciulla, dondolò la testa affermativamente.

– Che marito avrai! – disse con entusiasmo alla presunta nipotina. – Che marito! Credo persino che sia di mogano, e tu sarai chiamata la Signora Gran Generale Comandante in Capo Gamba di Caprone. È anche molto ricco, perché ha tutto l’armadio pieno di argenteria, senza contare ciò che tiene nascosto nei cassetti segreti…
– Ma io non entrerò mai in quell’armadio buio – protestò la pastorella. – Ho sentito dire che vi sono già chiuse dentro undici statuette di porcellana.
– Ebbene, tu sarai la dodicesima – concluse il cinese. – Questa notte, quando tutti i mobili si sveglieranno e incominceranno a scricchiolare, sarà celebrato il matrimonio.
Detto questo, fece ancora di si con la testa, poi si addormentò. La pastorella incominciò a piangere, guardando lo spazzacamino.
– Non voglio sposare quell’uomo dai piedi di capra – singhiozzò. – Dobbiamo scappare di qui. Aiutami, ti prego.
– Farò tutto ciò che vorrai – rispose il piccolo spazzacamino. – Fuggiamo di qui. Io guadagnerò la vita anche per te, col mio mestiere di spazzacamino.
– Purché si riesca a scendere dalla mensola – osservò la pastorella preoccupata.
Lo spazzacamino la rassicurò e andò per primo, mostrandole dove bisognava posare i piedi, sugli angoli intagliati e sulle foglie in rilievo. L’aiutò anche con la scala e in poco tempo raggiunsero il pavimento. Ma quando si volsero verso l’armadio, videro che l’allarme era già stato dato. Il Gran Generale Comandante in Capo Gamba di Caprone fece addirittura un salto, gridando al vecchio cinese:
– Eccoli che fuggono! Fuggono!

La pastorella e lo spazzacamino ebbero una gran paura e, lesti lesti, si nascosero nel cassetto di un piccolo mobile. In quel cassetto c’erano alcuni mazzi di carte incompleti e anche un piccolo teatro di cartone per burattini. In quel momento vi si stava rappresentando una commedia e tutte le dame di quadri, di cuori, di fiori e di picche erano sedute nei primi posti e si facevano vento con dei tulipani. I fanti stavano dietro e avevano una testa in alto e una in basso, come nelle carte da gioco. La commedia rappresentata narrava la storia di due giovani che si volevano bene e non riuscivano a sposarsi, e la pastorella pianse molto perché quella storia assomigliava alla sua. A un certo punto esclamò: – Mi fa troppo soffrire. Io debbo uscire dal cassetto.
Lo spazzacamino l’accompagno subito fuori, ma quando misero piede sul pavimento e guardarono la mensola, videro che il vecchio cinese si agitava violentemente.

– Di sicuro viene a riprenderci – gridò la pastorella spaventata e, per la paura, cadde sulle ginocchia di porcellana.
– Ho un’idea – suggerì lo spazzacamino – Andiamo a nasconderci in quell’anfora che sta nell’angolo. È piena di fiori, ma noi ci acquatteremo fra le rose e la lavanda e se il cinese verrà, gli getteremo l’acqua negli occhi.
– No, sarebbe inutile – disse la pastorella – So che il cinese e l’anfora sono stati fidanzati molto tempo fa, ma sono rimasti sempre buoni amici. Non ci rimane altra risorsa che fuggire nel vasto mondo.
– Ma tu ne hai davvero il coraggio? – chiese lo spazzacamino – Hai pensato che il mondo è tanto grande e che noi potremmo anche non tornare mai più?
– Ho pensato a tutto.

Lo spazzacamino la guardò a lungo, poi disse:
– Secondo me, la strada migliore è la cappa del camino. Ti senti di scivolare con me nella stufa e di arrampicarti lungo i tubi? Soltanto per questa via potremo giungere al comignolo. Lassù mi sentirò a mio agio, ma prima bisogna salire in alto in alto e arrivare a un buco attraverso il quale usciremo nel mondo.
La pastorella accennò di si, e allora il fidanzato la condusse allo sportello della stufa e lo aperse.
– Dio mio, com’e’ buoi! – eclamò lei.
Ma si fece coraggio ed entrò con lui nella stufa. Pian piano risalirono i tubi e giunsero proprio nella cappa del camino.
– Il peggio è passato e tra poco saremo fuori – disse lo spazzacamino – Guarda in alto che magnifica stella!
C’era infatti nel cielo una stella che sembrava indicare la strada ai due fuggitivi: scintillava proprio sulle loro teste; ed essi continuarono ad arrampicarsi coraggiosamente. Era una strada ripida, nera, interminabile; ma lo spazzacamino sosteneva la pastorella e le indicava i punti migliori dove mettere i piedini di porcellana. Così finalmente arrivarono all’orlo del camino e sedettero proprio sul comignolo per riposarsi un po’. Erano davvero molto stanchi. Sopra di loro si stendeva il cielo pieno di stelle e, sotto, i tetti innumerevoli della grande città. Essi guardarono giù, guardarono intorno, tutto il vasto mondo. Come era grande! La povera pastorella non lo aveva immaginato così! Ebbe paura: posò la fronte sulla spalla del compagno e incominciò a piangere.

Lo spazzacamino tentò invano di farle coraggio.
– È troppo! – singhiozzava – È troppo grande! È più grande di quando io possa sopportare. Oh, se fossimo ancora sulla mensola vicina allo specchio! Ti prego, riaccompagnami là! Non sarò contenta finché non ci sarò ritornata. Io ti ho seguito nel vasto mondo, ma adesso devi ricondurmi a casa, se mi vuoi bene.
Lo spazzacamino cercò di calmarla e di farla ragionare; le ricordò il vecchio cinese e il Gran Generale in Capo Gamba di Caprone; ma lei continuava a piangere disperatamente e non restò altro rimedio che accontentarla.
Rientrati nella cappa del camino, incominciarono a scendere con gran fatica, poi si ritrovarono di nuovo nei tubi oscuri. Non era di certo un viaggio di piacere! Infine giunsero nella stufa e si fermarono ad ascoltare dietro lo sportello, per capire che cosa succedeva nella stanza; ma non udirono alcun rumore. Allora cautamente sporsero la testa e guardarono. Ahimè, il vecchio cinese giaceva sul pavimento, rotto in tre pezzi: nel tentativo di inseguirli era caduto dalla mensola. Il busto si trovava distaccato dal resto del corpo, la testa era rotolata in un angolo.

Il Gran Generale Comandante in Capo Gamba di Caprone conservava, invece, l’atteggiamento consueto.
– È terribile! – disse la pastorella – Il vecchio nonno si è rotto e la colpa è nostra! Oh, non riuscirò mai a sopravvivere a questa disgrazia! – E ricominciò a piangere.
– Si potrà aggiustarlo – la consolò lo spazzacamino – Sì, certamente è possibile. Non disperarti, via: se gli riattacchiamo il busto alla gambe e gli metteremo un buon sostegno nel collo, ritornerà come se fosse nuovo… e potrà dirci ancora una quantità di cose sgradevoli.
– Lo credi? – domandò la pastorella un po’ rasserenata.
Così dicendo pian piano uscirono dalla stufa e si arrampicarono di nuovo sulla mensola, vicino al grande specchio.
– Ecco a che punto siamo – commentò lo spazzacamino – Quanta fatica per nulla!
– Oh, se soltanto il vecchio nonno fosse riappiccicato! – disse la pastorella.
Il vecchio nonno, infatti, venne rimesso insieme con po’ di colla. Gli fu applicato un sostegno per tener ferma la testa e ritornò come nuovo; ma non poteva più dire di sì o di no.
– Uh, come fate il sostenuto, da quando vi siete rotto – Gli disse il Gran Comandante in Capo Gamba di Caprone – Allora, volete darmi in moglie vostra nipote sì o no?
Lo spazzacamino e la pastorella guardavano ansiosamente il vecchio cinese, ma egli non poteva più piegare il collo e si sarebbe vergognato di confessare che aveva dentro un sostegno. Ma grazie appunto a questo, le due statuine di porcellana poterono mettersi il cuore in pace e vivere tranquille insieme, fino al giorno fatale in cui anch’esse si ruppero.

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