Le tre principesse nere

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 02/11/2016 Aggiornato il 12/09/2024

La fiaba "Le tre principesse nere" è un'opera scritta o rivista dai fratelli Grimm. Insegna ad affrontare le proprie paure, anche se hanno l'aspetto di… tre principesse tutte nere!

Le tre principesse nere

Le tre principesse nere

Città sotto assedio

Una volta una città del lontano Oriente era assediata dai nemici, che non volevano togliere l’assedio se prima non venivano dati loro seicento scudi, la moneta del tempo. Allora la città proclamò che colui che avesse potuto procurarli sarebbe diventato borgomastro, cioè sindaco. Ora c’era un povero pescatore, che pescava in riva al mare con suo figlio; giunsero i nemici, fecero prigioniero il figlio e in cambio diedero al padre seicento scudi. Il padre andò a darli ai capi della città, i nemici si ritirarono e il pescatore divenne borgomastro. Allora fu stabilito che chi non avesse detto -signor Borgomastro- sarebbe stato impiccato.

Il castello incantato

Il figlio sfuggì ai nemici e arrivò in un grande bosco, su di un’alta montagna. La montagna si aprì ed egli entrò in un grande castello incantato, dove sedie, tavole e panche erano tutte parate a lutto. Arrivarono tre principesse che erano tutte nere, con solo un po’ di bianco sul viso. Gli dissero che non doveva avere paura: non gli avrebbero fatto nulla ed egli poteva liberarle. Egli disse che sì, le avrebbe liberate ben volentieri se avesse saputo cosa fare. Allora dissero che per un anno non doveva parlare con loro né guardarle; se desiderava qualcosa doveva dirlo; se potevano rispondergli l’avrebbero fatto. Dopo aver trascorso là un po’ di tempo, egli disse che desiderava andare da suo padre. Le fanciulle risposero che poteva andare, doveva prendere una certa borsa piena di denaro, indossare un certo vestito, ed essere di ritorno entro otto giorni.

Ritorno a casa

Egli si sentì sollevare e subito si trovò in quella città dell’oriente. Ma nella capanna suo padre non c’era più ed egli domandò alla gente che fine avesse fatto il povero pescatore. Allora gli dissero che non doveva dire così, altrimenti sarebbe finito sulla forca. Egli andò da suo padre e disse: “Pescatore, come avete fatto ad arrivare fin qui?”. Il padre rispose: “Non dovete dire così: se i capi della città se ne accorgono, vi impiccheranno”. Ma egli non volle smetterla e fu condotto alla forca. Quando fu là, disse: “Oh miei Signori, datemi il permesso di andare ancora una volta nella vecchia capanna del pescatore”. Là indossò il suo vecchio camiciotto, tornò dai signori e disse: “Lo vedete ora? Non sono forse il figlio del povero pescatore? Fino a oggi ho guadagnato il pane per i miei genitori”. Allora lo riconobbero e gli chiesero perdono e se lo portarono a casa, dov’egli raccontò tutto quel che gli era accaduto: ch’era arrivato in un gran bosco, su di un’alta montagna, e la montagna si era aperta, ed egli era entrato in un castello incantato, dove tutto era parato a lutto ed erano venute tre principesse, che erano tutte nere, salvo un po’ di bianco sul viso. Gli avevano detto che non doveva avere paura e che poteva liberarle.

Fuga dal castello

Allora sua madre disse che doveva esserci sotto qualcosa di brutto: egli doveva prendere una candela benedetta e far gocciolare la cera bollente sul viso delle principesse. Egli tornò al castello e aveva una gran paura; fece gocciolare la cera sul viso delle principesse mentre dormivano ed esse diventarono mezze bianche. Allora saltarono in piedi tutt’e tre e dissero: “Cane maledetto, il nostro sangue griderà vendetta sopra di te! Non è nato nessun altro al mondo che possa liberarci, né nascerà mai più. Ma noi abbiamo ancora tre fratelli, sono legati da sette catene e ti faranno a pezzi!”. Si udì uno strepito in tutto il castello ed egli ebbe appena il tempo di saltare dalla finestra, rompendosi una gamba. Il castello sprofondò, la montagna si chiuse e nessuno seppe più dove si trovava. Ma lui si era salvato. 

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