Trottolina – Capuana

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 03/07/2018 Aggiornato il 03/07/2018

Trottolina è una fiaba dello scrittore italiano Luigi Capuana, che ha scritto a fine Ottocento per i suoi nipotini. Una storia da raccontare e leggere ai tuoi bambini.

Trottolina – Capuana

Trottolina 

C’era una volta un vecchio tornitore che faceva trottole d’ogni forma e d’ogni grandezza. Quand’era la stagione delle trottole, i ragazzi si affollavano nella sua bottega: “Tornitore, mi fate una trottola?” “Piccola o grande? Piatta o col cocuzzolo?” Secondo che la volevano piccola o grande, piatta o col cocuzzolo, egli adattava subito un pezzetto di legno al suo tornio, e con un piede sul pedale e in mano lo scalpello, si metteva a lavorare lesto lesto, brontolando:

“Trottolina, piatta piatta,
Gira gira e fa la matta!”

Oppure:

“Trottolone fatto a pera,
Gira gira fino a sera!”

E continuava a brontolare così, fino a che la trottola non era bell’e finita. Quel brontolìo era lo spasso dei ragazzi, che spesso gli facevano il verso:

“Trottolina, piatta piatta,
Gira gira e fa la matta!
Trottolone fatto a pera,
Gira gira fino a sera!”

“Ecco qua. Due soldi, tre soldi.” E i ragazzi andavano via contenti come pasque. Un giorno passò davanti a quella bottega il Reuccio e si fermò a guardare.
Il tornitore stava per terminare una bella trottola e brontolava, al suo solito, senza levar gli occhi dal lavoro. “Tornitore, fatemi una trottola anche per me.” “Piccola o grande? Piatta o col cocuzzolo?” “Piccina piccina.” “Sarà servito. Vedrà che trottolina. Parlerà.” E subito con un piede sul pedale e in mano lo scalpello, si mise a lavorare lesto lesto, brontolando:

Trottolina piccinina,
Pel Reuccio gira gira.

Trattandosi del Reuccio, il tornitore andò egli stesso dal fabbro ferraio per far mettere alla trottolina un picciuolo di ferro ben limato e lisciato e il giorno appresso la portò al palazzo reale: si attendeva un grosso regalo. La trottolina gli era riuscita una bellezza. Prima di andare a consegnarla, l’aveva provata. Girando, faceva un brisìo lieve lieve; non che parlare, pareva cantasse. Quando aveva detto al Reuccio  “La trottolina parlerà”, il povero tornitore intendeva dire appunto di quel brusìo. Il Reuccio però non l’aveva capita così. E visto che la trottola non parlava, si mise a strillare e a pestare i piedi: “Voglio la trottolina che parla! Voglio la trottolina che parla!” Accorsero il Re e la Regina. Il tornitore spiegando la cosa, tremava come una foglia. Intanto il Reuccio continuava a strillare e a pestare i piedi: “Voglio la trottolina che parla!” Disse il Re al tornitore: “Tu hai promesso di fare al Reuccio una trottolina che parla e bisogna che parli. Se domani non gli porti la trottolina parlante, guai a te!”

Il tornitore andò via più morto che vivo. “Ah! Poverino a me! Come fare una trottolina che parli davvero?” Quella notte non chiuse occhio, piangendo e lamentandosi: Poverino a me! La mattina venne un servo del palazzo reale: “Sua Maestà vuole la trottolina che parla.” A un tratto il tornitore ebbe un’idea; tutto allegro andò dal Re: “Maestà, la trottolina l’ho fatta io; ma la lingua gliel’ha fatta il fabbro ferraio; se la trottolina non parla, è colpa sua.” Il Re si capacitò. “Aspetta lì; mandiamo a chiamare il fabbro ferraio.” E il fabbro ferraio venne: “Maestà, che comanda?” “La trottolina del Reuccio dovrebbe parlare; il tornitore l’ha fatta e tu gli hai messo la lingua di ferro; gliel’hai messa male. Se domani non mi riporti la trottolina parlante, guai a te!” Quel furbo rispose: “È vero, Maestà; io le ho messo la lingua, ma la bocca gliel’ha fatta lui; se la trottolina non parla, è colpa di chi non ha saputo farle bene la bocca.” “Ah! Ve la mandate dall’uno all’altro?… O domani riporterete qui la trottolina parlante, o guai a voi.” Andarono via tutti e due più morti che vivi. “Ah, poverini noi! Come fare una trottolina che parli davvero?” “Andiamo da un Mago” disse il fabbro ferralo. “Chi sa? Potrà farcela lui.”

E andarono subito dal Mago. Giusto egli aveva per le mani una bambolinuccia che parlava. “Date qua la trottolina.” V’incollò la bambola sopra, avvolse attorno al picciuolo il laccetto, e fece girare la trottola per prova. La trottola girava e la bambola parlava: “Buongiorno, Reuccio! Buonasera, Reuccio!” Il Reuccio, com’ebbe quella trottolina, si mise a saltare dalla gioia. Il Re fece al tornitore e al fabbro ferraio un magnifico regalo, ed essi ne portarono una buona parte al Mago. “Tenete tutto per voi; io non voglio nulla”. Il Reuccio passava le giornate facendo girare la trottola. E la trottola: “Buongiorno, Reuccio! Buonasera, Reuccio!” Alla bambola egli aveva messo nome Trottolina, e non voleva fare il chiasso altro che con lei. Crebbe, e intanto non cessava mai di giocare a trottola; il Re n’era seccato. “Non sei più un ragazzo. Ora devi prender moglie.” “Sposerò Trottolina.” Il Re montò sulle furie; prese la trottola e la sbatacchiò sul pavimento. La bambola schizzò da una parte e la trottolina, spaccata in due pezzi, dall’altra. “Ecco come sposerai Trottolina!”

Il Reuccio stette zitto e andò a chiudersi in camera sua. Non voleva più uscirne. Quand’era solo piangeva: “Ah, Trottolina mia! Non puoi dirmi più: Buon giorno, Reuccio! Buona sera Reuccio!” Si ammalò. Aveva una febbre lenta, dimagrava dimagrava; e i medici non sapevano dire che male fosse. Il Re e la Regina erano disperati: si vedevano morire lentamente il Reuccio sotto gli occhi, senza potergli dare nessuno aiuto. Uno dei medici domandò: “Ha avuto qualche grave dispiacere il Reuccio?” “No”. Il Re e la Regina non potevano mica immaginare che il Reuccio morisse di languore per Trottolina. Ma il dottore insistette: “Reuccio, vi hanno dato qualche gran dispiacere?” “Mi hanno rotto Trottolina.” Allora il Re mandò a chiamare il tornitore e il fabbro ferraio: “Fatemi pel Reuccio un’altra trottola parlante.” “Maestà non sappiamo più farla.” “O domani l’avrò qui, o guai a voi!” Quei due andarono via più morti che vivi. “Ah, poverini a noi! Chi sa se il Mago cene farà un’altra?” E corsero da lui. “Voi, tornitore, fate la trottola; voi, fabbro ferraio, appiccicatele il picciuolo di ferro ben limato e lisciato, e poi tornate da me.” Il Reuccio così riebbe la trottolina parlante e si mise a farla girare. La trottola girava e la bambola parlava: “Buongiorno, Reuccio! Buonasera, Reuccio!” Ed ora aggiungeva: “Quando ci sposeremo, Reuccio? Quando ci sposeremo?” Con meraviglia di tutti, trottola e bambola crescevano di giorno in giorno, quasi fossero vivi. Ma Trottolina parlava soltanto quando la trottola girava. Che potevano fare il Re e la Regina? Visto questo prodigio di Trottolina che cresceva, e purché il Reuccio non tornasse ad ammalarsi, acconsentirono che la sposasse. Tanto era un matrimonio per chiasso.

Pei primi giorni passò. Il Reuccio faceva girare la trottola e Trottolina parlava. La trottola girava per dei quarti d’ora, senza fermarsi; correva di qua e di là, e il Reuccio le correva dietro: “Fermati, Trottolina!” Trottolina si fermava, ma allora non parlava più. Girando girando, sembrava proprio viva. Fermata, era una bambola di legno e niente altro. Gli venne a noia. La buttò in un angolo della camera e non la cercò più. La notte, sentiva un lamento: “Ah, Reuccio, Reuccio, come m’hai abbandonata!” Saltava da letto, credendo che Trottolina fosse già diventata persona viva: andava a guardarla; niente. Trottolina era tuttora di legno e stava appoggiata contro il muro in quell’angolo dove l’aveva buttata. Ogni notte però quel lamento: “Ah, Reuccio, Reuccio, come m’hai abbandonata!” Il Reuccio non poteva più dormire. Ordinò che gliela levassero di camera e la portassero in cantina. Non valse. Tutte le notti, dalla cantina sentiva fino in camera sua quel lamentio. “Non vuoi chetarti? Aspetta: ti concio io!” Scese in cantina con un’accetta, per fare in pezzi trottola e Trottolina; ma alla vista di lei, che era così bella e graziosa, sentì intenerirsi il cuore. Era cresciuta tanto che pareva una bella ragazza di diciotto anni; e ora, per far girare la trottola ci voleva molta forza. Non si trattava più d’una trottolina, ma d’un trottolone, e invece d’un laccetto, occorreva proprio una fune. I genitori del Reuccio erano morti; il Re era lui. Mancava la Regina; e i Ministri gli dissero: “Maestà, il matrimonio con Trottolina non regge: sposate una donna vera.” Il Re si lasciò persuadere e risolvette di sposare la Reginotta di Spagna. Il giorno delle nozze, la Reginotta di Spagna si sentì male tutt’a un tratto e in poco d’ora morì. Il Re se n’accorò. La notte, il solito lamentìo: “Ah, Reuccio, Reuccio, come m’hai abbandonata!” “Non sono più Reuccio. Aspetta: ti concio io!” Scese in cantina, prese delle fascine, le messe torno torno alla trottola e a Trottolina e vi appiccò il fuoco. Una vampata; ma la trottola in fiamme cominciò a girare a girare, mettendo fuoco a ogni cosa. Saliva le scale, correva per tutte le stanze del palazzo reale e dove passava attaccava il fuoco. In un attimo il palazzo fu in fiamme. La trottola girava e Trottolina parlava: “Buongiorno, Maestà! Buonanotte, Maestà!” Il Re le correva dietro, tentando di spegnere le fiamme: “Fermati, Trottolina!” Ma si bruciacchiava le mani inutilmente: Trottolina non si fermava; e sembrava lo canzonasse col suo: “Buongiorno, Maestà! Buonanotte, Maestà!”

Attorno al palazzo c’era una gran folla, accorsa per spegnere l’incendio. Chi attingeva acqua, chi portava le secchie, chi le vuotava; fatica sprecata: più acqua buttavano e più le fiamme prendevano forza; salivano fino al cielo. Dal gran fumo non ci si vedeva. E tutti piangevano il Re che doveva essere carbonizzato a quell’ora, insieme coi Ministri e le persone di corte. Quando fu giorno, invece che si vide? Nel luogo del palazzo reale c’era un magnifico giardino, e più in là un altro palazzo reale, al cui confronto quello bruciato sarebbe parso una bicocca. E per i viali del giardino il Re e Trottolina, diventata persona viva, di carne e d’ossa, che presi per mano passeggiavano come se nulla fosse stato. Trottolina diceva scherzando al Re: “Buongiorno, Maestà! Buonanotte, Maestà!” Ma non girava più; non aveva più la trottola sotto i piedi. Ora che Trottolina non era di legno, il Re la sposò per davvero. E furono marito e moglie;
A loro il frutto, e a noi le foglie.

» Leggi le altre fiabe per bambini

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola le settimane di gravidanza

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Elenco frasi auguri comunione

Elenco frasi auguri compleanno

Elenco frasi auguri cresima

Calcola la data presunta del parto

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Dopo 4 maschietti arriverà la bambina?

16/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Non è assolutamente detto che dopo quattro figli maschi il quinto sarà una femminuccia perchè a ogni gravidanza si ripresentano le stesse probabilità di aver concepito un maschio o una bambina.   »

Placenta bassa in 16^ settimana: si può prendere l’aereo?

08/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Una sospetta inserzione bassa della placenta va confermata con l’ecografia transvaginale a partire dalla 20^ settimana, quindi circa un mese prima di questa data è prematuro diagnosticarla: proprio per questo un viaggio in aereo si può affrontare senza rischi.   »

Dopo tre cesarei si può partorire naturalmente?

08/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Al travaglio di prova dopo un parto cesareo, noto con l'acronimo TOLAC dall'inglese trial of labour after cesarean, possono essere ammesse solo le mamme che abbiano già affrontato l'intervento solo una, massimo due volte.   »

Manovre effettuate durante l’ecografia: possono causare danno al feto?

04/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giovanni Battista Nardelli

Nessuna delle manovre manuali esterne effettuate dal medico per poter svolgere l'ecografia nel migliore dei modi può esporre il feto a rischi.   »

Bimbo di 4 anni con una tosse che non passa nonostante l’antibiotico

02/04/2024 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

È un'eventualità frequente che i bambini della scuola materna passino più tempo a tossire che il contrario. Posto questo, l’antibiotico andrebbe usato quanto la tosse con catarro persiste per più di un mese senza tendenza alla remissione.  »

Fai la tua domanda agli specialisti