Gioco euristico: di cosa si tratta e quali sono i benefici

Francesca Scarabelli A cura di Francesca Scarabelli Pubblicato il 28/04/2025 Aggiornato il 05/05/2025

Consiste nel mettere a disposizione dei bimbi diversi tipi di oggetti di uso comune e lasciarli esplorare in totale autonomia.

Gioco euristico

Bastano pochi e semplici materiali, spesso di recupero, per proporre ai bambini il gioco euristico, formalizzato dalla psicopedagogista Elinor Goldschmied. Si tratta di un’attività che offre diversi benefici: consiste infatti nel mettere a disposizione dei bimbi diversi tipi di oggetti di uso comune e lasciarli esplorare in totale autonomia, permettendo loro di interagire liberamente con gli oggetti senza dare suggerimenti o indicazioni.

I materiali possono ad esempio essere palline, bottoni, pigne, catenelle e molti altri ancora, riposti ordinatamente in tanti sacchetti che rendano immediatamente riconoscibile il contenuto. Ogni oggetto deve essere presentato nel maggior numero di varianti possibile: il bimbo potrà quindi sovrapporli, ruotarli, metterli in fila, scuoterli e fare tutto ciò che la sua fantasia gli suggerirà. I benefici non sono solo a livello cognitivo e motorio: il gioco euristico, infatti, stimola anche il pensiero creativo e flessibile e la capacità di problem solving.

A cosa serve il gioco euristico e perché è importante 

Il gioco euristico è quello che permette ai bambini di comprendere in totale autonomia le funzioni e le caratteristiche degli oggetti. È di grande importanza per lo sviluppo sensoriale, cognitivo e motorio dei piccoli, non a caso è ampiamente diffuso in moltissime strutture educative per la prima infanzia, ma anche nelle famiglie.

A dare una definizione di gioco euristico (parola che deriva dal greco e che significa proprio “scoprire”) è la psicopedagogista Elinor Goldschmied, che lo ha formalizzato e che lo descrive come un’attività di esplorazione e ricerca che permette ai bambini, in totale autonomia, attraverso prove ed errori, di sperimentare e mettere in relazione un insieme di oggetti.

Gioco euristico

Foto di Ivan Samkov da Pexels

Ma in cosa consiste il gioco euristico? Sempre secondo Elinor Goldschmied, questo genere di attività può essere proposto a bimbi di età compresa tra i 12 e i 24 mesi: consiste nel presentare al bambino dei sacchetti contenenti ognuno una serie di oggetti di uso comune, che stimolino tutti i sensi, lasciando che i piccoli li esplorino senza l’intervento e la mediazione degli adulti, che potranno supervisionare l’attività senza però dare indicazioni su come interagire con gli oggetti. A differenza del cestino dei tesori, in cui si esplora un unico oggetto per volta, nel gioco euristico si usano più oggetti contemporaneamente.

Come si svolge l’attività

Come abbiamo visto, il gioco euristico prevede l’uso di diversi sacchettini, ognuno contenente una serie di oggetti dello stesso tipo, ad esempio pigne, tappi, palline e così via, esplorandone anche diverse varianti di forma, colore e dimensione.

Dopo aver creato uno spazio sicuro e privo di distrazioni, si può offrire al bambino una selezione di sacchettini (almeno tre, facendo attenzione che diano delle possibilità di combinazione tra di loro): a questo punto il piccolo potrà giocarci in totale autonomia, sperimentando ed esplorando.

Ogni bimbo è unico e giocherà a suo modo, ad esempio spostando gli oggetti, sovrapponendoli, mettendoli in fila, ruotandoli, scuotendoli o facendo dei travasi: non esistono risposte “giuste” o “sbagliate”, ogni materiale può essere utilizzato in qualsiasi modo. Gli adulti dovranno limitarsi ad osservare, senza interferire con consigli o suggerimenti e senza dare dimostrazioni o spiegazioni.

La fase del riordino

Quando il bimbo avrà perso interesse per l’attività (in genere dopo 25-60 minuti a seconda dell’età del bimbo), si passa alla fase di riordino, che è parte integrante dell’attività. Il bambino dovrà quindi riporre gli oggetti negli appositi sacchetti, con attenzione e senza fretta.

Come preparare il gioco euristico

La fase iniziale, quella della preparazione dei sacchettini, sarà compito di genitori, amici e parenti, che potranno contribuire alla raccolta. Bisogna quindi procurarsi per prima cosa degli ampi sacchetti che si possano chiudere: per ognuno il contenuto deve essere subito riconoscibile, ad esempio con una fotografia, un disegno, un esemplare cucito all’esterno o una finestrella trasparente che permetta di vedere l’interno.

In ogni sacchetto devono essere presenti almeno una decina di oggetti, appartenenti alla stessa categoria ma che diano la possibilità di sperimentare un’ampia gamma di caratteristiche. Potranno quindi variare, ad esempio, il peso, il colore, la consistenza, la tipologia di superficie, il materiale, la grandezza e così via.

I materiali necessari

I materiali usati per il gioco euristico sono spesso naturali o di recupero, l’importante è che abbiano delle caratteristiche che li rendano interessanti agli occhi dei bambini. Sono invece da evitare gli oggetti che prevedano un’azione predeterminata, ad esempio i giochi ad incastro o i puzzle. Alcuni esempi di materiali per il gioco euristico sono:

  • pigne
  • tappi di sughero
  • mollette per il bucato
  • palline
  • barattoli
  • nastrini di raso, velluto e altri materiali
  • cucchiai
  • pezzi di tessuto
  • pezzi di tubo di gomma
  • gomitoli di lana o di cotone
  • conchiglie
  • ciottoli e sassolini
  • chiavi
  • tappi e coperchi
  • bigodini
  • catenelle con diversi tipi di maglie e lunghezze
  • pon pon di lana
  • scatoline
  • anelli per le tende

I benefici 

Il gioco euristico rappresenta un’attività preziosa per lo sviluppo dei bambini: attraverso l’esplorazione spontanea di oggetti di uso quotidiano, infatti, i più piccoli affinano la motricità fine, migliorano la coordinazione tra occhio e mano e potenziano la capacità di concentrazione.

Non solo: questa attività stimola il pensiero creativo e flessibile, aiutando il bambino a trovare soluzioni originali ai piccoli problemi che può incontrare durante l’esplorazione. Senza istruzioni e indicazioni da parte degli adulti, quindi, i bambini possono sperimentare, fare tentativi e anche fallire, accettando l’errore come una parte naturale del processo di apprendimento.

Chi è Elinor Goldschmied

Elinor Sinnot nasce a Gloucestershire (in Gran Bretagna) nel 1910 e muore a Londra il 28 febbraio 2009. Durante l’infanzia, che si svolge in campagna, scopre l’importanza del gioco e della natura, che saranno poi le basi del gioco euristico che teorizzerà dopo gli studi educativi presso il Dipartimento di Salute Mentale della London School of Economics. Nel 1937, durante alcune dimostrazioni a favore della Spagna, incontra l’ebreo bavarese Guido Goldschmied, che sposerà nel 1941.

Elinor approfondisce l’interesse per lo sviluppo infantile con la guida di terapeuti per l’infanzia come Anna Freud, Susan Isaacs, Donald Winicott. Al termine della guerra, Elinor torna a Cambridge e lì gestisce un nido residenziale per bambini fra i 2 e i 4 anni e poi un altro a Londra. Nel 1946 la pedagogista si trasferisce in Italia, dove dà vita a un gruppo di gioco per madri e bambini per osservare il bisogno di essere sempre attivo del bambino, la sua ricerca indipendente e le sue esigenze sensoriali. Nel 1951 lavora nel brefotrofio di Trieste, dove continua la sua osservazione dei bisogni dei bambini e del loro sviluppo psicologico. Nel ‘59 torna in Inghilterra e lavora nell’ambito della salute mentale dei bambini piccoli.

Nei trent’anni che seguono si occupa della formazione delle educatrici in Italia, Inghilterra e Spagna. Mette inoltre a punto la proposta del gioco euristico per rispondere al bisogno esplorativo dei bambini tra i 12 e i 20 mesi; nel ’94 a Londra pubblica insieme a Sonia Jackson il libro Persone da zero a tre anni, che uscirà in Italia nel ’96 nelle edizioni Junior.

In copertina foto di cottonbro studio da Pexels

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In breve

Il gioco euristico permette ai bambini di mettersi alla prova, sperimentando ed esplorando in autonomia diversi tipi di oggetti. Vediamo come si svolge questa attività, i materiali da usare e i benefici per i nostri piccoli.

 

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