I Calabroni e le Api
La Vespa non sapea che giudicare.
Intorno al miel alcuni testimoni
dicean d’aver veduto bestie alate
giallo-nere, ronzanti e fusolate,
ma in queste condizioni
potevan esser api e calabroni.
Torna la Vespa allora a investigare,
interroga un intero formicaio,
ma le cose non restano più chiare.
Allor disse una Pecchia: – O non vi pare
che duri già da un pezzo questo guaio?
Il miele va in malora e a danno nostro;
ché mentre noi spendiamo in bollo e in tassa,
in carta, in procedura ed in inchiostro,
del nostro miel è il giudice che ingrassa.
Andiam invece ed api e calabroni
a lavorar nell’orto,
e le case ed i favi più ben fatti
indicheranno la ragione e il torto -.
Naturalmente dissero di no
i Calabroni, e il miele
alle Pecchie la Vespa giudicò.
Magari si facesse ogni processo,
come dicon che facciano in Turchia,
senza tutta la lunga litania
di spese e ciarle inutili d’adesso!
Il buon senso val più di tutti quanti
i codici, o, sofferto strazi e croci,
il giudice di solito ha le noci,
e non restan che i gusci ai litiganti.