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Dal sesto mese di vita in poi, il piccolo inizia a scoprire nuovi sapori e consistenze, e il latte, pur rimanendo un alimento importante, non è più l’unico protagonista. Come regolarsi dunque? Bisogna passare al latte di crescita e proseguimento oppure si può continuare con quello utilizzato fino a quel momento?
“Dopo i sei mesi, e soprattutto dopo l’anno di età, le esigenze nutrizionali del bimbo cambiano, ecco perché anche le formule proposte sono diverse da quelle dei primi mesi” conferma il dottor Guglielmo Salvatori, responsabile dell’unità operativa di Educazione nutrizionale neonatale e Blud (Banca del latte umano donato) dell’Ospedale Pediatrico bambino Gesù di Roma.
In linea di massima, il latte di proseguimento è pensato appositamente per i bambini dai 6 ai 12 mesi, mentre il latte di crescita per quelli da 1 a 3 anni, che ormai dovrebbero ricavare gran parte degli elementi nutritivi di cui hanno bisogno dall’alimentazione solida.
Le differenze tra i due latti
Il latte di crescita e quello di proseguimento non sono la stessa cosa. Sebbene a prima vista possano sembrare simili, rispondono a esigenze diverse. Entrambi fanno parte delle cosiddette “formule” per l’infanzia, pensate per i bambini che non possono essere allattati al seno o che necessitano di un’integrazione. Tuttavia, hanno obiettivi e composizione nutrizionale specifici e si usano in momenti differenti dello sviluppo, per cui non sono intercambiabili:
- il latte di proseguimento o latte 2 si utilizza dal 6° al 12° mese di vita
- il latte di crescita o latte 3 è indicato dal 12° mese fino ai 3 anni.
“Laddove possibile, il latte materno rappresenta l’alimento migliore in assoluto per il bebè perché gli offre tutto ciò di cui ha bisogno per crescere sano” spiega l’esperto. “L’allattamento al seno offre indiscutibili benefici anche per la mamma, per questo va tutelato e incentivato”.
Nei bimbi prematuri, specie se nati prima delle 32a settimane e con un peso inferiore a 1,5 kg, il latte materno è un bene ancora più prezioso, di conseguenza se non è disponibile quello della mamma si ricorre a quello donato raccolto grazie alle banche del latte.
Le organizzazioni sanitarie e le società scientifiche, fra cui l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unicef, raccomandano l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita del bambino e, se possibile, consigliano di continuare ad allattare fino ai due anni o più, ovviamente insieme all’introduzione di cibi complementari.
Quando l’allattamento al seno non è possibile per le più svariate ragioni, si può ricorrere tranquillamente alle formule artificiali, liquide o in polvere. In genere, per i primi sei mesi si utilizza il latte 1, una miscela preparata con vari componenti vegetali e animali (la maggior parte deriva dal latte vaccino, ma può derivare anche dal latte di capra o da fonti vegetali come la soia), studiata per avvicinarsi il più possibile alla composizione del latte materno e rispondere ai bisogni dei piccoli di questa fascia di età.
Con l’avvio dell’alimentazione complementare o svezzamento, invece, si passa al latte di proseguimento e di crescita. Esistono anche formule per i nati pretermine.
Latte di proseguimento
Il latte di proseguimento, o formula 2, è pensato per i bambini dai 6 ai 12 mesi, che hanno dunque iniziato a mangiare i primi cibi solidi e hanno esigenze nutrizionali diverse dai neonati. È il “passaggio successivo” rispetto al latte 1, usato nei primi sei mesi di vita. “In realtà, questo alimento non differisce molto dal latte 1, tant’è che alcune aziende propongono un’unica formula indicata per la fascia 0-12 mesi” specifica il dottor Salvatori.
In linea di massima, comunque, nella formula 2 il latte vaccino è modificato in maniera meno sostanziale ma viene arricchito di minerali fondamentali per lo sviluppo fisico, cognitivo e neurologico, come il ferro, il rame, il potassio, il calcio e lo zinco. Inoltre, è più calorico e ricco di carboidrati poiché il bambino comincia a muoversi nello spazio e ha bisogno di energia. Spesso, presenta anche una supplementazione di acidi grassi essenziali, importanti per il cervello e la vista, e una quantità inferiore di proteine e sodio rispetto al latte vaccino.
Quando e come usarlo
Va offerto a partire dal 6° mese, in associazione ai primi alimenti solidi e resta una parte importante della dieta fino al compimento del primo anno. Per determinare il momento più opportuno in cui introdurlo e per stabilire la quantità e la frequenza delle poppate è essenziale consultare il pediatra. Infatti, molto dipenderà da quanto mangia il bambino e da quali esigenze specifiche presenta.
Come la formula 1, anche il latte di proseguimento è disponibile sia in forma liquida sia in polvere. Entrambe le formulazioni hanno lo stesso valore nutrizionale, ma differiscono per praticità e igiene. Quello in polvere è in genere più economico e si conserva meglio, ma non è sterile e richiede la miscelazione con acqua calda alla temperatura di almeno 70°C. Il latte così preparato va poi raffreddato rapidamente per evitare che i batteri residui si moltiplichino. Quello liquido è più pratico perché già pronto all’uso e sterile fino all’apertura, ma ha una minore durata di conservazione una volta aperto e generalmente è più costoso.
Latte di crescita
Il latte di crescita, chiamato anche formula 3, è un latte studiato specificatamente per i bambini da 1 a 3 anni. A questa età, l’alimentazione dovrebbe essere sempre più varia, tuttavia il fabbisogno di ferro, calcio, vitamina D e altri nutrienti è ancora molto elevato e inoltre non sempre i piccoli mangiano tutto ciò di cui hanno bisogno. “Il latte può quindi rappresentare un supporto nella dieta del bambino, soprattutto quando è un po’ selettivo a tavola e non mangia in modo variegato ed equilibrato” afferma il dottor Guglielmo Salvatori.
Questa formula ha una composizione molto vicina a quella del latte vaccino, ma è arricchita con ferro, zinco, vitamine A e D, acidi grassi essenziali come DHA e ARA, tutte sostanze fondamentali in questa fascia d’età per una crescita in salute. Inoltre, vanta un apporto ridotto di zuccheri e soprattutto di proteine rispetto al latte vaccino, per non sovraccaricare i reni del bimbo, che non sono ancora del tutto maturi. Risulta anche più digeribile e meno allergizzante.
Quando e come usarlo
Si può proporre a colazione, a merenda o in preparazioni come pappe e creme, da una a due volte al giorno, in relazione al consiglio del pediatra. È disponibile anch’esso in formula liquida o in polvere.
Quando dare il latte vaccino
Teoricamente, dopo l’anno di età si potrebbe anche decidere di passare al latte vaccino pastorizzato. Tuttavia, sull’opportunità di farlo c’è ancora una diatriba aperta fra gli esperti: c’è chi è a favore e chi invece sostiene che sia meglio la formula 3 perché più digeribile, addizionata con elementi come ferro e vitamina D e soprattutto meno ricca di proteine.
“In effetti, gli studi scientifici rivelano che i bambini che mangiano dosi elevate di proteine nella prima infanzia sono più a rischio di sovrappeso. Personalmente, credo che dipenda molto dalla dieta del bambino: se il piccolo beve ancora quantità importanti di latte allora meglio la formula, se ne beve una tazza al giorno o anche meno, allora può essere indicato anche il latte della latteria, magari introducendolo in modo graduale” racconta l’esperto. È bene sapere che l’Organizzazione mondiale della Sanità non ritiene il latte 3 indispensabile. In ogni caso tutte le formule devono avere una composizione precisa, appositamente studiata per l’età, per cui sono attentamente bilanciate.
Come regolarsi in base all’età
Ogni fase dello sviluppo ha bisogni specifici. Fermo restando che il latte materno è l’alimento ideale, quando non è disponibile, ecco come ci si può orientare:
- Da 0 a 6 mesi: si utilizza un latte formulato 1 (iniziale).
- Da 6 a 12 mesi: si introduce il latte di proseguimento (formula 2), che integra i nutrienti necessari durante lo svezzamento.
- Da 12 mesi a 3 anni: si può passare al latte di crescita (formula 3), utile per completare l’alimentazione quotidiana.
Anche se latte di crescita e proseguimento sono pensati per garantire il corretto apporto di nutrienti, non devono sostituire una dieta equilibrata. È importante che il bambino, man mano che cresce, impari a mangiare un po’ di tutto, in modo sano e variato. In tutti i casi, prima di cambiare latte, è importante chiedere sempre consiglio al pediatra: ogni bambino ha esigenze diverse, che vanno rispettate con attenzione e buon senso.
Foto di copertina di tung256 via Pixabay.
In breve
Laddove possibile, il latte materno rappresenta l’alimento migliore in assoluto per il bebè. Quando non è disponibile, si possono tranquillamente usare le formule artificiali. Dopo il latte 1, indicato nei primi sei mesi di vita, si passa al latte di proseguimento e di crescita, due prodotti formulati appositamente per soddisfare le esigenze nutrizionali nelle fasi successive dello sviluppo. Il latte di proseguimento, o latte 2, è pensato per bambini dai 6 ai 12 mesi, quelli alle prese con lo svezzamento. Il latte di crescita, o latte 3, è destinato ai bambini tra 1 e 3 anni, che stanno passando gradualmente a una dieta simile a quella dell’adulto, ma hanno ancora esigenze nutrizionali specifiche.
Fonti / Bibliografia
- Educazione Nutrizionale Neonatale e Blud - Ospedale Pediatrico Bambino GesùL'Unità Operativa si occupa di problematiche nutrizionali e di accrescimento del neonato e del lattante riguardanti l' alimentazione enterale e p...