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Certo, la mamma è la mamma, non un’amica con cui giocare e divertirsi. Ma almeno per i primi anni di vita è anche la persona con cui il bambino ama trascorrere il proprio tempo. Ed è proprio con lei che il piccolo vuole sperimentare i suoi primi giochi. Volente o nolente, dunque, la mamma, perlomeno in qualche occasione, deve sedersi accanto al bebè e sperimentare con lui. Ma come lo fa? E con quale atteggiamento? Proprio queste sono alcune delle domande che Fattore Mamma ha rivolto a 700 mamme con figli sotto i tre anni anni, nel corso di un’indagine che ha condotto per conto di Fisher- Price, dal titolo “Come giochi con i tuoi bambini?”. Ecco che cosa è emerso.
L’importanza dell’autonomia
Le mamme italiane sembrano prediligere i giochi “liberi” a quelli troppo impostati. Ben il 76% delle intervistate ha spiegato, infatti, che, sebbene inizialmente proponga un’attività precisa al figlio, poi lo lascia libero di giocare come crede, senza intervenire, così da dargli modo di esprimersi appieno. Il 17%, invece, non riesce a lasciarlo libero perché il bimbo richiede il continuo intervento della mamma. Da un lato, è normale che i bambini così piccoli siano poco autonomi. Molto dipende anche dal carattere: alcuni bebè sono particolarmente intraprendenti e solitari, mentre altri hanno bisogno di continue rassicurazioni. Ma un minimo di autonomia deve esserci, altrimenti è il caso di fermarsi un attimo a riflettere. “Se il bambino non riesce proprio a giocare da solo e ha un bisogno costante e continuo del genitore, è bene interrogarsi sulle ragioni di tale comportamento. Forse ha bisogno di maggiori attenzioni o di più accudimento? O forse ha bisogno di ottenere un’approvazione rispetto a ciò che sta facendo. In tutti i casi, questo segnale non va ignorato” spiega Luca Mazzucchelli, psicologo e psicoterapeuta.
Attenzione ai campanelli di allarme
Oltre a questo, ci sono altri campanelli di allarme legati alle modalità di gioco che non vanno ignorati perché possono segnalare un qualche disagio del piccolo. I principali sono:
– una modalità di gioco troppo aggressiva: scaricare un po’ di rabbia mentre si gioca è normale e anche benefico. Ma non è normale se il piccolo gioca solo in maniera violenta;
– assenza di slanci ed entusiasmo;
– disinteresse totale verso il gioco;
– estrema irrequietezza;
– tendenza a passare continuamente da un gioco all’altro: potrebbe nascondere un’ansia eccessiva.
Via libera a stimoli di varia natura
Per quanto riguarda le caratteristiche che dovrebbero avere i giochi “perfetti”, quasi inaspettatamente la sicurezza passa in secondo piano. Secondo le mamme i giochi migliori per lo sviluppo del bambino sono quelli in grado di stimolare la creatività e lo sviluppo cognitivo. Per questo, molte propongono ai bebè anche oggetti di uso quotidiano, come cucchiai e chiavi. In effetti, secondo gli esperti è importante che i bimbi piccoli ricevano stimoli di vario tipo, provenienti da “fonti” diverse. Ma è altrettanto importante che i genitori imparino ad ascoltare i figli, permettendo loro di intrattenersi con i giochi che più sono nelle loro corde.
La qualità conta più della quantità
Ma le mamme italiane quanto giocano con i loro figli? Sia le lavoratrici sia le non lavoratrici, ogni giorno, trascorrono dal 25 al 30% del proprio tempo divertendosi con i bimbi. Il 60% di quelle che lavorano, però, vorrebbe poter dedicare più ore ai piccoli. Rispetto alle donne che stanno a casa a tempo pieno, quelle che vanno in ufficio hanno una voglia maggiore di giocare. È normale. Nessuna, però, deve sentirsi in colpa: la qualità conta sicuramente più della quantità. E, poi, anche semplicemente osservare un bambino che gioca e ridere con lui lo aiuta e lo rassicura. Non bisogna necessariamente passare tutto il tempo a pettinare le bambole o a spingere le macchinine insieme al bebè.