Meningoencefalite nei bambini: che cos’è, le cause e come si cura

Lorenzo Marsili A cura di Lorenzo Marsili

Infezione del sistema nervoso centrale, si tratta di una patologia anche grave a cui i bambini nei primi anni di vita sono particolarmente esposti. Vediamo come si manifesta, quali sono le cause e come curarla.

La meningoencefalite nei bambini è una malattia molto seria. Scopri quali sono le cause, i sintomi e come è possibile prevenirla

Malattia di natura prevalentemente infettiva, la meningoencefalite nei bambini può presentarsi in diverse forme. Che sia virale, batterica, derivata da un herpes o un fungo, si manifesta con i sintomi tipici dell’influenza e quando colpisce i più piccoli necessita di uno specifico percorso terapeutico per essere debellata, scongiurando così serissime conseguenze sulla salute del paziente.  

Che cos’è la meningoencefalite

La denominazione meningoencefalite deriva dal fatto che si tratta di una infiammazione del sistema nervoso centrale che intacca i tessuti cerebrali (encefalite) e le meningi (sistema di membrane posto nel cranio e nel canale rachidiano e che riveste e protegge il sistema nervoso centrale a livello encefalico e di midollo spinale). L’incidenza è maggiore nei bambini di età inferiore ai quattro anni, con picchi prima dell’anno di vita, e negli adolescenti.

Le cause della meningoencefalite nei bambini

Come detto, a provocare una meningoencefalite nei bambini possono essere diversi fattori, che possono avere decorso alquanto differenti. La forma più comune è quella parotitica, degli orecchioni insomma, con il virus che li provoca a raggiungere il sistema nervoso. Può scatenarsi in ogni fase della malattia (prima durante o dopo) e dura giusto qualche giorno.

La forma batterica della meningoencefalite colpisce soprattutto i soggetti immunocompromessi ed è comunemente causata da batteri quali Neisseria meningitidis, Streptococcus pneumoniae e Haemophilus influenzae, tipici delle infezioni infantili. In particolare, quella derivata da Neisseria meningitidis è tra le più pericolose, arrivando anche a mettere a repentaglio la vita stessa del paziente.

Ma la meningoencefalite può essere anche di natura virale e avere nei fattori scatenanti i virus contagiosi del morbillo, dell’herpes (Enterovirus Herpes simplex o Virus Epstein-Barr), della varicella, o dell’HIV. Al tempo stesso, la patologia può essere originata dalla puntura di una zanzara  o di una zecca (Tick Borne Encephalitis), o da un fungo particolarmente invasivo con le persone immunocompromesse. Infine, in rari casi, la patologia può essere amebica primitiva, veicolata cioè da protozoi con cui si entra in contatto attraverso alimenti o acqua contaminati. 

Sintomi della meningoencefalite

Nelle prime fasi della malattia, i sintomi della meningoencefalite sono spesso sovrapponibili a quelli di un’influenza, con febbre, disturbi gastrointestinali e, nei bambini, pianto continuo e senza apparente motivo e irritabilità. Nei più piccoli, può essere poco evidente e si manifesta con inappetenza, irritabilità e febbre lieve.

A queste sintomatologie, che si presentano generalmente qualche giorno dopo essersi ammalati, si associano poi – specie nei bambini più grandi – difficoltà di linguaggio, torcicollo, rigidità nucale, inappetenza, labirintite, fotofobia ed eruzioni violacee sulla cute, tipiche di meningoencefalite meningococcica. Come sottolineato dalla Società Italiana di Pediatria, nei più piccoli è possibile anche registrare un rigonfiamento della fontanella bregmatica.

Con il progredire della malattia, i pazienti possono accusare contrazioni involontarie dei muscoli (mialgie), crisi epilettiche, convulsioni, svenimenti, letargia, o funzionalità neurologiche alterate. Al contempo, la febbre si alza e anche il normale comportamento viene alternato, con non poco frequenti improvvisi scatti di rabbia e alterazioni dello stato di coscienza.

Diagnosi della meningoencefalite

Rivolgersi al medico in modo tempestivo  è fondamentale per avviare le pratiche diagnostiche e prendere in tempo le giuste contromisure. La diagnosi, specie nei più piccoli non è sempre semplice o immediata. La puntura lombare è il principale mezzo diagnostico. Il percorso di indagine prevede comunque esami specifici, a partire da risonanza magnetica, elettroencefalografia e analisi delle urine e del sangue.

Conseguenze e cura della meningoencefalite

Come detto, la meningoencefalite – specie quella batterica – può condurre a complicazioni importanti. I pazienti possono, infatti, sviluppare epilessia, perdere l’udito o la vista. Nei casi più gravi, si arriva anche a danni cerebrali e cognitivi permanenti e al decesso. La risposta infiammatoria porta spesso a ipotensione, tachicardia e respiro affannoso. In rari casi, si registra anche ipotermia. A questo si aggiungono complicanze gravissime, come emorragia delle ghiandole surrenali.

Le cure devono essere tempestive e passano necessariamente dalla natura della patologia, con antibiotici in caso di infezione batterica e antivirali per contrastare le forme virali di meningoencefalite. Nei casi più acuti può essere necessario il ricovero in terapia intensiva o in rianimazione.

Per ridurre sensibilmente i rischi che i bambini contraggano meningoencefalite è indispensabile sottoporre i piccoli ai vaccini dell’età pediatrica raccomandati dal Servizio sanitario nazionale. Il vaccino  è, infatti, l’unico strumento di prevenzione efficace e sicuro. Tra i trattamenti immunitari fondamentali quelli contro il morbillo e la parotite, ovviamente, ma anche quelli contro la varicella, il meningococco, la rosolia, lo pneumococco e quello specialistico contro la meningite (Haemophilus Influenzae di tipo B).

 

 

 
 
 

In sintesi

I bambini sotto l’anno di vita sono particolarmente esporti alla meningoencefalite. Si tratta di una infiammazione del sistema nervoso centrale che combina encefalite e meningite, risultando anche molto grave e necessitando di cure specifiche per evitare serie complicazioni. Vaccinare i piccoli è fondamentale per scongiurare tutto ciò.

 

Fonti / Bibliografia

Pubblicato il 4.8.2023 Aggiornato il 24.6.2024
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Le domande della settimana

Litigi ingestibili tra fratelli: che fare?

23/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Serena Mongelli

Sono gli adulti a dover trovare il modo di mediare i conflitti tra fratelli, anche pretendendo con affettuosa fermezza il rispetto di alcune regole base, prima tra tutte il divieto di offendersi con parolacce e insulti vari.   »

Influenza con variante K: può causare (anche) la cistite?

22/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

I sintomi causati dal virus influenzale che sta circolando massicciamente non includono la cistite che, nella stragrande maggioranza dei casi, è dovuta a un batterio.   »

Pensieri ossessivi tenuti a bada con gli psicofarmaci: si può cercare una gravidanza?

22/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Esistono psicofarmaci in grado di assicurare il benessere psicologico, senza avere come controindicazione la gravidanza. La strategia terapeutica più adatta va però pensata PRIMA del concepimento.   »

Come faccio a togliere la poppata notturna a un bimbo di un anno?

18/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Leo Venturelli

Per indurre il bambino a rinunciare a bere il latte durante la notte può essere una buona strategia sostituirlo gradualmente con l'acqua.  »

Nausea fortissima che si protrae oltre il 1° trimestre: che fare?

18/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Floriana Carbone

Se la nausea si protrae oltre il primo trimestre, interferendo pesantemente sulla qualità della vita, diventa opportuno valutare opzioni terapeutiche che abbiano una maggiore efficacia rispetto ai tradizionali rimedi naturali.   »

Salmone scaduto: dopo quanto possono comparire i sintomi di un’intossicazione?

17/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Il lasso di tempo che intercorre tra l'assunzione di un cibo contaminato e l'eventuale comparsa di sintomi da intossicazione dipende dal tipo di agente infettivo coinvolto.   »

Camera gestazionale più piccola dell’atteso: proseguirà la gravidanza?

15/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

Bisogna sempre attendere l'8^ settimana prima di pronunciarsi rispetto al destino di una gravidanza e anche qui con un margine di errore dell'1% sull'esito favorevole dello sviluppo embrio-fetale. L'aspetto importante è che questo processo di selezione sia rispettato e compreso dalla donna.   »

Gravidanza e poca tolleranza nei confronti dell’integrazione di magnesio

15/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

La scarsa tolleranza al magnesio potrebbe essere dovuta al fatto che non è ciò di cui si è carenti perché l'organismo, se ha bisogno di qualcosa, di solito ne fa tesoro.  »

Tampone vaginale: può essere pericoloso in gravidanza?

15/12/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Nel caso in cui ci sia il sospetto di una vaginite, anche inn gravidanza è opportuno effettuare il tampone vaginale che da un lato non espone a rischi dall'altro permette di individuare l'origine dei sintomi.   »

Fai la tua domanda agli specialisti