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Un oggetto transizionale è qualsiasi oggetto – una copertina, un pelouche o un indumento, ad esempio – che permette al bambino di trarre contenimento e affetto nei momenti di solitudine, di separazione o di stress, aiutandolo così a staccarsi progressivamente dalla sua figura di riferimento.
Per un bimbo la relazione con quell’oggetto è forte e reale: vi riversa spesso emozioni, desideri e bisogni ma anche aggressività e frustrazioni. Non è raro quindi che il piccolo lo coccoli ma anche che lo colpisca o lo morda, con la sicurezza di non esserne comunque tradito o abbandonato.
Per un bambino, quindi, è molto importante averlo sempre a disposizione, anche in viaggio o in vacanza, e non dovrebbe essere cambiato o tolto improvvisamente (anche temporaneamente come punizione) prima che il bambino sia pronto a lasciarlo, ma non deve nemmeno essere utilizzato come premio.
Il legame con un oggetto transizionale comincia spesso nei primi mesi di vita e si prolunga per qualche anni; a partire dai tre anni di età in genere il bimbo comincia a perdere interesse per il suo “amico”, abbandonandolo del tutto quasi sempre con l’ingresso alla scuola primaria.
La teoria di Winnicott
Il concetto di oggetto transizionale è stato studiato a fondo dal pediatra e psicoanalista D. W. Winnicott, che nel corso della sua carriera si è concentrato sulla relazione tra mamma e bambino nei primi anni di vita.
Spesso l’oggetto transizionale è un pelouche, una bambola o una copertina che il bimbo tiene sempre con sé come sostituto della figura materna, per poter trovare conforto e sicurezza nei momenti di separazione, ad esempio quando è ora di andare a nanna. Secondo Winnicott, questo si verifica quando il piccolo inizia a differenziare tra il sé e il non-sé; questo oggetto diventa dunque un tramite tra il bambino e il mondo esterno, che consente al piccolo di separarsi gradualmente da mamma e papà diventando sempre più autonomo.
L’orsacchiotto diventa quindi “una parte della mamma” che segue il bimbo ovunque vada, riducendone l’ansia e tranquillizzandolo nei momenti in cui la mancanza della figura di riferimento può causare disagio o angoscia. L’oggetto transizionale permette quindi alla mamma di allontanarsi mentre il bambino la tiene simbolicamente vicino a sé.
Questo può servire anche a riconoscere e modulare le emozioni anche lontano dalla figura genitoriale, ad esempio a sfogare la rabbia con un morso, a trovare consolazione dopo il pianto o ad affrontare con coraggio situazioni che lo mettono a disagio.
A che età si usa
Si può offrire quello che potrebbe diventare un oggetto transizionale al bambino fin dai primi mesi di vita, circa tra i 6 e 8 mesi, ma dipende molto dal bimbo e dalle sue esigenze.
Nei primi mesi di vita il bambino può avvalersi del supporto di un oggetto transizionale per iniziare a sperimentare nuove emozioni o per fronteggiare i momenti di ansia in cui viene separato dalla mamma, ad esempio quando viene messo nel lettino o quando viene lasciato all’asilo o dai nonni.
Non solo: può essere un aiuto anche in momenti di cambiamento o di difficoltà come ad esempio un periodo di malattia o la nascita di un fratellino.
Si tratta quindi di un oggetto molto importante per il bambino e proprio per questo motivo bisogna fare attenzione a non dimenticarlo quando si va in vacanza o in occasione di una visita medica; è facile capire che anche lo smarrimento dell’oggetto può essere un vero e proprio dramma. In questo caso i genitori dovrebbero capire e condividere il dolore del bimbo senza minimizzarlo, invitando però il figlio a scegliere un nuovo “compagno di avventure”.
Come sceglierlo
Sono spesso i genitori che in maniera più o meno intenzionale offrono il primo oggetto transizionale al bimbo. Bisogna però considerare alcune caratteristiche nella scelta.
Dovrebbe essere:
- morbido e facile da abbracciare
- molto resistente in modo che possa durare a lungo nonostante frequenti manipolazioni
- sicuro da manipolare, senza piccole parti che possano staccarsi
- leggero in modo da poterlo portare sempre con sé
- rispettoso degli standard di sicurezza
Quando lasciarlo
Verso i tre anni il bambino inizia a esplorare il mondo, a sviluppare il proprio linguaggio e a stabilire maggiormente relazioni interpersonali, senza contare che spesso – con l’inizio della scuola dell’infanzia – aumentano le occasioni per socializzare. In questa fase spesso il pupazzo che prima era così importante comincia piano piano a perdere il suo fascino e ad essere gradualmente lasciato da parte.
In genere questo processo si completa con l’ingresso alla scuola primaria (anche se il bimbo potrà cercarlo in momenti di particolare stress), quando il bambino è ormai sicuro del legame che lo unisce ai genitori anche quando non solo insieme.
Non bisogna forzare il bambino ad abbandonarlo o toglierglielo bruscamente. Ci sono però bambini che fanno fatica a distaccarsene: se si nota un attaccamento forte e persistente all’oggetto si può approfondire la questione insieme ad uno psicologo, soprattutto se il piccolo mostra segni di disagio o la tendenza ad isolarsi.
È bene però sapere che l’utilità e l’efficacia dell’oggetto transizionale può anche andare oltre l’età infantile: nel corso della vita ci sono oggetti che possono trasformarsi in oggetti transizionali, che diventeranno una sorta di portafortuna che può dare sicurezza e conforto nei momenti di stress o di difficoltà.
Immagine di copertina di Singkham da Pexels
In breve
Per un bimbo è normale avere un piccolo amico che lo segue sempre e lo aiuta a superare i momenti di difficoltà o di separazione dalla mamma; il piccolo se ne separerà gradualmente quando sarà pronto a farlo.