Parassiti intestinali nei bambini: quali sono e come si curano

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo Pubblicato il 09/05/2023 Aggiornato il 09/05/2023

Giocando all’aperto e alimentandosi in modo più vario è facile riscontrare problemi di parassiti intestinali nei bambini. Ecco come prevenire e affrontare il problema.

Parassiti intestinali nei bambini: quali sono e come si curano

Quanto è frequente il problema dei parassiti intestinali nei bambini? Molto, secondo gli esperti. Le stime, infatti, dicono che circa l’80% dei bimbi ha almeno un episodio di parassitosi intestinale durante l’infanzia. Il rischio di incorrere in questi ospiti indesiderati è maggiore in primavera e in estate, quando i bambini giocano all’aperto, in prati e giardini. Nell’erba e nel terriccio possono infatti essere presenti le uova dei parassiti, che il piccolo involontariamente si porta alla bocca. I parassiti intestinali bambini causano fastidi come prurito, inappetenza, diarrea, ma fortunatamente si possono debellare, a patto di non sottovalutare alcuni sintomi. Scopriamo quali sono le tipologie più frequenti e come si possono eliminare.

Parassiti intestinali bambini, ecco come avviene il contagio

I bimbi molto piccoli, allattati al seno o al biberon, che non gattonano o camminano, non corrono il rischio di entrare in contatto con ossiuri, ascaridi e altri elminti (questo è il nome scientifico dei vermi o parassiti intestinali). Il problema inizia quando un bambino, muovendosi in modo autonomo ed esplorando l’ambiente, tocca un po’ dappertutto e si porta le manine alla bocca. In questo modo, ingerisce involontariamente le uova dei vermi intestinali presenti nell’ambiente. In altri casi, il parassita si trova all’interno di cibo non adeguatamente pulito o ben cotto, di cui il piccolo inizia a nutrirsi quando è più grandicello.

Parassiti nei bambini: quante tipologie ci sono?

Esistono diversi tipi di vermi che possono infestare l’intestino di un bambino. Vediamo quali sono e che sintomi provocano.

Gli ossiuri

I più frequenti parassiti intestinali nei bambini sono gli ossiuri, piccoli vermi bianchi lunghi circa un centimetro. Questi elminti, o meglio le loro uova, si trovano nella terra, nell’erba, nelle verdure crude non ben lavate. Quali sono i sintomi di un’infezione agli ossiuri? Circa una settimana o due dopo aver ingerito le uova, nascono i vermi che si riproducono all’interno dell’intestino. Il bimbo avverte prurito nella zona anale e genitale, mentre le femmine possono incorrere in vaginiti. Molto spesso è irrequieto e desidera cambiare posizione proprio per alleviare il fastidio e possono comparire sul corpo anche forme di orticaria ed episodi di diarrea alternati a stipsi.
Non sempre è possibile individuare i vermi nelle feci del bambino, perché gli ossiuri sono molto piccoli. Di conseguenza, se compaiono i sintomi descritti è bene parlare con il pediatra. L’esame più sicuro per individuare la presenza di ossiuri è lo “scotch test”. Si esegue applicando un pezzo di nastro adesivo sull’apertura anale che poi si esamina al microscopio per individuare la presenza delle uova. Come eliminare i vermi intestinali nei bambini? La cura contro gli ossiuri consiste in un’unica somministrazione di un farmaco che paralizza gli ossiuri e ne favorisce l’eliminazione attraverso le feci. Il trattamento si può ripetere dopo due settimane.

Gli ascaridi

Questi elminti sono lunghi e bianchi. Raggiungono l’intestino quando il bambino involontariamente le loro uova, esattamente come avviene per gli ossiuri. La cosiddetta tosse da vermi nei bambini è tra i sintomi dell’infestazione da ascaridi. Compaiono infatti colpi di tosse e scosse muscolari, a causa di una neurotossina prodotta dagli ascaridi nel momento della colonizzazione dell’intestino. Tracce di muco e sangue nelle feci sono altri sintomi, dovuti a un’infiammazione della parete intestinale. La diagnosi da infestazione di ascaridi non è difficile perché questi vermi sono lunghi circa dieci centimetri e si muovono all’interno delle feci. Anche in questo caso, per eliminare i vermi intestinali dei bambini si utilizzano gli stessi medicinali indicati per gli ossiuri. La somministrazione del prodotto va ripetuta per tre giorni consecutivi, nelle dosi suggerite dal medico.

La giardiasi

La giardia intestinalis, chiamata anche lamblia o duodenalis  è un parassita intestinale microscopico, per la precisione un protozoo flagellato. Si trasmette esattamente come gli altri elminti, quindi attraverso il contatto orofecale con terra, acqua infestata dalle uova o verdure mal lavate. Un bambino infestato da giardia avverte bruciore nella zona del basso ventre, poiché il parassita provoca infiammazione all’intestino. Se la parassitosi viene trascurata, può provocare irritazione alle pareti intestinali e causare malassorbimento. Il bambino può allora manifestare inappetenza, nausea, ritardo della crescita. È quindi importante parlare con il pediatra per capire le cause del mal di pancia e risolvere il problema. Un’infestazione da giardia può essere scoperta soltanto con l’analisi delle feci, meglio se ripetuta perché il protozoo non viene espulso quando si trova in un periodo in cui non si replica nell’intestino. La cura, in caso di analisi positive alla giardia, consiste nell’assunzione di un farmaco a base di metronidazolo.

La tenia

La tenia, o verme solitario, è un parassita intestinale che può entrare in contatto con l’organismo del bambino in caso di ingestione di carne suina o bovina cruda o poco cotta, che contiene i cisticerchi o larve. Queste raggiungono l’intestino tenue e si attaccano alla parete intestinale dando origine alle proglottidi, le parti che contengono altre uova. Il parassita adulto può raggiungere anche diversi metri di lunghezza. Spesso, l’infestazione da tenia è asintomatica, anche se è possibile notare segmenti biancastri nelle feci del bambino. Inoltre possono comparire perdita di peso, dolore addominale, inappetenza, nausea, vomito, diarrea o stitichezza. La complicanza più seria è la neurocisticercosi, che si verifica quando le larve della tenia riescono a raggiungere il cervello. In questo caso provocano mal di testa e attacchi epilettici. Si tratta però di un’evenienza rara, che va prevenuta diagnosticando per tempo l’infestazione da tenia. Oltre all’esame microscopico delle feci per la ricerca delle uova, oggi sono disponibili sofisticate tecniche immunologiche e molecolari che si eseguono sempre su un campione di feci, per riconoscere il parassita. La cura, come per altri tipi di parassiti intestinali bambini, consiste in una singola somministrazione di un farmaco specifico. È essenziale la prevenzione, evitando di far consumare al bambino carni poco cotte o crude.

Le amebe

La famiglia delle amebe provocano una malattia che causa sintomi soprattutto all’intestino. Tra le amebe, la più dannosa per l’uomo è l’Entamoeba histolytica, che provoca la cosiddetta dissenteria amebica, con tracce di sangue e accompagnata da febbre e vomito. Non curata, può debilitare seriamente l’organismo perché causa disidratazione, pericolosa per i più piccoli. Questa infezione è diffusa essenzialmente nei paesi a clima tropicale e subtropicale, ma oggi, a causa dell’aumento del traffico turistico in quelle regioni, anche chi vive alle nostre latitudini ne può essere colpito. L’amebiasi si contrae attraverso l’ingestione di acqua e di frutta e verdura cruda contaminate dal batterio. Per questa ragione, quando ci si reca per turismo nei paesi a rischio, è opportuno non bere acqua corrente ed evitare di nutrirsi di frutta e ortaggi crudi. Lo stesso discorso è valido per i bambini. Chi viene colpito da amebiasi, ha buone possibilità di guarigione, seguendo trattamenti con clorochina, emetina o metranidazolo prescritte da uno specialista in malattie tropicali.

Anisakis

Quando un bambino diventa più grandicello, inizia ad alimentarsi come gli adulti e può allora entrare in contatto con alcuni parassiti presenti in alimenti non adeguatamente preparati. Per esempio, se si ama i pesce crudo il pericolo è un parassita di nome Anisakis, un nematode (ossia un verme) che infesta l’intestino di mammiferi marini e pesci come nasello, sgombro, sardina, acciuga, tonno, salmone, merluzzo, nasello e sgombro. Se il pesce, una volta catturato, non viene rapidamente eviscerato, i nematodi migrano dagli intestini alle carni. Se il pesce viene consumato crudo da un essere umano, le larve colonizzano l’apparato gastrointestinale, dallo stomaco fino al colon. Poche ore dopo compare la forma acuta di parassitosi con intenso dolore addominale, nausea e vomito. La forma cronica è anche più seria: infatti danno luogo a sintomi simili a quelli di gastroenteriti, malattie croniche intestinali, arrivando a infestare fegato, milza e pancreas. Cuocere il pesce mette al sicuro dal rischio perché le alte temperature uccidono il parassita. Il pesce crudo proposto nei ristoranti deve essere “abbattuto”, per legge, ossia sottoposto a un processo di congelamento rapido, che elimina l’Anisakis. Il congelamento domestico non è altrettanto efficace.

 

 
 
 

In breve

Le infestazioni da parassiti intestinali bambini sono piuttosto frequenti. Causano fastidi come prurito, dolore addominale, diarrea, a volte problemi nella crescita. Sono sintomi da non sottovalutare, ma dei quali parlare con il pediatra. L’assunzione di farmaci specifici risolve il problema.

 

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