Perché il mio bambino morde gli altri bimbi? Come farlo smettere?

Paola Risi A cura di Paola Risi Pubblicato il 05/04/2023 Aggiornato il 05/04/2023

Se il bambino morde gli altri bimbi va subito corretto, ma nel modo giusto per evitare che questa sua aggressività possa addirittura peggiorare

Scoprire che il proprio bambino morde i compsgni di giocho o il fratellino allarma sempre i genitori. In genere, si tratta di una fase passeggera. Occorre, però, prestare sempre attenzione a questa forma di aggressività del bambino

Il proprio bambino morde gli altri bambini? Va detto, innanzitutto, che scalciare, picchiare, colpire e anche mordere corrispondono a comportamenti piuttosto frequenti nei bambini: l’aggressività, infatti, rappresenta a una componente del tutto naturale dell’essere bambino ed esternarla in questi modi consente di esprimere “fisicamente” le pulsioni più profonde e le sensazioni negative provate (rabbia, gelosia, tensione emotiva). In ogni caso ecco perché e cosa fare per il proprio bambino morde gli altri bimbi.

Mordere rappresenta il picco di aggressività

Ciò vale soprattutto fino ai 2-3 anni, età in cui il piccolo non ha ancora imparato a parlare: una volta acquisita una certa dimestichezza con il linguaggio, infatti, entrerà in possesso di uno strumento alternativo per “tirare fuori” e comunicare i propri sentimenti. Di pari passo si ridurrà il ricorso all’aggressività, anche se continuerà ad avere un peso rilevante nel comportamento del piccolo almeno fino ai 4-5 anni di età.

Mordere ha una connotazione primitiva

Tra le varie modalità tramite cui l’aggressività si manifesta, mordere rappresenta quella comunemente considerata più violenta, sia perché tende a determinare più di altre effetti dolorosi ed evidenti (il morso lascia il segno), sia perché viene associata a un modo di agire “primitivo” e “bestiale” che in genere suscita particolare indignazione nei genitori dei bambini interessati.

Dai primi morsetti affettuosi…

Nel corso della fase orale (la tappa dello sviluppo piscologico infantile corrispondente al primo anno di vita e contraddistinta dalla tendenza a trarre piacere dalla stimolazione delle labbra e della mucosa orale) il piccolo si porta tutto alla bocca che diviene, di fatto, il principale mezzo tramite cui egli scopre ciò che lo circonda, la forma e il sapore delle cose. A partire dal terzo-sesto mese fino a circa i due anni e mezzo di età, inoltre, si completa la dentizione decidua, un processo che si accompagna a una sensazione di fastidio alle gengive che induce il bimbo a mordere gli oggetti per ottenere una sensazione di sollievo. È a questo punto che, soprattutto durante le coccole con mamma e papà, il bimbo può iniziare a dare dei piccoli morsetti, ai quali i genitori reagiscono con gioia trattandosi semplicemente di un modo per comunicare e attirare la loro attenzione: in realtà fin da questa prima comparsa sarebbe consigliabile evitare di manifestare troppo entusiasmo per questo genere di effusione, in quanto ciò potrebbe spingere il piccolo a prediligerla rispetto ad altre.

… ai morsi dati per fare male

Con il tempo il morso tende a perdere ogni connotazione affettiva e diviene soprattutto un mezzo per sfogare una frustrazione o una sensazione di rabbia: in questa fase il bambino morde gli altri bimbi perché scopre come questo gesto possa rappresentare un’arma particolarmente efficace negli scontri con i coetanei, che tendono ad aumentare in particolare da quando inizia a frequentare la scuola materna, un contesto sociale in cui ha modo di interagire in maniera più diretta con gli altri e in assenza del filtro costante di un adulto di riferimento.

 

 
 
 

In sintesi

Se il bambino morde gli altri bimbi è importante che, fin da subito, che gli adulti di riferimento – a partire dai genitori – assumano un atteggiamento deciso “contro” questo gesto, sgridando il piccolo ogni volta che vi ricorre e spiegandogli in modo inequivocabile che è “una cosa sbagliata”.
Parallelamente è fondamentale offire al bambino occasioni alternative e innocue per esprimere la propria aggressività: per esempio, invitandolo a parlare di ciò che lo fa arrabbiare o proponendogli attività liberatorie come lo sport o la psicomotricità, che possano aiutarlo a scaricare la tensione.

 

 

Fonti / Bibliografia

  • Sigmund Freud e la teoria dello sviluppo psicosessualeLa teoria dello sviluppo psicosessuale è stata creata dal famoso psicoanalista Sigmund Freud. La sua teoria descrive come la personalità si sviluppi nel corso dell'infanzia a partire da alcuni stadi denominati “psicosessuali”.
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