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In caso di incidente, caduta o malore di un bambino, la prima cosa da fare è quella di mantenere la calma e fare una prima valutazione della situazione del bambino, anche a distanza, per stabilire se è in condizioni buone, discrete oppure gravi.
Bisogna osservare principalmente l’aspetto del bambino (se è cosciente e se ha un colorito normale oppure alterato o cianotico), il suo comportamento (piange? Si muove?), come respira e come sono i suoi movimenti.
Se il bambino è in buone condizioni vale comunque la pena di sottoporlo ad una visita il prima possibile, mentre il bimbo in condizioni discrete va attentamente monitorato perché la situazione potrebbe aggravarsi nel giro di pochi minuti. Se il bambino è invece in gravi condizioni non c’è tempo da perdere: bisogna chiamare immediatamente i soccorsi, che daranno indicazioni su come procedere in attesa del loro arrivo.
La valutazione iniziale del bambino infortunato o colto da malore
Quando ci si trova davanti a un bambino che potrebbe essersi fatto male o essere stato colto da un malore, il primo passo è quello di fermarsi a osservare la situazione per qualche secondo. Questa osservazione iniziale, anche a distanza, aiuta a capire la gravità della situazione e a decidere come intervenire.
I professionisti del primo soccorso parlano di “impressione generale” per indicare proprio ciò che si percepisce nei primi secondi. È un insieme di segnali visivi e comportamentali che, combinati, danno subito un’idea della gravità clinica del bambino.
Cosa osservare
- aspetto: il bambino è sveglio? È pallido, cianotico o ha un colorito normale?
- comportamento: piange, si agita, interagisce oppure è apatico e immobile?
- respiro: è presente, è rumoroso, è affannoso?
- movimenti: si muove spontaneamente o è fiacco o immobile?
Un bambino in buone condizioni
- è cosciente, vigile, curioso
- piange con forza o parla in modo coerente con la sua età
- si muove spontaneamente, si agita, risponde agli stimoli
- ha colorito normale, senza segni di difficoltà respiratoria
In questo caso, è improbabile che ci siano emergenze vitali. La situazione va comunque monitorata attentamente, soprattutto se il bimbo ha subito un trauma o è caduto. Appena possibile, è bene sottoporlo in ogni caso ad un controllo medico.
A volte il bambino non sembra stare bene, ma non è neanche in condizioni gravi. Questo è un terreno intermedio delicato, che richiede osservazione continua. I segnali che indicano un bambino in condizioni discrete sono:
- vigile ma affaticato: tiene gli occhi aperti ma appare stanco
- risponde con lentezza o con tono debole
- può piangere in modo fiacco, lamentoso
- interagisce poco con l’ambiente
- ha colorito normale, ma può sembrare “spento”
- i movimenti sono presenti ma rallentati o meno energici del solito
In questi casi, anche se non si tratta di una vera emergenza, è importante non allontanarsi, osservare ogni minimo cambiamento e valutare se è necessario chiamare il 118. Un bambino in discrete condizioni può peggiorare rapidamente, quindi la soglia di attenzione deve rimanere alta.
Un bambino in gravi condizioni
In caso di gravi incidenti o situazioni pericolose, i segnali da valutare sono i seguenti:
- molto silenzioso, non piange o ha un pianto flebile
- ha lo sguardo fisso, non segue gli oggetti o i volti
- non reagisce al contatto o alla voce
- il corpo è floscio, non si muove spontaneamente
- la pelle può essere pallida, grigiastra o cianotica
- il respiro è irregolare o molto lento
In questi casi, non c’è tempo da perdere: bisogna avvicinarsi rapidamente, verificare coscienza e respiro e, se assenti, iniziare le manovre di rianimazione e chiamare immediatamente il 112 o 118.
Il metodo AVPU per valutare lo stato di coscienza
Per valutare rapidamente lo stato di coscienza di un bambino, anche in situazioni concitate, si può usare il metodo AVPU, utilizzato da medici, infermieri e soccorritori in tutto il mondo.
AVPU è un acronimo semplice da ricordare:
- A (Alert) – Il bambino è sveglio, guarda, reagisce
- V (Voice) – Risponde solo se chiamato o stimolato a voce
- P (Pain) – Reagisce solo ad uno stimolo doloroso
- U (Unresponsive) – Non reagisce né alla voce né al dolore.
Come si applica
- Chiamate il bambino per nome o con tono deciso
- Se non risponde, provate a stimolarlo leggermente toccandolo o scuotendo delicatamente
- Se non c’è ancora nessuna risposta, provate con uno stimolo più forte, come uno tocco energico o una leggera pressione sul dorso della mano
- Se non c’è nessuna reazione, il bambino è in stato U (Unresponsive), cosa che costituisce un’emergenza.
In pratica A e V richiedono un monitoraggio attento, ma la situazione è potenzialmente stabile. P e U necessitano invece di una richiesta immediata di aiuto e dell’attivazione delle manovre salvavita.
Il bambino compromesso: cos’è normale e cosa non lo è
Quando si ha a che fare con un bambino in apparente difficoltà o che si comporta diversamente dal solito, è fondamentale saper distinguere tra comportamento normale e comportamento anomalo.
Questo vale soprattutto per i neonati e i bambini molto piccoli, che non possono comunicare direttamente cosa provano. Un’osservazione attenta e consapevole, fin dai primi istanti, può aiutare a intercettare problemi latenti e intervenire tempestivamente.
È importante ricordare che minore è l’età, maggiore è la fragilità. I neonati e lattanti hanno fabbisogni vitali molto elevati: richiedono più ossigeno, più zucchero e mantengono con difficoltà la temperatura corporea.
I bimbi molto piccoli, inoltre, hanno meccanismi di compenso deboli e immaturi: ciò significa che, anche se sembrano resistere bene a uno stress, possono peggiorare bruscamente in pochi minuti. Per questo motivo, anche segnali lievi (pianto diverso, meno movimenti, sonnolenza inusuale) devono essere presi sul serio.
Caratteristiche dell’età pediatrica
I bambini non sono piccoli adulti: il loro corpo, il loro metabolismo e il loro comportamento variano profondamente a seconda dell’età. Conoscerne le caratteristiche permette di valutare correttamente se il bambino è “in linea” con il suo sviluppo o se c’è qualcosa che non va.
Neonati con meno di 2 mesi
- Dormono molte ore, si svegliano per mangiare
- Non distinguono ancora volti familiari da estranei
- Si calmano con il contatto fisico e il calore
- I movimenti sono riflessi, non volontari
- Si nutrono frequentemente: un neonato che non mangia è sempre un campanello d’allarme.
Neonati da 2 a 6 mesi
- Restano svegli più a lungo, iniziano a sorridere e riconoscere chi si prende cura di loro
- Cercano il volto umano, seguono con lo sguardo
- Ruotano la testa verso i suoni
- Se in salute succhiano con energia, muovono braccia e gambe, piangono con vigore
- Un bambino di questa età apatico o che non fissa lo sguardo merita una valutazione immediata.
Neonati da 6 a 12 mesi
- Iniziano a sedersi da soli, portano oggetti alla bocca, tentano di gattonare o camminare
- Mostrano ansia da separazione e paura degli estranei
- Si tranquillizzano in braccio ai genitori
- La mancanza di interazione, l’assenza di vocalizzi o il disinteresse verso l’ambiente sono segnali di possibile compromissione.
Da 1 a 3 anni (prima infanzia)
- Corrono, giocano, si nutrono da soli, sono in movimento continuo
- mostrano curiosità e poco senso del pericolo
- cominciano a sviluppare il loro senso di indipendenza
- possono essere spaventati da estranei e agitarsi se manipolati
- se si mostrano immobili, passivi o non reagiscono, qualcosa non va.
Da 3 a 5 anni (età prescolare)
- Hanno una personalità più definita, ma non distinguono bene fantasia e realtà
- Possono essere spaventati dall’ospedale, dai medici o dall’isolamento
- Un comportamento regressivo o anormalmente silenzioso può indicare disagio o patologia.
Da 6 a 12 anni (età scolare)
- Sono attivi, intelligenti e iniziano a sviluppare un senso del pudore
- A partire dagli 8 anni cominciano ad avere un’anatomia e una fisiologia simile a quella degli adulti
- Hanno paura del dolore, della separazione dai genitori e possono mascherare sintomi per paura
- È importante ascoltare cosa dicono e osservare cosa non dicono.
Adolescenti (da 13 a 18 anni circa)
- Lo sviluppo fisico, emotivo è cognitivo è estremamente variabile
- Possono minimizzare o negare sintomi per vergogna o paura
- Il disagio psicologico può esprimersi con sintomi fisici
- L’adulto deve saper leggere tra le righe e non sottovalutare cambiamenti repentini di comportamento, alimentazione, sonno.
In generale, i genitori conoscono il loro bambino meglio di chiunque altro, quindi se si percepisce che “qualcosa non va”, anche in assenza di sintomi chiari, è importante indagare e fare particolare attenzione a riduzione dell’alimentazione o del numero di poppate, eccessiva sonnolenza o difficoltà a svegliarsi, irritabilità inconsolabile e febbre persistente superiore a 38°C, soprattutto nei lattanti.
Come approcciarsi al bambino in difficoltà
Un ambiente caotico e pieno di persone agitate può peggiorare lo stato di un bambino compromesso. Ogni genitore, educatore o soccorritore deve:
- Usare un tono di voce calmo, senza mai urlare
- Parlare con parole semplici e rassicuranti
- Evitare la presenza di troppe persone intorno al bambino
- Accovacciarsi al livello del bambino per sembrare meno minaccioso
- Usare oggetti familiari o giocattoli per tranquillizzare i bambini più piccoli
- Evitare di fare domande che possono aumentare la confusione
- Chiedere il permesso prima di toccarlo (ad esempio: “posso guardare il pancino?”)
- Coinvolgere i genitori, se presenti, come fonte di conforto
- Rassicurare il bambino per non aumentarne l’agitazione.
I sintomi iniziali possono essere sfumati, ma possono evolvere rapidamente in emergenze. È fondamentale imparare a riconoscere i segni di compenso in esaurimento, perché quando il bambino “cede”, la situazione può diventare critica in pochi minuti. I tre punti cardine da osservare sono:
- presentazione: tono muscolare, interazione, risposta agli stimoli
- respirazione: ritmo, frequenza, sforzo, presenza di rumori
- circolo: colore della pelle, presenza di sudorazione fredda, temperatura alle estremità.
Se anche uno solo di questi aspetti è compromesso, serve una valutazione urgente.
Quando intervenire e come
È fondamentale capire quando è il momento di agire subito. Spesso i genitori si trovano davanti a un bambino che non sta bene, ma non sempre è facile capire se si tratta di una situazione che può essere gestita con calma o richiede un intervento immediato. Ci sono alcuni segnali che richiedono intervento immediato:
- alterazione dello stato di coscienza: sonnolenza estrema, mancata risposta, sguardo fisso nel vuoto, confusione
- difficoltà respiratorie: respiro rumoroso, affannoso, con sforzo evidente (ad esempio con rientramenti toracici), colorito bluastro di labbra o viso
- convulsioni: movimenti involontari, rigidità muscolare, perdita di conoscenza
- trauma cranico con perdita di coscienza o vomito ripetuto
- ferite profonde o emorragie che non si arrestano
- ustioni estese o su volto, mani o genitali
- ingestione di sostanze tossiche o corpi estranei come ad esempio batterie, oggetti appuntiti e sostanze chimiche
- reazioni allergiche gravi riconoscibili da gonfiore del viso, difficoltà a respirare, orticaria diffusa
- dolore addominale intenso e persistente.
Le prime azioni da compiere
Se ci si trova davanti a una possibile emergenza, il primo passo è quello di rimanere calmi, dato che il bambino percepisce l’agitazione degli adulti che lo circondano e questo inevitabilmente aumenta il suo malessere. Bisogna poi valutare lo scenario e la sicurezza dell’ambiente e contattare i soccorsi se necessario. Le prime azioni da compiere sono in genere:
- controllare coscienza e respiro: se il bambino non risponde e non respira normalmente è bene iniziare la rianimazione cardiopolmonare se si è formati
- posizionare il bambino lateralmente (posizione di sicurezza) se è incosciente ma respira
- in caso di trauma, non muovere il bambino se non è strettamente necessario, per evitare danni spinali
- se il bambino è cosciente ma in difficoltà, bisogna parlargli con voce tranquilla, offrire conforto e non forzare movimenti.
Quando chiamare il 118 e cosa dire
Molti genitori esitano per paura di avere sopravvalutato la gravità della situazione, ma chiamare il 118 in tempo può fare la differenza. Meglio una chiamata inutile che un ritardo potenzialmente fatale. Bisogna chiamare il 118 immediatamente se il bambino:
- non risponde o non si sveglia
- ha difficoltà a respirare
- ha convulsioni
- è coinvolto in un trauma grave (caduta dall’alto, incidente stradale)
- ha una ferita grave, ustione estesa o perdita abbondante di sangue
- è molto pallido, freddo, non reagisce come al solito
- ha ingerito una sostanza tossica.
Cosa dire al telefono
Il personale del 118 è formato per prestare aiuto: non è necessario sapere tutto, ma è utile essere chiari, rispondendo con calma e precisione alle loro domande. Le principali informazioni da comunicare sono:
- cosa è successo, ad esempio “il bambino ha sbattuto la testa ed è svenuto”
- l’età del bambino
- lo stato attuale, ad esempio se è cosciente, piange o si muove
- dove si trova, dando l’indirizzo completo e riferimenti precisi
- il numero di telefono da cui si chiama
- cosa è già stato fatto.
È importante non riattaccare fino a quando non lo dice l’operatore del 118, che può guidare l’interlocutore passo dopo passo fino all’arrivo dei soccorsi, aiutando a tenere monitorata la situazione e suggerendo eventuali misure di primo intervento.
Manovre di primo soccorso
È utile conoscere le principali manovre di primo soccorso per poter far fronte ad una eventuale emergenza in attesa dell’arrivo dei soccorsi. La cosa migliore sarebbe quella di frequentare un corso di primo soccorso pediatrico, che vengono spesso proposti nelle principali città italiane.
Cosa fare in caso di ostruzione delle vie aeree
La causa più frequente di emergenza respiratoria nei bambini è l’inalazione accidentale di corpo estraneo come cibo o piccoli oggetti. Sapere come riconoscere e gestire l’ostruzione è fondamentale: pochi minuti possono fare la differenza tra la vita e conseguenze gravi.
Ostruzione parziale
In caso di ostruzione parziale, il bambino:
- è cosciente, allarmato e agitato
- tossisce, emette suoni e respira con difficoltà
- può avere colorito alterato ma è ancora in grado di ventilare.
Cosa fare:
- incoraggiare la tosse è il metodo più efficace per espellere il corpo estraneo naturalmente
- tranquillizzare il bambino con tono di voce calmo e gesti rassicuranti
- non applicare manovre di disostruzione attiva come colpi o compressioni: si rischia di trasformare l’ostruzione parziale in completa
- anche se espelle l’oggetto o sembra stare meglio, è sempre raccomandato un controllo medico in pronto soccorso, poiché parte del corpo estraneo può essere ancora presente.
Ostruzione completa (soffocamento)
In questo caso la situazione è critica e potenzialmente letale:
- il bambino non emette suoni, non tossisce né respira
- può diventare rapidamente cianotico e perdere conoscenza.
Cosa fare:
- Chiamare immediatamente il 118
- Iniziare le manovre di disostruzione che simulano la tosse, come indicato dalle linee guida internazionali.
Bambino con meno di 1 anno
- Posizione: sedersi e mettere il bambino a pancia in giù sulle proprie cosce, tenendolo con l’avambraccio e sostenendo testa e collo con la mano (pollice e indice sotto la mandibola, tenendo la bocca aperta e facendo attenzione a non far scivolare le dita sui tessuti del collo)
- dare 5 colpi dorsali tra le scapole, con il palmo della mano, dando colpi secchi e diretti dal dorso verso davanti
- girarlo a pancia in su, sempre mantenendo il capo più basso del tronco
- eseguire 5 rapide compressioni toraciche con 2 dita (indice e medio) sullo sterno, appena sotto la linea dei capezzoli
- controllo della bocca: se il corpo estraneo è visibile, rimuoverlo con manovra a uncino. Se non visibile, non infilare le dita alla cieca
- ripetere la sequenza (5 pacche – 5 compressioni – controllo bocca) fino all’espulsione del corpo estraneo o alla perdita di conoscenza.
Bambino con più di 1 anno (cosciente)
- Mantenere il bambino in posizione eretta o seduta, sostenendolo se serve
- Dare 5 pacche dorsali tra le scapole, inclinandolo leggermente in avanti
- Eseguire la manovra di Heimlich pediatrica: posizionarsi alle spalle del bambino, circondarlo con le braccia, posizionare una mano chiusa a pugno tra ombelico e sterno, con l’altra sopra. Eseguire 5 compressioni addominali rapide, dirette dal basso verso l’alto
- Controllo orale: se il corpo estraneo è visibile, rimuoverlo
- Alternare 5 pacche e 5 compressioni, fino a ripristino della respirazione o alla perdita di conoscenza.
Se il bambino è incosciente
- Sdraiarlo supino su una superficie piana e sicura
- Chiedere aiuto immediato al 118
- Controllare la bocca: se l’oggetto è visibile, rimuoverlo con manovra a uncino
- Eseguire compressioni toraciche
- Iniziare la rianimazione cardiopolmonare (PBLS) con 5 ventilazioni iniziali, 30 compressioni toraciche seguite da 2 ventilazioni. Ripetere gli ultimi due passaggi;
- Ricontrollare la bocca ad ogni ciclo e rimuovere ciò che eventualmente è emerso.
Inalazione non osservata
A volte l’evento passa inosservato. In questi casi, il corpo estraneo può rimanere nei bronchi e provocare questi sintomi anche a distanza di giorni o settimane:
- tosse persistente
- episodi di febbre
- bronchite recidivante
- difficoltà respiratorie o respiro sibilante simile all’asma.
È più frequente tra i 4 e i 6 anni, età in cui i bambini sono spesso non supervisionati e non hanno piena consapevolezza del rischio.
Come prevenire situazioni a rischio soffocamento
Una buona prevenzione riduce drasticamente il rischio di soffocamento e avvelenamento infantile. È ad esempio fondamentale assicurarsi che oggetti e giocattoli siano non siano ingoiabili, privi di parti staccabili e certificati “atossici”.
Anche la preparazione dei cibi può prevenire situazioni di emergenza. Ecco alcune regole pratiche per praticare i cosiddetti tagli sicuri degli alimenti:
- tagliare gli alimenti in pezzi non più grandi di 1,25 cm
- tagliare i cibi di forma tonda o tubolare come pomodorini, olive e wurstel in strisce lunghe e sottili anziché a fette
- cuocere o ammollare verdure dure (come carote e patate) fino a renderle facilmente forabili e poi tagliarle a pezzetti o listarelle
- rimuovere semi, noccioli e filamenti da frutta e verdure
- evitare cibi duri, appiccicosi o rotondi, ad esempio popcorn, gomme, lecca-lecca, frutta secca e marshmallows, che aumentano rischio di soffocamento
- far mangiare i bambini seduti, sotto supervisione, in un ambiente tranquillo per favorire la masticazione consapevole.
Piante ornamentali e selvatiche
Spesso non si pensa al fatto che le piante possono essere tossiche, sia quelle ornamentali che selvatiche. Soprattutto in presenza di bambini, bisogna stare attenti agli effetti che possono avere se ingoiate. Il nostro consiglio è quello di fare prevenzione e dunque istruire i bambini alla non commestibilità delle piante, che possono contenere sostanze tossiche che possono causare gravi effetti anche da contatto o ingestione.
Tabella tossicità piante ed effetti
Pianta | Parte tossica | Effetti |
---|---|---|
Aconito | Tutta la pianta, soprattutto radice | Vomito, paralisi, arresto cardiaco |
Belladonna | Bacche, foglie | Allucinazioni, midriasi, coma |
Brionia | Radice, bacche | Diarrea, crampi, vomito |
Cicuta | Tutta la pianta | Convulsioni, paralisi, morte |
Cocomero asinino | Frutti | Effetto purgante violento, irritazione |
Colchico | Bulbo, semi, fiori | Vomito, diarrea, danno multiorgano |
Digitale (Digitalis) | Foglie, fiori | Aritmie cardiache, nausea |
Dulcamara | Bacche | Disturbi gastrointestinali, sonnolenza |
Erba crociona (Colchicum autumnale) | Tutta la pianta | Tossicità simile all’arsenico |
Fusaggine / Evonimo | Bacche | Disturbi digestivi, convulsioni |
Giusquiamo | Tutta la pianta | Allucinazioni, delirio, coma |
Lauroceraso | Foglie, semi | Cianosi, depressione respiratoria |
Mughetto | Fiori, bacche | Bradicardia, vomito |
Oleandro | Foglie, fiori, linfa | Aritmie, morte improvvisa |
Ricino | Semi (ricina) | Vomito, diarrea profusa, morte |
Sabina | Foglie, olio essenziale | Abortiva, irritante, nefrotossica |
Stramonio | Foglie, semi | Delirio, allucinazioni, tachicardia |
Tasso | Tutta la pianta tranne arillo rosso | Arresto cardiaco improvviso |
Veratro | Radice, germogli | Ipotensione, vomito, convulsioni |
In breve
Il primo soccorso pediatrico consente di evitare problemi anche gravi ai propri bambini: mai perdere la calma, meglio fermarsi a osservare la situazione generale per qualche secondo per capire come procedere