Quando i linfonodi devono preoccupare?

Paola Risi A cura di Paola Risi Pubblicato il 13/04/2022 Aggiornato il 13/04/2022

Non è raro per i genitori notare dei linfonodi ingrossati nel loro bambino, specie a livello della gola e dell’inguine. Ma quando i linfonodi devono preoccupare davvero?

Quando i linfonodi devono preoccupare?

I linfonodi vanno considerati come dei sistemi di allarme per l’organismo: quando aumentano di volume segnalano, quindi, la presenza di infezioni e infiammazioni e avviano la produzione di anticorpi per combatterle. Nella maggior parte dei casi l’ingrossamento (linfoadenopatia) è causato da infezioni minori virali o batteriche, come raffreddore, tonsilliti, faringiti, infezioni dell’orecchio medio, ascessi dentali. Meno di frequente, a determinare l’aumento di dimensioni delle ghiandole linfatiche possono essere malattie, quali:
– malattia del graffio del gatto, un’infezione batterica causata dal graffio del gatto;
citomegalovirus: un virus comune diffuso tramite liquidi corporei, come saliva e urina;
– tubercolosi: un’infezione batterica molto seria che provoca una tosse persistente;
– mononucleosi: una malattia infettiva di origine virale molto contagiosa, che si trasmette attraverso la saliva e per questo è detta anche “malattia del bacio”.
Molto più raramente, infine, all’origine del sintomo possono essere individuati disturbi più gravi. La dottoressa Silvana Torneo, pediatra, spiega quando i linfonodi devono preoccupare.

Dove si trovano nel corpo i linfonodi?

Il corpo è disseminato di linfonodi. In genere, i primi a ingrossarsi sono i linfonodi vicini all’area in cui si sviluppa l’infezione: per esempio, in caso di infezioni di gola e orecchie saranno quelli del collo e della zona sottomandibolare (come avviene più di frequente in età pediatrica); se, invece, il disturbo è connesso a infezioni delle braccia o delle mani, si tratterà di quelli delle ascelle; quando infine l’infezione parte dalle vie urinarie o dall’intestino si ingrosseranno quelli dell’inguine.

Cosa prendere per i linfodoni ingrossati?

Al di là dalla localizzazione, i linfonodi ingrossati non necessitano di trattamenti specifici se a causarne l’ingrossamento è stata un’infezione virale (che passa da sola) o batterica (in quest’ultimo caso, per curarla, il pediatra prescrive di solito una terapia antibiotica) e nel giro di 4-6 settimane tendono a rimpicciolirsi in modo spontaneo.

Per recuperare totalmente le dimensioni originarie può essere, però, necessario attendere anche qualche mese: la persistenza di un certo ingrossamento oltre le 4-6 settimane non deve quindi destare allarme.

Visto che, in diversi casi, il disturbo può associarsi a dolore, il medico potrebbe prescrivere la somministrazione di paracetamolo o ibuprofene per ridurre il disagio del bambino.

 

 

 
 
 

In sintesi

Quando i linfonodi sono pericolosi?

Alcune condizioni del linfonodo possono connettersi a problemi anche molto seri che necessitano di un’immediata valutazione da parte del pediatra. Ecco i segnali da non sottovalutare:

– diametro superiore ai 3 centimetri;

– linfonodo indurito e fermo e non dolente alla palpazione;

– volume che non si riduce dopo 4-6 settimane;

– presenza di febbricola persistente da almeno 2 settimane;

– perdita rilevante di peso (di oltre il 10 per cento);

– comparsa di eruzione cutanea e prurito diffuso;

– comparsa di lividi insoliti;

– presenza di intensa sudorazione nel corso delle ore notturne.

In base ai sintomi, il medico prescriverà esami specifici allo scopo di verificarne le cause e intervenire nel modo adeguato.

Consultare il pediatra è comunque sempre consigliabile se:

– l’ingrossamento dei linfonodi si evidenzia in un bambino di età inferiore all’anno;

– la pelle della zona risulta molto arrossata: nel caso si formi pus all’interno del linfonodo potrebbe, infatti, essere necessario rimuoverlo attraverso una piccola incisione chirurgica.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola le settimane di gravidanza

Controlla le curve di crescita per il tuo bambino

Elenco frasi auguri comunione

Elenco frasi auguri compleanno

Elenco frasi auguri cresima

Calcola la data presunta del parto

Le domande della settimana

Battito lento nell’embrione: proseguirà la gravidanza?

30/06/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Claudio Ivan Brambilla

Il cuoricino dell'embrione può battere lentamente senza che questo sia per forza un brutto segno. Comunque sia, per sapere se la gravidanza evolverà si deve attendere il trascorrere dei giorni.   »

Sanguinamento per tutto il primo trimestre di gravidanza

30/06/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

In caso di perdite ematiche che si protraggono per settimane, a giudizio del ginecologo curante può essere opportuno anche effettuare un tampone vaginale per escludere la presenza di microbi. Inoltre, può servire un'integrazione di magnesio, mentre non occorre stare a riposo assoluto.   »

Contraccezione: si deve usare a 50 anni?

23/06/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professoressa Eleonora Porcu

Dare inizio a una gravidanza in prossimità della menopausa è altamente improbabile, tuttavia in medicina non si può dire "mai" in maniera assoluta, quindi l'uso del profilattico anche a 50 anni (con mestruazioni ancora regolari) è consigliabile.   »

Prosciutto cotto in gravidanza: espone al rischio di toxoplasmosi?

23/06/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Il prosciutto cotto è un salume consentito in gravidanza perché, appunto, come dice il suo nome, è cotto. Meglio comunque quando si ha il dubbio che un alimento sia pericoloso trovare la risposta prima di assumerlo perché dopo può essere tardi.   »

Fai la tua domanda agli specialisti