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I linfonodi vanno considerati come dei sistemi di allarme per l’organismo: quando aumentano di volume segnalano, quindi, la presenza di infezioni e infiammazioni e avviano la produzione di anticorpi per combatterle. Nella maggior parte dei casi l’ingrossamento (linfoadenopatia) è causato da infezioni minori virali o batteriche, come raffreddore, tonsilliti, faringiti, infezioni dell’orecchio medio, ascessi dentali. Meno di frequente, a determinare l’aumento di dimensioni delle ghiandole linfatiche possono essere malattie, quali:
– malattia del graffio del gatto, un’infezione batterica causata dal graffio del gatto;
– citomegalovirus: un virus comune diffuso tramite liquidi corporei, come saliva e urina;
– tubercolosi: un’infezione batterica molto seria che provoca una tosse persistente;
– mononucleosi: una malattia infettiva di origine virale molto contagiosa, che si trasmette attraverso la saliva e per questo è detta anche “malattia del bacio”.
Molto più raramente, infine, all’origine del sintomo possono essere individuati disturbi più gravi. La dottoressa Silvana Torneo, pediatra, spiega quando i linfonodi devono preoccupare.
Dove si trovano nel corpo i linfonodi?
Il corpo è disseminato di linfonodi. In genere, i primi a ingrossarsi sono i linfonodi vicini all’area in cui si sviluppa l’infezione: per esempio, in caso di infezioni di gola e orecchie saranno quelli del collo e della zona sottomandibolare (come avviene più di frequente in età pediatrica); se, invece, il disturbo è connesso a infezioni delle braccia o delle mani, si tratterà di quelli delle ascelle; quando infine l’infezione parte dalle vie urinarie o dall’intestino si ingrosseranno quelli dell’inguine.
Cosa prendere per i linfodoni ingrossati?
Al di là dalla localizzazione, i linfonodi ingrossati non necessitano di trattamenti specifici se a causarne l’ingrossamento è stata un’infezione virale (che passa da sola) o batterica (in quest’ultimo caso, per curarla, il pediatra prescrive di solito una terapia antibiotica) e nel giro di 4-6 settimane tendono a rimpicciolirsi in modo spontaneo.
Per recuperare totalmente le dimensioni originarie può essere, però, necessario attendere anche qualche mese: la persistenza di un certo ingrossamento oltre le 4-6 settimane non deve quindi destare allarme.
Visto che, in diversi casi, il disturbo può associarsi a dolore, il medico potrebbe prescrivere la somministrazione di paracetamolo o ibuprofene per ridurre il disagio del bambino.
In sintesi
Quando i linfonodi sono pericolosi?
Alcune condizioni del linfonodo possono connettersi a problemi anche molto seri che necessitano di un’immediata valutazione da parte del pediatra. Ecco i segnali da non sottovalutare:
– diametro superiore ai 3 centimetri;
– linfonodo indurito e fermo e non dolente alla palpazione;
– volume che non si riduce dopo 4-6 settimane;
– presenza di febbricola persistente da almeno 2 settimane;
– perdita rilevante di peso (di oltre il 10 per cento);
– comparsa di eruzione cutanea e prurito diffuso;
– comparsa di lividi insoliti;
– presenza di intensa sudorazione nel corso delle ore notturne.
In base ai sintomi, il medico prescriverà esami specifici allo scopo di verificarne le cause e intervenire nel modo adeguato.
Consultare il pediatra è comunque sempre consigliabile se:
– l’ingrossamento dei linfonodi si evidenzia in un bambino di età inferiore all’anno;
– la pelle della zona risulta molto arrossata: nel caso si formi pus all’interno del linfonodo potrebbe, infatti, essere necessario rimuoverlo attraverso una piccola incisione chirurgica.
Fonti / Bibliografia
- Linfoadenopatia: ingrossamento dei linfonodi. Quali le cause?Con il termine linfoadenopatia si indica un ingrossamento dei linfonodi che può essere localizzato in una sola zona del corpo o generalizzato, vale a dire diffuso in più parti del corpo
