Secondo figlio: meno indipendente, ma più empatico

Metella Ronconi A cura di Metella Ronconi Pubblicato il 25/01/2019 Aggiornato il 28/01/2019

Spesso sui primogeniti si concentrano più attenzioni, ma anche più aspettative. Lo stile educativo con i secondogeniti invece è più flessibile e meno esigente. Conseguenze sul carattere

Secondo figlio: meno indipendente, ma più empatico

Quando nasce il primo figlio i genitori sono inesperti e certamente più ansiosi di quanto succeda invece con il secondo figlio che li trova più preparati e tranquilli, grazie alla fase di rodaggio che hanno vissuto col primo nato: se da una parte è vero che il secondo figlio deve dividere spazio e attenzione con il maggiore, dall’altra viene caricato meno dalle ansie materne. L’arrivo del secondo figlio, però, cambia la vita in famiglia e stabilisce nuove dinamiche psicologiche tra tutti i membri, compreso il fratello maggiore. Ecco con quali conseguenze. 

Più flessibili, ma meno empatici

Dagli studi a disposizione, emerge come, in linea di massima, i figli unici siano più flessibili, cioè in grado di pensare in maniera originale e indipendente, ma meno empatici. Se il fratello (o sorella) maggiore può rappresentare una guida durante la crescita, il secondo figlio può essere un modello positivo di empatia per il più grande già dalle prime, cruciali fasi dello sviluppo. L’empatia è una qualità importante che aiuta chi la sviluppa nel migliore dei modi a uscire dall’egocentrismo. Tutti i bambini si credono, per un certo periodo, al centro dell’universo, ma quando hanno dei fratelli capiscono prima che non è così. Sono numerose le ricerche che hanno evidenziato che quando in famiglia ci sono più fratelli, sono più evidenti le competenze pro-sociali e le capacità empatiche.

Un’influenza reciproca

Secondo un recente studio canadese e israeliano pubblicato sulla rivista scientifica Child Development, indipendentemente dall’influenza dei genitori, tutti i fratelli contribuiscono alla crescita dei consanguinei. I ricercatori hanno studiato i dati di 452 coppie di fratelli di varie estrazioni socioeconomiche. Scopo dell’analisi era capire se e come le capacità empatiche di bambini di 18 e 48 mesi di età potessero influenzare il carattere dei fratelli nell’arco dei 18 mesi successivi. I ricercatori si sono chiesti in particolare se e come le differenze di età e di genere tra fratelli pesassero sulla reciproca capacità di influenzarsi.

Ci sono delle eccezioni

L’effetto benefico sullo sviluppo dell’empatia sembra valere per tutti i casi, tranne uno: i fratelli minori non sembrano contribuire in modo significativo all’empatia delle sorelle maggiori. Inoltre, l’ascendente dei maggiori, maschi o femmine, è più forte nei casi in cui tra i fratelli ci sia una grande differenza di età: in questo caso, i fratelli più anziani sono visti come un modello da seguire.

 

 

 
 
 

Da sapere!

Secondo i dati Istat nel 2017 i nati in Italia sono stati 15.000 meno del 2016: sempre meno figli, nati da donne con un’età media di 32 anni, che difficilmente decidono di fare un secondo figlio, per ragioni anagrafiche e lavorative.

 

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