Sindrome del bambino dimenticato: cos’è e come fare per prevenire queste tragedie

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 09/06/2023 Aggiornato il 09/06/2023

Sindrome del bambino dimenticato: cosa è l’amnesia dissociativa e cosa è possibile fare per evitare che questa condizione transitoria della memoria si traduca in una tragedia.

Sindrome del bambino dimenticato: cos’è e come fare per prevenire queste tragedie

Si chiama sindrome del bambino dimenticato, in inglese Fsb, forgotten baby syndrome, un momentaneo vuoto di memoria, una sorta di buco nero della coscienza che può portare a gravissime conseguenze come quella che la cronaca ci riporta in questi giorni. Vediamo insieme di cosa si tratta e le possibili strategie da mettere in atto per evitare tragedie come quella della bimba di Roma abbandonata e morta in auto.

Sindrome del bambino dimenticato: cos’è

Il tragico fatto di cronaca della bambina di un anno morta a Roma dopo esser stata dimenticata in auto dal padre per ore fa sorgere spontanea una domanda: come è possibile che un genitore dimentichi di portare un figlio all’asilo e chiuda l’auto senza accorgersi che la piccola è ancora sul seggiolino? Eppure quello di Roma non è il primo episodio accaduto: la cronaca ne annovera ben undici in Italia negli ultimi venticinque anni. La possibile risposta a questo dramma riporta a una condizione nota come sindrome del bambino abbandonato. La letteratura scientifica ad oggi non è ancora riuscita a dare un quadro chiaro del perché soggetti adulti con funzioni psichiche e cognitive perfettamente integre arrivino a dimenticare un figlio in macchina e ad esserne del tutto inconsapevoli. Come affermano i ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze Umane della Sapienza di Roma le cause di un tale comportamento non possono essere ascrivibili a nessun tipo di problematica psicopatologica. Non c’è nulla di anormale, quindi, in questi genitori che pensano di avere fatto un’azione, come portare il bambino all’asilo, e invece non l’hanno fatta. Unica ragione che possa spiegare questo comportamento è un deficit transitorio della memoria, in particolare della memoria di lavoro, quella che permette di compiere molti dei gesti quotidiani, di cui però ancora una volta non si conoscono le cause. Una sorta di buco nero di cui non si ha coscienza e che può portare a conseguenze tragiche.

Amnesia dissociativa: di cosa si tratta

Il buco nella memoria che determina la sindrome del bambino abbandonato può essere collegato alla cosiddetta amnesia dissociativa. Si tratta di un disturbo, piuttosto raro ma in aumento negli ultimi anni, che impedisce di ricordare informazioni personali di una certa rilevanza e quindi di compiere gesti ad esse correlati come quello appunto di lasciare un figlio all’asilo. Nell’amnesia dissociativa succede che per un breve tempo venga “cancellata”, senza che se ne abbia consapevolezza, una porzione della propria vita che può essere una persona, come nel caso dei bambini abbandonati in auto, ma anche un oggetto. Può succedere ad esempio che gioielli o altri oggetti di valore vengano buttati nella spazzatura senza che la persona abbia coscienza del gesto che ha compiuto. Nella maggior parte dei casi l’amnesia dissociativa non comporta conseguenze drammatiche come quelle dell’abbandono di un bambino in macchina. Ci si può dimenticare della strada che si è appena percorsa a piedi o in macchina, della persona con cui si è parlato al telefono: è come se il cervello staccasse per un attimo la spina quasi a difendersi da un eccesso di pressioni esterne. Naturalmente è più facile che questo accada con azioni ripetitive: quando si fa qualcosa di nuovo, infatti, l’attenzione tende a essere massima, mentre può cedere nelle azioni che hanno uno schema prestabilito.

Amnesia dissociativa: da cosa dipende?

Nei casi di amnesia dissociativa è come se il cervello non registrasse la scena che si sta vivendo: per questo si è convinti di aver fatto un gesto mentre nella realtà questo non è stato compiuto. Anche in questo caso è difficile stabilire le cause di un problema che viene spesso associato a condizioni di forte stress, con carenza di sonno, irritabilità e stanchezza cronica. Alla base dell’amnesia dissociativa possono esserci anche forti traumi o problemi di varia natura che determinano una condizione di forte sofferenza. Si è notato, per esempio, come i casi di amnesia dissociativa aumentino in presenza di gravi calamità naturali come i terremoti. Va da sé che la soglia dello stress è questione del tutto personale: un evento percepito come fortemente stressante per alcuni può non esserlo per altri.

Si può prevenire l’amnesia dissociativa?

La prevenzione di un disturbo come l’amnesia dissociativa richiede ovviamente il ricorso a un professionista che, attraverso un percorso di psicoterapia, possa arrivare a comprendere le ragioni profonde da cui possono nascere situazioni di stress protratto nel tempo. Occorre infatti escludere innanzitutto – e può farlo solo uno specialista – la presenza di disturbi patologici che potrebbero spiegare il disturbo, come per esempio traumi cranici, presenza di epilessia oppure eventuale assunzione di sostanze psicotrope.
Rimane comunque fondamentale che la persona stessa e chi le sta vicino siano molto attenti ai segnali dell’amnesia associativa che vengono lanciati dal corpo e dalla mente. Sentirsi sempre sotto stress, stanchi, avere difficoltà a concentrarsi e a dormire, isolarsi, arrabbiarsi per nulla, fare le cose senza pensarci, avere spesso la testa “via” sono tutti campanelli d’allarme che, anche se non sono un segnale chiaro di amnesia dissociativa, non vanno comunque sottovalutati, ma affrontati con il supporto di uno specialista.
Per quanto difficile, sarebbe davvero molto importante imparare a tenere la mente concentrata sul presente senza lasciarsi prendere dal turbinio di pensieri riguardo agli impegni che si devono assolvere oltre quel momento preciso. Non è semplice, ma anche in questo caso cercare supporti esterni può essere di aiuto per rallentare il flusso continuo di pensieri che può causare improvvisi vuoti di memoria e di azione.

Cosa fare per evitare queste tragedie

Se poco si può fare per prevenire la comparsa di un improvviso episodio di amnesia dissociativa – a parte, come detto sopra, monitorare con attenzione il proprio livello di stress psicofisico – molto si può fare per evitare tragedie come quella di abbandonare un bimbo in auto. Gli strumenti a disposizione esistono e non sono solo un suggerimento, ma un vero e proprio obbligo di legge.

I più piccoli devono viaggiare sugli appositi seggiolini e sul veicolo devono essere presenti appositi dispositivi antiabbandono. Dal 7 novembre 2019 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha disposto infatti l’obbligo, entrato ufficialmente in vigore il 6 marzo 2020, di adottare i dispositivi antiabbandono, un adeguamento necessario della legge a fronte dei numerosi casi di abbandono di minori in auto. Si tratta infatti di sistemi di allarme finalizzati proprio a prevenire l’abbandono in auto, autocarri e camion, dei bambini più piccoli, di età inferiore a quattro anni. Trasportare un bambino di età inferiore a quattro anni su un seggiolino non munito di sistema antiabbandono (integrato nel seggiolino o separato) può comportare secondo il nuovo articolo 172 del Codice della strada:

  • una multa di importo variabile da 83 (che può scendere a 58,10 euro se pagata entro 5 giorni) a 326 euro
  • la decurtazione di cinque punti patente
  • la sospensione della patente da 15 giorni a due mesi per chi viene colto a commettere la stessa infrazione più di una volta nel giro di due anni.

Le tipologie di dispositivi antiabbandono esistenti

I dispositivi antiabbandono possono essere di tre tipi. 

  • una dotazione o un accessorio integrato nel veicolo che segnala la presenza del bambino

Nella maggior parte dei casi, i dispositivi antiabbandono devono essere acquistati a parte. In questo caso possono essere:

  • integrati nel seggiolino auto senza che ci sia la necessità di altri accessori perché è il seggiolino stesso a rilevare la presenza del bambino
  • indipendenti: sono i dispositivi antiabbandono più diffusi e sono costituiti nella maggior parte dei casi da sensori da installare sotto la seduta del seggiolino auto, che rilevano la presenza del bambino.

Come funzionano i dispositivi antiabbandono

Per essere conformi alla normativa UE e quindi avere la marcatura CE, i dispositivi devono rispondere a ben precisi requisiti, come indicato dal documento del Ministero di Infrastrutture e Trasporto di cui riportiamo in parte i vari punti:

  1. devono segnalare l’abbandono di un bambino di età inferiore a 4 anni, sul veicolo sul quale è trasportato, da parte del conducente del veicolo stesso mediante l’attivazione di un segnale in grado di attirare l’attenzione del conducente tempestivamente (segnali visivi e acustici o visivi e aptici, cioè tattili per i sordociechi, come per esempio ciò che fa vibrare un dispositivo quando viene premuto uno dei tasti funzione), percepibili all’interno o all’esterno del veicolo
  2. devono essere in grado di attivarsi automaticamente a ogni utilizzo, senza ulteriori azioni da parte del conducente
  3. devono dare un segnale di conferma al conducente nel momento dell’avvenuta attivazione
  4. i dispositivi antiabbandono possono essere dotati, ma non è un obbligo, di un sistema di comunicazione automatico per l’invio, per mezzo delle reti di comunicazione mobile senza fili, di messaggi o chiamate.

Esiste ancora il bonus per questi dispositivi?

I dispositivi antiabbandono attualmente costano tra i 50 e i 100 euro. Per incentivare le famiglie a dotarsi dei dispositivi antiabbandono, lo Stato nel 2020 ha stanziato un fondo, pari a 22,5 milioni di euro, che assegnava un bonus di 30 euro a famiglia per l’acquisto di dispositivi antiabbandono. Un contributo, questo, che non prevedeva di essere dato in base al reddito o al numero di figli, ma semplicemente in base all’ordine di registrazione “fino a esaurimento risorse”.
Purtroppo, buona parte di questo fondo è rimasta inutilizzata. Al 31 dicembre 2020 risultavano poco meno di 370mila bambini registrati sulla piattaforma. Il Ministero parla di 276 mila buoni emessi, per un importo di 8,2 milioni. Tuttavia, sarebbero stati usati per l’acquisto di questo dispositivo nei negozi 231.489 buoni per un importo di euro 6,9 milioni. Oltre 9 mila sarebbero le richieste mai completate: la normativa prevedeva infatti che il bonus venisse utilizzato entro un mese dall’emissione. Attualmente non si hanno più notizie del bonus.

 
 
 

In breve

La sindrome del bambino dimenticato può dare spiegazione del tragico fatto di cronaca della bambina dimenticata in auto dal padre a Roma. Purtroppo, l’amnesia dissociativa, a cui si può collegare il drammatico evento dell’abbandono di un figlio in un veicolo, non ha ad oggi spiegazioni precise. Per prevenirla occorre fare attenzione ai segnali di un eccessivo carico di stress a cui viene attribuita la responsabilità di transitori vuoti di memoria che portano a dimenticare azioni che si dovevano compiere. Fondamentale poi, in funzione preventiva, avere sul veicolo appositi dispositivi antiabbandono obbligatori per legge.

 

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